Acqua, Istat: tra 2020-2024 resta alta frammentazione gestione servizi

26 mar 2025
Con l'introduzione nel 1994 del SII il numero dei gestori continua a diminuire, ma persiste una significativa frammentazione in Calabria, Campania, Molise, Sicilia, Valle d'Aosta, Bolzano e Trento.

Frammentazione nella gestione dei servizi idrici, misure di razionamento dell'acqua in un terzo dei capoluoghi del Sud Italia e un quarto della spesa per la protezione dell’ambiente destinata ai servizi di gestione delle acque reflue. Sono alcuni dei dati riferiti agli anni 2020-2024 pubblicati da Istat in occasione della Giornata mondiale dell'acqua, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 e celebrata ogni anno il 22 marzo.

Il quadro informativo offerto, si legge in una nota di Istat, fa riferimento a numerose rilevazioni, pertanto i dati più aggiornati sono disponibili per anni diversi: il focus riassume i principali e più recenti risultati delle indagini, elaborazioni e analisi, con l’obiettivo di offrire una visione integrata delle statistiche sulle acque, con particolare attenzione al territorio, alla popolazione e alle attività economiche.

Nel corso del 2022, continua la nota, i gestori dei servizi idrici per uso civile sono 2.110, di cui 1.738 in economia (82,4%), ovvero Comuni ed enti locali, e 372 gestori specializzati (17,6%). Questi enti hanno svolto nel 2022 almeno uno dei seguenti servizi idrici pubblici: prelievo di acqua per uso potabile, distribuzione dell’acqua potabile, fognatura, depurazione delle acque reflue urbane. In particolare, quattro enti su 10 si sono occupati dell’intera filiera, dal prelievo alla depurazione.

A seguito della riforma che nel 1994 ha introdotto il servizio idrico integrato, si legge, il numero dei gestori continua a diminuire progressivamente (erano 7.826 nel 1999): rispetto al 2020 si registra una riduzione di 281 gestori, dovuta ad alcuni cambiamenti nella gestione che hanno interessato soprattutto le province di Como, Varese e Rieti.

L'attuazione della riforma è tuttavia ancora incompleta, spiega Istat, e persiste una significativa frammentazione nella gestione del servizio idrico, soprattutto in Calabria, Campania, Molise, Sicilia, Valle d’Aosta e nelle province autonome di Bolzano e Trento. Nel triennio 2022-2024 sono però emersi importanti segnali di integrazione gestionale, in corso di consolidamento, anche in alcune di queste aree con l’avvio dell’affidamento del servizio idrico integrato a un gestore unico.

Nel 2022, si apprende, il prelievo di acqua per uso potabile è gestito da 1.492 enti (-127 sul 2020): nel 79,4% dei casi si tratta di gestori in economia (1.184 enti) e nel restante 20,6% di gestori specializzati (308). Calabria (262) e Sicilia (248) sono i territori con il maggior numero di operatori attivi nell’ambito del prelievo idropotabile. Di contro, sempre nel 2022, il numero minore di gestori (4) è in Umbria e Basilicata.

Benché in numero nettamente inferiore, spiega Istat, gli enti gestori specializzati dominano il prelievo idropotabile poiché generalmente operano su ampie aree del territorio e su fonti di approvvigionamento rilevanti: nel 2022, dei 9,14 miliardi di metri cubi di acqua prelevata per uso potabile, i 308 gestori specializzati hanno prelevato il 91% del totale (circa 8,3 miliardi di metri cubi), un dato in leggero incremento rispetto al 2020, a testimonianza del progressivo processo di accentramento nella gestione del servizio.

I 1.184 gestori in economia, si legge, sono invece responsabili del prelievo del 9% del volume totale, pari a circa 812 milioni di metri cubi, quasi interamente derivati da fonti sotterranee (sorgenti e pozzi).

Nel distretto idrografico dell’Appennino settentrionale i prelievi sono gestiti quasi esclusivamente da enti specializzati, che coprono il 99% del volume, lasciando solo l’1% alla gestione in economia. Anche nei distretti idrografici dell’Appennino centrale, Sardegna e Fiume Po, il prelievo è prevalentemente gestito da enti specializzati e le quote in economia variano tra il 2% e il 4%. In proporzione, la gestione in economia dei prelievi è relativamente più diffusa nei distretti idrografici della Sicilia (30%), dell’Appennino meridionale (14%) e delle Alpi orientali (12%).

Il panorama dei gestori delle fonti di approvvigionamento per uso potabile evidenzia una marcata diversificazione a livello locale: la maggior parte dei gestori che si occupa dell’approvvigionamento gestisce anche la distribuzione comunale dell’acqua (1.437, oltre il 95% degli enti). A questi enti si affiancano operatori che, nel ciclo potabile, si occupano esclusivamente del prelievo accanto ai gestori di sovra-ambito e ai grossisti di acqua per uso potabile, che movimentano significativi volumi destinati ai gestori di rete, operano anche piccole gestioni che amministrano fonti idriche più limitate, poi convogliate alla distribuzione.