La Sicilia risulta essere la regione con il maggior numero di comunità energetiche, seguita da Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna.
Le comunità energetiche (CER) rappresentano una importante novità, abilitando l’installazione di nuovi impianti a fonte rinnovabile e consentendo a chi non ha un’area idonea per investire in un impianto di fruire di energia a fonte rinnovabile con benefici anche di carattere economico. Partendo da questi presupposti MCE - Mostra Convegno Expocomfort ha commissionato all’Energy & Strategy Group del PoliMI il progetto di ricerca “Comunità Energetiche Rinnovabili in Italia” che analizza la situazione attraverso la mappatura delle iniziative, la tipologia di soggetti promotori, la forma di finanziamento e la potenza degli impianti tipici attuali e in formazione.
In Italia a oggi sono presenti circa 104 configurazioni in autoconsumo collettivo: 74 gruppi di autoconsumatori e 30 comunità di energia. Considerando le iniziative ancora in fase progettuale, il numero raggiunge i 198 progetti. L’incremento risulta sostanziale rispetto ai dati rilevati gli anni precedenti (33 iniziative mappate nell’anno 2021), ma notevolmente al di sotto delle stime. L’attesa di un quadro normativo-regolatorio definitivo ha posto un freno alla diffusione delle configurazioni di comunità energetiche rinnovabili e autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente, portando a una sostanziale stagnazione del numero di iniziative a oggi in essere sul territorio nazionale.
“Il nostro progetto ha effettuato una dettagliata mappatura di 85 iniziative: 61 gruppi di autoconsumatori e 24 comunità di energia, che hanno fornito un utile campione rappresentativo che ci permette di evidenziare alcune considerazioni principali. – afferma Vittorio Chiesa, Presidente del Comitato Scientifico di MCE – Innanzitutto, analizzando la distribuzione geografica, la Sicilia risulta essere la regione con il maggior numero di comunità energetiche, seguita da Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna. L’Umbria e la Valle d’Aosta risultano essere le due regioni con il minor tasso di affluenza. Trattandosi delle prime iniziative - in attesa del completamento del quadro normativo - ci aspettiamo che tale distribuzione potrà cambiare e, soprattutto, che assisteremo alla realizzazione di numerosi nuovi progetti.”
Le Regioni, in quanto enti pubblici, possono emanare provvedimenti normativi ad hoc e possono giocare un ruolo importante al fine della diffusione delle CER e di autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente.
L’analisi evidenzia come la maggior parte delle Regioni italiane (14 in totale) abbiano già nel 2021 e 2022 emanato provvedimenti regionali in merito ad autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente e comunità energetiche rinnovabili (sia in relazione alla disciplina sperimentale e transitoria o ai decreti legislativi 199/21 e 210/21). Contestualmente, o in momenti successivi, tali Regioni hanno anche stabilito in che modo e con quale «intensità» le stesse intendano supportare la diffusione delle configurazioni. In tal senso, è stato identificato come diverse Regioni supportino solo alcune fasi del processo di creazione delle suddette configurazioni, mentre altre supportano tutte le attività di costituzione, progettazione e realizzazione delle stesse.
L’analisi dei dati raccolti ha permesso di ottenere informazioni aggregate anche riguardo alla tipologia di soggetti promotori, la forma di finanziamento e la potenza degli impianti tipici delle CER attuali e in formazione. Nel 44% dei casi le comunità energetiche vengono promosse con l’ausilio del Comune presente sul territorio, in qualità di ente aggregante. Nei casi restanti i promotori sono soprattutto aziende con forte capillarità territoriale.
In attesa del decreto alla base dei nuovi livelli di incentivi, le tipologie di finanziamento prevalentemente utilizzate sono fondi nazionali ed europei oppure una combinazione di questi ultimi.
Oltre il 70% delle CER considerate utilizza impianti per una potenza complessiva inferiore ai 200 kW. Lo sfruttamento del solare fotovoltaico come fonte rinnovabile per la produzione di energia elettrica è predominante: è infatti presente nel 100% delle iniziative analizzate. Altre tecnologie di produzione, quali idroelettrico, biomasse ed eolico, sono utilizzate in combinazione al fotovoltaico.
Riguardo la taglia degli impianti, va sottolineato che le configurazioni già attive, che quindi seguono le regole del Decreto Milleproroghe che ne limita la potenza a 200 kW per impianto, presentano una taglia media di poco superiore ai 100 kW. Altro dato interessante è la tendenza delle iniziative in fase progettuale a creare comunità basate su impianti nell’ordine del megawatt, sfruttando a pieno le potenzialità prospettate dalla nuova normativa.
Infine, il 25% dei casi analizzati riportano la presenza di piattaforme software e di monitoraggio, dimostrandone l’importante contributo apportato; 8% dei casi hanno a disposizione la presenza di un sistema di accumulo.
Oltre al beneficio economico diretto di cui godono i membri, vanno infatti considerati: la variazione del volume d’affari delle tecnologie abilitanti la creazione delle configurazioni, la variazione del volume d’affari alla produzione dell’energia elettrica, le ricadute fiscali associate all’incremento del volume d’affari per i fornitori di tecnologie e alle detrazioni per gli investimenti degli utenti privati, l’incentivazione esplicita relativa alle tariffe incentivanti sull’energia condivisa, la restituzione delle componenti della tariffa relative a oneri di trasmissione e distribuzione sull’energia condivisa internamente alla configurazione.