Le manifestazioni sull’energia organizzate da BolognaFiere Water&Energy – BFWE. Viceministro dell’Ambiente, Vannia Gava, sulla mobilità: “serve un quadro regolamentare chiaro e certo e individuare una strategia che consenta di coniugare sicurezza energetica, sostenibilità ambientale e mantenimento dei livelli occupazionali”.
I progetti sulle Hydrogen Valley con la realizzazione di infrastrutture e hub innovativi dislocati lungo tutto il Paese, i finanziamenti previsti dal PNRR per sviluppare la filiera idrogeno e decarbonizzare i settori dell’industria e dei trasporti, l’importanza di una produzione di idrogeno verde a livello locale. E ancora, la normativa italiana “molto contraddittoria” sul biometano nel settore agricolo che sta rallentando il settore, le soluzioni per accelerare la conversione degli impianti a biogas in impianti a biometano. Infine, la mobilità urbana sostenibile che vede l’idrogeno, l’elettricità, il biometano e gli efuels come le alternative ai carburanti tradizionali che le aziende possono utilizzare per rendere le città e il proprio servizio più ecosostenibili.
Sono i temi principali discussi nella seconda giornata delle manifestazioni dedicate ai temi dell’energia e dell’ambiente organizzate da BolognaFiere Water&Energy - BFWE: HESE - Hydrogen Energy Summit&Expo, Forum Fuels Mobility, ConferenzaGNL e CH4 che quest’anno lancia il nuovo progetto bioCH4 sui “green gas”, in particolare sul biometano.
Nell’ambito di HESE, è stato sottolineato il ruolo fondamentale delle Hydrogen Valley e dello sviluppo di nuove tecnologie per decarbonizzare settori come l’hard to abate e i trasporti e contribuire all’indipendenza energetica del paese.
Secondo quanto ha illustrato H2IT – Associazione Italiana Idrogeno, partner di BFWE nella manifestazione HESE, dei 3,64 miliardi previsti dal PNRR per sviluppare la filiera idrogeno, 500 milioni sono destinati ai progetti delle Hydrogen Valley. A questi, si aggiungono i 90 milioni di euro compresi nel capitolo RePower EU all’interno della revisione del PNRR. Un investimento totale di quasi 600 milioni di euro e 54 progetti già finanziati su tutto il territorio nazionale (da realizzare entro il 31 dicembre 2026). Al Mezzogiorno è destinato il 50% dei fondi.
Alla manifestazione HESE ha partecipato anche Enea che, presso il centro di ricerca della Casaccia, ha avviato la progettazione di una delle prime Hydrogen Valley a livello nazionale. “È una demo valley perché ha come obiettivo quello di essere una piattaforma aperta alle industrie che vogliono provare e dimostrare della tecnologia”, ha commentato Giulia Monteleone responsabile divisione produzione Storage e utilizzo dell’energia di Enea. “Attraverso l’Hydrogen Valley possiamo far partire un nucleo iniziale di avvio di installazioni e integrazione di tutte le tecnologie che afferiscono alla catena del valore dell'idrogeno. Da qui immaginiamo che possa innescarsi un'economia all'idrogeno”, ha aggiunto Monteleone.
Presente a HESE anche Alessia Rosolen assessore regionale al lavoro con delega alla ricerca Friuli Venezia Giulia che ha avviato una hydrogen valley transfrontaliera con il coinvolgimento della Slovenia e della Croazia. “17 progetti pilota e 37 organizzazioni a cavallo di tre confini, quelli tra Italia, Slovenia e Croazia. Uno dei progetti faro dell’Unione Europea e il progetto che ha vinto il bando Horizon e ha dato il via alla nordic hydrogen valley. E’ un sistema che mette insieme i percorsi di ricerca e applicazione con un finanziamento europeo di 25 milioni e produce valore aggiunto per altri 375 milioni mettendo in fila tutta la filiera dell’idrogeno dalla ricerca alla produzione fino allo stoccaggio e alla distribuzione”, ha spiegato l’assessore.
Una Hydrogen Valley per Malpensa è stata presentata da Giorgio Mariani, assessore alla Rigenerazione Urbana di Busto Arsizio. “Il progetto ha vinto due bandi – ha detto Mariani - uno della comunità europea e l’altro del PNRR. “Il progetto consiste in decarbonizzare il territorio, quindi dell’aeroporto, dei mezzi pesanti dei due interporti e del sistema manufatturiero. Lo facciamo in collaborazione con SEA, Confindustria e il RINA che ha scritto materialmente il progetto”.
