Gracceva: “La diminuzione dei consumi è il risultato di un minor impiego di fonti fossili come gas (-10%), carbone (-30%) e petrolio (-2%)".
Nel 2023 in Italia si è registrato un calo delle emissioni di anidride carbonica (-8%), accompagnato da una riduzione dei consumi di energia primaria (-2,5%), un dato leggermente inferiore rispetto a quello dell'Eurozona (-3%). È quanto emerge dall’Analisi del sistema energetico italiano condotta dall’ENEA, che evidenzia anche un nuovo massimo storico per eolico e fotovoltaico, che sono arrivati a coprire il 17,5% della domanda su base annua, grazie alla crescita della capacità installata.
“Questo trend di crescita rappresenta il principale, se non l’unico, driver virtuoso per la decarbonizzazione in atto”, ha spiegato Francesco Gracceva, il ricercatore ENEA che coordina l’Analisi, aggiungendo che “La diminuzione dei consumi è il risultato di un minor impiego di fonti fossili come gas (-10%), carbone (-30%) e petrolio (-2%), compensato solo parzialmente dalla maggiore produzione di energia da fonti rinnovabili (+13%) e dalle importazioni di elettricità, salite al massimo storico (+19%)”.
Il calo della domanda “è legato prevalentemente a fenomeni non strutturali, come la diminuzione dei consumi di gas per riscaldamento nel primo trimestre 2023, dovuti a un inverno molto mite, al Piano nazionale di contenimento dei consumi e ai prezzi dell’energia ancora alti, ma anche alla contrazione della produzione industriale che ha toccato punte quasi drammatiche in alcuni settori energivori, scendendo sotto i livelli del 2020”, prosegue Gracceva. L’unico settore in controtendenza – si legge nella nota - sono i trasporti, con una domanda di energia tornata a crescere ai livelli pre-crisi (+2%) sulla spinta del comparto aereo (+20%).
La riduzione delle emissioni di CO2 (-8%) è principalmente attribuibile alla riduzione dell'uso delle fonti fossili. Più del 75% del calo è stato osservato nei settori ETS (Emission Trading System), come la generazione elettrica e l'industria ad alta intensità energetica, i quali hanno registrato una diminuzione delle emissioni stimata del 16%. Il restante calo è stato causato dalla diminuzione dei consumi di gas nel settore civile (non-ETS), con un calo delle emissioni stimato del 3%.
Il 70% della diminuzione delle emissioni – si legge nella nota - riguarda il settore elettrico, principalmente a causa di fenomeni congiunturali come il "riaggiustamento" del mix delle fonti dopo le tensioni del 2022 sui mercati dell'energia. “Infatti, l’aumento dell’intensità carbonica registrato nel 2022 si è dimostrato un fenomeno temporaneo per un insieme di fattori: è risalita la produzione idroelettrica (+10 TWh dal minimo storico del 2022), è diminuita la produzione da gas (-25 TWh), è cessato il programma di massimizzazione dell’utilizzo di carbone (-9 TWh) e dell’olio combustibile, mentre l’import elettrico (+8 TWh) ha raggiunto un record storico”, ha sottolineato Gracceva.
In questo contesto, la transizione del sistema energetico sta recuperando slancio verso la decarbonizzazione, come indicato dall'ENEA tramite l'indice ISPRED (Indice Sicurezza-PREzzi-Decarbonizzazione), che nel 2023 ha mostrato un notevole miglioramento (+25%) rispetto al 2022.
Nonostante i cali registrati, nel 2023 i prezzi medi del gas ed elettricità all'ingrosso sono rimasti a livelli elevati, esercitando ancora una forte pressione sul contenimento della domanda. Nel quarto trimestre del 2023, si legge nella nota, il prezzo del gas al Punto di Scambio Virtuale è stato superiore ai 40 €/MWh, quasi il doppio delle medie di lungo periodo pre-crisi del 2022. Allo stesso modo, il prezzo dell'energia elettrica sulla Borsa Elettrica italiana ha raggiunto i 124 €/MWh, più del doppio delle medie pre-crisi.
L'analisi evidenzia una significativa espansione (+25%) della spesa pubblica globale in ricerca energetica nel periodo 2019-2022, con un focus particolare sulle tecnologie "abilitanti". Questa crescita è stata principalmente concentrata sull'efficienza energetica, che rappresenta quasi un quarto della spesa totale in ricerca energetica, mentre si è verificato un rallentamento della spesa relativa alle energie rinnovabili. Tuttavia, questo aumento non è stato riscontrato in Italia, dove la crescita della spesa pubblica in ricerca energetica è stata limitata (+0,6%), con incrementi circoscritti ai settori dell'idrogeno (+160% circa) e del nucleare (+40% circa). È particolarmente preoccupante il declino della spesa nella ricerca sull'efficienza energetica (-12%).
Per l’Analisi completa e la sintesi dei risultati: link.