Acqua, Utilitatis: nel 2023 investimenti salgono a 65 euro annui/abitante

11 mar 2025
Anche per effetto dei progetti PNRR, si stima una crescita fino a 72 euro/abitante nel 2024 e fino a 80 nel 2025. Nodi da sciogliere: differenze tra macroaree e gestioni degli enti locali.  

Nel 2023 in Italia realizzati 65 euro di investimenti annui per abitante nel settore idrico, con una crescita stimata fino a 72 euro annui nel 2024 e fino a 80 euro nel 2025, anche per effetto dei progetti legati all'attuazione del PNRR. È questo il quadro che emerge dal Quaderno del Blue Book "Investimenti per la sicurezza idrica e la qualità del servizio", realizzato dalla Fondazione Utilitatis e promosso da Utilitalia, presentato a Roma nella sede del CNEL.

Negli ultimi anni, si legge nel Quaderno, gli investimenti nel comparto idrico hanno subito una trasformazione significativa: dal 2021 al 2023, i gestori industriali hanno realizzato investimenti per circa 7,1 miliardi di euro, cifra che sale a 13,2 miliardi se si considerano gli interventi programmati per il biennio 2024-2025, mentre sono rimasti molto bassi gli investimenti relativi alle gestioni in economia, dove gli enti locali si occupano direttamente del servizio idrico, pari a 29 euro per abitante rispetto ai 65 euro dei gestori industriali.

Nel dettaglio, lo studio evidenzia una tendenza generale all’incremento degli investimenti, sebbene emergano differenze marcate tra macroaree e classi di fatturato: ad esempio, nelle regioni del Nord e del Centro si registra un investimento medio pro capite che varia tra i 63 e i 73 euro, dato che al Sud scende fino a 32 euro con previsioni di recupero fino a 58 euro entro il 2025 grazie anche agli interventi finanziati dal PNRR. Al contempo, si legge, l’analisi per classe di fatturato rivela che i gestori con fatturato inferiore a 25 milioni di euro investono mediamente 44 euro per abitante, mentre quelli di maggiori dimensioni superano i 68 euro. 

Un ulteriore elemento, spiega la ricerca, è rappresentato dai fondi pubblici e contributi, che per il periodo 2021-2023 hanno raggiunto circa 2,4 miliardi di euro, cifra destinata a crescere a 5,1 miliardi includendo il periodo 2024-2025: il contributo medio pro capite, in aumento da 17 a 33 euro, è particolarmente marcato nelle regioni centrali e meridionali, dimostrando l’effetto positivo degli strumenti finanziari straordinari, come il PNRR e il REACT-EU. L’incidenza media di fondi pubblici e contributi sugli investimenti lordi è del 68% al Sud e nelle isole, del 43% al Centro, del 35% al Nord Est e del 29% al Nord Ovest.

"Questi strumenti hanno certamente contribuito all’accelerata degli ultimi anni. Ma ragionando in un’ottica futura che vada al di là dell’orizzonte temporale del 2026 e quindi del PNRR, alle risorse derivanti dalla tariffa andrebbe affiancata anche una quota di contributo pubblico di almeno 1 miliardo di euro l’anno per i prossimi 10 anni, per portare avanti un piano straordinario di interventi volti ad assicurare la tutela della risorsa e del territorio, nonché garantire la continuità del servizio anche in periodi di stress climatici sempre più frequenti e adeguare gli impianti di depurazione secondo quanto disposto dalla direttiva sulle acque reflue", spiega Filippo Brandolini, il presidente di Utilitalia.

Parallelamente, la serie storica degli investimenti, analizzata su un campione di 38 operatori, testimonia un miglioramento progressivo della spesa pro capite, con un incremento complessivo del +99% tra il 2012 (anno di avvio della regolazione ARERA) e il 2023. Sempre per quanto riguarda la serie storica degli investimenti, un impulso si è registrato nel periodo 2017-2018, probabilmente, si legge, in seguito all’introduzione della regolazione della qualità tecnica del servizio, che ha attivato meccanismi di incentivazione e penalità basati sul raggiungimento di specifici standard qualitativi.

"Il sistema idrologico sta subendo profonde trasformazioni, legate in primo luogo ai cambiamenti del clima. Trasformazioni che impattano sull’efficacia e la sostenibilità delle reti idriche, sulla capacità di garantire la piena accessibilità del bene acqua e al tempo stesso sulla capacità di salvaguardare l’ambiente. Il CNEL ha rivolto a questi temi una grande attenzione, in particolare nel quadro della Relazione annuale sui servizi pubblici, dove abbiamo inserito un focus specifico sul settore idrico, realizzato in collaborazione con la Fondazione Utilitatis. Da questo lavoro si è poi arrivati a uno dei primi disegni di legge presentati dal CNEL in questa Consiliatura, volto alla tutela, razionalizzazione ed efficientamento delle risorse idriche, con l’obiettivo di riordinare il quadro normativo in materia", dichiara Renato Brunetta, presidente del CNEL.