Quanto al biometano, grande partecipazione con dibattiti animati nelle tavole rotonde di CH4+bioCH4. Un primo confronto è stato quello tra gli imprenditori agricoli che stanno convertendo gli impianti a biogas in impianti a biometano. Attualmente in Italia ci sono 2000 impianti a biogas di cui 1500 agricoli. Quelli a biometano solo una sessantina di cui la maggior parte alimentati a rifiuti.
Un settore che sconta una normativa che in Italia è ancora contraddittoria e ne sta rallentando lo sviluppo e le applicazioni. Si è tentato quindi di trovare le soluzioni per accelerare la transizione dalla produzione di energia elettrica alla produzione di biocombustibili e biocarburanti.
Un secondo momento di confronto ha visto il mondo della ricerca presentare due progetti finanziati dall’Ue: il Progetto Biomethaverse per realizzare impianti pilota a biometano in grado di portare innovazione all’interno della filiera produttiva e il Progetto Alpha per affiancare gli allevatori Ue e aiutarli a realizzare nuovi impianti a biometano. Nella discussione coinvolti centri di eccellenza come il CNR, CREA, CRPA, che hanno illustrato i diversi filoni di ricerca in atto sulla filiera biometano.
CH4+bioCH4 è stata anche l’occasione di incontro tra le società che operano nella regione Emilia Romagna che hanno creduto nella filiera a biometano e stanno investendo in progetti nel settore. Hanno partecipato anche le associazioni di rappresentanza dei distributori stradali dove viene erogato biometano gassoso e liquefatto come biocarburante avanzato.
Infine, durante la tavola rotonda organizzata da NGV Italy, si è discusso sulle soluzioni che il comparto del trasporto leggero e pesante sta introducendo per offrire il suo impegno al processo di innovazione energetica.
“Il settore della mobilità, al pari dell’edilizia e della stessa industria energetica, è chiamato a innovarsi e superarsi per far fronte agli sfidanti obiettivi di decarbonizzazione. Mobilità dolce, soluzioni condivise, aggiornamento del parco circolante e nuovi vettori energetici sono le soluzioni per affrontare con concretezza e pragmatismo la transizione energetica del settore” ha commentato Vannia Gava, Viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, in un messaggio letto durante il convegno di NGV Italy, che ha aggiunto: “Governo, decisori e legislatori hanno il compito di sostenere l’innovazione nel settore con incentivi e investimenti, incoraggiare la ricerca industriale attraverso l’adozione di un quadro regolamentare chiaro e certo e di individuare una strategia che consenta di coniugare sicurezza energetica, sostenibilità ambientale e mantenimento dei livelli occupazionali”.
Durante la giornata di oggi, nell’ambito del Forum Fuels Mobility, si è parlato di mobilità urbana sostenibile, trasporto locale e Mobility as a Service (MaaS), che mira a integrare più modalità di trasporto attraverso piattaforme di intermediazione. In questo quadro idrogeno, elettricità, biometano e efuels sono le alternative ai carburanti tradizionali che le aziende possono utilizzare per rendere il proprio servizio ancora più ecosostenibili.
“Il trasporto pubblico locale e la mobilità sostenibile a livello urbano sono pilastri fondamentale anche della trasformazione della città verso un luogo più vivibile e più resiliente rispetto ai cambiamenti climatici. Il trasporto pubblico è la cosa più importante in termini di cambiamento delle abitudini dei cittadini e delle cittadine, e quindi quello che ci aiuterà a trasformare in meglio la città. Se riusciamo a miglioramento il trasporto pubblico e a cambiare e integrare l’utilizzo dei mezzi, la vivibilità delle città potrà davvero migliorare”, ha commentato Anna Lisa Boni, Assessora ai Fondi europei, cabina di regia PNRR, coordinamento transizione ecologica, patto per il clima e candidatura "Città carbon neutral", relazioni internazionali Comune di Bologna.
Dai vari dibattiti è emersa l’esigenza di una nuova attenzione sulle infrastrutture. Vanno previste infatti stazioni di ricarica, adeguate per numero e capacità, per nuovi mezzi che prevedono nuove forme di alimentazione.
“L’esigenza ancora non soddisfatta in Italia è l’effettiva disponibilità di una rete adeguata per la ricarica elettrica del veicoli, in modo da rendere autonomi i viaggi in elettrico. Siamo convinti che le stazioni di servizio debbano essere le prime a dotarsi di colonnine di ricarica per continuare a mantenere la funzione centrale di riferimento per ogni tipo di rifornimento, compreso appunto l’elettrico”, ha dichiarato Roberto Galdieri, Vice Presidente C. Galdieri&Figli spa.