CNR, sinergia tra mondo scientifico-istituzioni e dati condivisi per gestire risorse idriche

24 feb 2025
Il testo guida, realizzato per supportare i decisori politici nella gestione della risorsa, analizza aspetti chiave della siccità e delle crisi idriche, dai fattori fisici, idrologici e ambientali agli utilizzi idrici e alla governance. A cura di Daniela Marmugi.

Per la definizione del bilancio idrico necessaria una sinergia tra mondo scientifico e istituzioni e l’integrazione delle diverse fonti mediante l’adozione di un database unificato. Questi i punti principali emersi in occasione della presentazione del volume “Siccità, scarsità e crisi idriche - Il contributo della ricerca a supporto della definizione del bilancio idrico”, che si è svolta presso l’Aula Convegni del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr).

Il volume, a cura di Emanuele Romano e Ivan Portoghese, ricercatori dell’Istituto sulle acque del Cnr, e pubblicato da Cnr Edizioni, nasce con l’obiettivo di divenire uno strumento concreto per guidare l’azione dei decisori politici e di tutti gli attori coinvolti nella gestione della risorsa idrica.

L’evento si è aperto con i saluti istituzionali di Maria Chiara Carrozza, Presidente Cnr, collegata da remoto, e di Francesco Petracchini, Direttore del Dipartimento Scienze del Sistema Terra e Tecnologie per l’Ambiente del Cnr, che hanno sottolineato l’importanza di coniugare l’evidenza scientifica all’elaborazione di politiche per la pianificazione del territorio.

A dare ufficialmente il via alla presentazione è stato Gabriele Scarascia Mugnozza, Professore ordinario presso l’Università La Sapienza di Roma, che ha sottolineato l’efficacia del lavoro svolto nell’evidenziare i deficit conoscitivi e informativi relativi al settore su cui intervenire.

Il gruppo di lavoro, ha spiegato Portoghese, si è costituito a seguito della secca del Po del 2022, la cui gravità ha reso evidente il bisogno di mettere a sistema tutte le competenze, in una prospettiva trans-disciplinare, per supportare le istituzioni nella gestione della risorsa. Nel dettaglio, il testo è suddiviso in 13 capitoli tematici che analizzano gli aspetti chiave della siccità e delle crisi idriche, dai fattori fisici, idrologici e ambientali agli utilizzi idrici e alla governance della risorsa, sia in condizioni ordinarie che di emergenza.

Durante il suo intervento, il curatore Romano ha introdotto una delle problematiche principali nel monitoraggio della risorsa ripresa anche dai partecipanti delle successive tavole rotonde, ovvero la mancanza di dati condivisi e facilmente accessibili da tutti.

La prima tavola rotonda, moderata dalla giornalista Rai Giulia Apollonio, ha visto la partecipazione di Tania Tellini, Direttore Settore Acque Utilitalia, Alberto Trotta, Responsabile Direzione Tutela della Risorsa Idrica Acea ATO2, Roberto Venafro, Senior Advisor Environment & Climate change di Edison, Livia Peiser, Head of geospatial unit, Land and Water Division della FAO, Andrea Agapito Ludovici, Responsabile Programma Acque WWF Italia, e Massimo Gargano, Direttore Generale Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque, che si sono confrontati sugli impatti della siccità.

Tra gli aspetti emersi dal confronto il profondo divario infrastrutturale tra Nord e Sud, il paradosso delle criticità dell’Italia che, ha spiegato Venafro, è il terzo Paese europeo dopo Svezia e Francia per disponibilità idrica, l’importanza dell’informazione nella percezione dell’emergenza e del dialogo nella definizione delle priorità nel consumo della risorsa che, come sottolineato da Agapito Ludovici, deve partire da tavoli di confronto non soltanto nei casi di emergenza.

Nel corso della seconda tavola rotonda si è invece discusso della caratterizzazione degli eventi siccitosi ai fini della gestione dell’emergenza e della pianificazione: tra i relatori Marina Colaizzi, Segretario Generale delle Autorità di bacino distrettuale delle Alpi orientali, Gaia Checcucci, dell’Appennino settentrionale, Marco Casini, Appennino centrale, Pasquale Coccaro, Responsabile Settore Acque Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino meridionale, Stefano Tersigni, Direzione centrale delle statistiche socio-demografiche e ambientali ISTAT, e Alessandro Bratti, Segretario generale Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, collegato in videoconferenza.

Tra i temi trattati l’importanza dell’impiego di nuove tecnologie per il monitoraggio dell’acqua, come l’accesso, ha spiegato Bratti, ai dati satellitari del programma Copernicus, che forniscono un quadro accurato per la pianificazione idrica, o il ricorso all’intelligenza artificiale per effettuare predizioni e predisporre interventi.

Il tema della terza e ultima tavola rotonda, moderata dalla giornalista Rai Annamaria Baccarelli, è stato infine quella della governance. Presenti sul palco Filippo Cadamuro, Dipartimento Protezione Civile, Francesca Mazzarella, Direttore Fondazione Utilitatis, Laura D’Aprile, Capo Dipartimento Sviluppo Sostenibile MASE, Angelica Catalano, Direttore generale per le dighe e le infrastrutture idriche MIMIT, Silvia Carecchio, Dirigente SOGESID, Attilio Toscano, Commissione Nazionale per la Previsione e Prevenzione dei Grandi Rischi, e Martina Bussettini, Responsabile dell'Area Idrologia, Idrodinamica e Idromorfologia dell’ISPRA.

Anche in questo caso è emersa la necessità di collaborazione: la tendenza italiana alla frammentazione delle gestioni può avere infatti una ricaduta importante limitando la gestione ottimale dei territori. Le gestioni in economia svolte direttamente dall’ente locale, ha spiegato Mazzarella, interessano quasi 8 milioni di abitanti, soprattutto nei piccoli comuni del Sud, con ripercussioni dal punto di vista dell’efficienza economica: una possibilità, aggiunge, può essere data dalle scadenze delle concessioni, che nei prossimi anni riguarderà quasi 15 milioni di abitanti.

Infine, i presenti hanno concordato sulla necessità di investire sulla manutenzione degli invasi già esistenti, beneficiando in particolare del contributo economico del PNRR: l’auspicio, ha concluso Romano, è che il volume possa divenire uno strumento informativo importante nelle mani di chi ha il potere di decidere per il futuro del settore e delle comunità impattate.


Articolo di Daniela Marmugi