Ambientalisti contro il PNIEC: troppo gas e biofuels e poche rinnovabili

06 lug 2023
“Il PNIEC sembra non avere una visione chiara, è contraddittorio e, pur dicendo di voler perseguire la decarbonizzazione, prende per buoni molti diversivi per rallentarla”. Questo il giudizio di WWF, Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club e Transport & Environment sulla sintesi del Piano inviata dal MASE a Bruxelles.

Secondo le associazioni ambientaliste, gli obiettivi sulle rinnovabili elettriche si fermano infatti ad un 65% al 2030 quando molte organizzazioni di settore, associazioni ambientaliste ed istituti di ricerca sostengono si possa fare decisamente di più. La sintesi del PNIEC stabilisce che entro il 2030 si possano installare circa 74 GW di nuova capacità complessiva di fotovoltaico ed eolico, ma Elettricità Futura aveva presentato uno studio secondo cui, nello stesso lasso di tempo, si potrebbero installare ben 85 GW. Inoltre, secondo lo studio commissionato da Greenpeace, Legambiente e WWF a ECCO e Artelys se ne potrebbero installare addirittura 99 GW.

Allo stesso tempo - si legge in una nota - “il Piano continua ad assegnare un ruolo troppo rilevante al gas naturale (che è un combustibile fossile costituito prevalentemente da metano, un gas con potere climalterante fino a 83 volte superiore a quello della CO2) e alle infrastrutture connesse. Si dà persino ampio risalto ai nuovi rigassificatori di Piombino e Ravenna, decantandone l’importanza strategica quando i dati ci dicono che questi impianti non solo non sono assolutamente serviti a superare la fase critica, non essendo ancora operativi, ma costeranno cari a contribuenti e consumatori”.

Le associazioni ambientaliste considerano “del tutto ideologico il ruolo strategico attribuito alla CCS (cattura e sequestro del carbonio), una serie di pratiche poco più che sperimentali, potenzialmente rischiose e oltremodo costose che sono solo funzionali solo a mantenere in piedi l’industria dei combustibili fossili”.

WWF, Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club e Transport & Environment giudicano “improprio” il ruolo assegnato all’idrogeno (H2), che “deve essere solo verde (ossia da fonti rinnovabili) e vista la limitata disponibilità che se ne avrà anche in futuro andrà destinato solo a quei settori e ambiti che non possono essere direttamente elettrificati”.

Un altro aspetto "grave e puramente ideologico" che emerge è la "forte e ingiustificata apertura al nucleare di cosiddetta nuova generazione”.