La maggior parte dei Paesi dell'area, si legge nello studio congiunto, sarà colpita da impoverimento idrico oltre il 75% entro il 2050.
Entro il 2050 i 45 Paesi del Mediterraneo allargato, dall’Atlantico al Golfo Persico, dovranno fare sempre più i conti con una maggiore domanda di acqua e una diminuzione delle risorse idriche a causa del cambiamento climatico. È lo scenario illustrato in occasione della fiera Ecomondo da Regione Puglia, Acquedotto Pugliese (AQP) e The European House - Ambrosetti, con il paper “Water for the Mediterranean: quale Agenda per i prossimi anni”.
Le Nazioni Unite, si legge nel documento, hanno stimato che la domanda idrica urbana globale aumenterà dell’80% entro il 2050: questo è un aspetto da monitorare con attenzione, specialmente nell’area del Mediterraneo che è esposta a un livello di stress idrico molto elevato, di 207 punti al di sopra della media mondiale.
La popolazione del Mediterraneo allargato, si legge, è infatti in forte crescita (+37% nell’ultimo ventennio, trainata da Nord Africa e Medio Oriente) con proiezioni al 2050 che stimano 1,7 miliardi di abitanti e un amento dei prelievi di acqua potabile del 30% rispetto ai valori attuali, con potenziali impatti critici.
Più in particolare, emerge dallo Studio che la maggior parte dei Paesi del Mediterraneo sarà colpita da impoverimento idrico oltre il 75% (rapporto tra il consumo totale di acqua e le riserve idriche rinnovabili disponibili) entro il 2050, ed è già soggetta a uno stress idrico elevato.
Dallo studio emerge come l’area si sia specializzata in tecnologie differenti rispetto a quelle più diffuse a livello globale: nel 2023 gli investimenti si sono concentrati su disinfezione, sensori e sistemi di controllo, mentre nel resto del mondo è la dissalazione termica che conquista il primo posto, seguita dalle griglie di pesa e dai sistemi di dosaggio chimico. Nel Mediterraneo gli investimenti in dissalazione sono stati pari a 657 milioni di dollari nel 2023, in calo rispetto al 2018 di oltre il 5% e pari solo al 12% del totale mondiale.
In questo scenario, si legge, la Puglia rappresenta un hub strategico, per la posizione geografica e come modello per la gestione dell’acqua in situazioni estreme: mancanza di fonti primarie e scarse precipitazioni. “In Italia abbiamo delle eccellenze, come ad esempio il sistema Acque del Sud o come Acquedotto Pugliese, che sta dimostrando a tutto il Mediterraneo come si può gestire l’acqua, come risparmiare la risorsa e quali sono tutti gli effetti positivi sul Pil che questo comporta", ha commentato uno degli autori del report, il commissario nazionale per l’emergenza idrica Nicola Dell’Acqua.