Acqua, nel 2025 valore filiera oltre 383 mld, investimenti gestori 80 euro/persona

21 mar 2025
Presentate le raccolte Libro Bianco di Fondazione Utilitatis e Utilitalia e il Blue Book di TEHA, contenenti informazioni sulla risorsa idrica in Italia.

Oltre 383 miliardi di euro complessivi, pari a 20% del PIL italiano: è il valore della filiera estesa dell'acqua tra imprese, agricoltura e settore energetico, sempre più rilevante per l'economia del Paese. A renderlo noto sono il Blue Book 2025 realizzato dalla Fondazione Utilitatis e promosso da Utilitalia e il Libro Bianco 2025 "Valore Acqua per l'Italia" di TEHA.

Nel dettaglio, si legge in una nota di TEHA, il primo volume comprende tutti i dati relativi al servizio idrico integrato, mentre il secondo un focus specifico sul ciclo idrico esteso che tra servizi, consorzi di bonifica e irrigazione, software e tecnologie, macchinari, impianti e componenti vale 11 miliardi di euro.

La filiera estesa dell'acqua, continua la nota, è in crescita mediamente del 5% all'anno e dal 2015 a oggi coinvolge 1,5 milioni di imprese italiane. Per quanto riguarda invece i gestori del servizio idrico integrato, si legge, dal 2021 al 2023 sono stati realizzati investimenti per circa 7,1 miliardi di euro, cifra che, come emerge dal Blue Book 2025, sale a 13,2 miliardi se si considerano gli interventi programmati per il biennio 2024-2025.

"I grandi utilizzatori di acqua in Italia costituiscono un pilastro fondamentale per l'economia del Paese. Il settore agricolo coinvolge oltre 1,1 milioni di imprese, con un valore aggiunto di 39,5 miliardi di euro e 930 mila occupati nel 2023. Le imprese manifatturiere idrovore contribuiscono al PIL con 287,7 miliardi di euro, impiegando 3,5 milioni di lavoratori in circa 330 mila imprese. Infine, il settore energetico conta 10 mila imprese, generando un valore aggiunto di 25,3 miliardi di euro e dando lavoro a oltre 100 mila persone",  ha commentato Valerio De Molli, managing partner e CEO di TEHA

"Per quanto riguarda il comparto del servizio idrico integrato il fatturato complessivo ammonta a 8,9 miliardi con quasi 30 mila addetti impiegati. Si tratta dunque di un settore strategico non solo dal punto di vista della qualità della vita dei cittadini e della sostenibilità, ma anche sul fronte economico ed occupazionale. Gli investimenti nel settore idrico sono cresciuti in maniera considerevole negli ultimi anni, con una crescita del 99% dal 2012, anno di avvio della regolazione da parte dell’Arera, e con un’incidenza media del 37% dei fondi pubblici e contributi. Guardando oltre l'orizzonte temporale del PNRR, un sostegno della finanza pubblica sarà fondamentale per affrontare le sfide future", ha aggiunto Filippo Brandolini, presidente di Utilitalia.

Come emerge infatti dal Blue Book 2025 di Fondazione Utilitatis, gli investimenti realizzati dai gestori industriali sono passati dai 33 euro annui per abitante del 2012 ai 65 euro annui del 2023, con una crescita stimata fino a 72 euro annui nel 2024 e fino a 80 euro nel 2025, anche per effetto dei progetti legati all’attuazione del PNRR: la capacità di investimento cresce con la dimensione degli operatori, mentre le gestioni in capo agli enti locali continuano a registrare valori di investimenti più bassi.

Per quanto riguarda le tariffe, si apprende, nel 2024 la spesa media annuale per il servizio idrico è stata di 384 euro, per un’utenza di tre persone con un consumo di 150 metri cubi: pur registrando un aumento del 5% circa rispetto all’anno precedente, le tariffe italiane rimangono tra le più basse d’Europa.

Secondo i dati del Libro Bianco di Valore acqua per l'Italia di TEHA del 2025, entro il 2029 la quota di investimenti in tecnologie è prevista in aumento fino a raggiungere il 19%, un tasso di crescita tre volte superiore alla media dell’UE a 27 Paesi: gli investimenti sono orientati in particolare verso il riuso e riciclo delle acque reflue (31,7%) e la digitalizzazione per la riduzione delle perdite (20,5%).

"L'Italia deve affrontare con urgenza il problema dell’obsolescenza delle sue infrastrutture idriche. Con un’età media di 58 anni per i grandi invasi e una rete idrica in cui il 22% delle condutture ha oltre mezzo secolo, il rischio di inefficienze e sprechi è altissimo. A questo ritmo, servirebbero 250 anni per rinnovare l’intera rete: investire in digitalizzazione e circolarità significa garantire sicurezza idrica, sostenibilità e sviluppo economico per il Paese",  ha aggiunto Benedetta Brioschi, partner TEHA.