CO2, solo -1% emissioni nell’ultimo anno rispetto al 2019 (-30% dal 2005)

18 ott 2023
Per centrare gli obiettivi bisognerebbe crescere a una velocità 8 volte superiore e i settori chiamati a contribuire maggiormente sono quelli più in difficoltà, mobilità ed efficienza energetica.

Le emissioni di CO2 in Italia nel corso del 2022 sono calate di un solo punto percentuale se confrontate con il 2019, ossia escludendo la parentesi pandemica, portando le riduzioni totali ad appena il 30% dal 2005. Sono alcuni dati contenuti nello Zero Carbon Policy Agenda 2023, realizzato dall’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano che evidenzia come di questo passo sia evidente che la strada per raggiungere l’obiettivo del 55% di emissioni in meno entro il 2030 è sempre più impervia e richiede di procedere con una diminuzione di quasi il 4% l’anno, cioè ben 8 volte ciò che è stato fatto nell’ultimo trentennio.


Il gap da colmare per l’Italia da qui a otto anni resta quindi enorme, pari a 125 milioni di tonnellate di CO2 equivalente - ben 15 milioni di tonnellate in più rispetto alle stime dello scorso anno - sul target prefissato, e i settori che dovrebbero contribuire maggiormente sono proprio quelli più in difficoltà: i trasporti e l’edilizia residenziale, commerciale e dei servizi pubblici sono infatti i comparti più lontani in termini assoluti dai target al 2030, data entro cui dovrebbero calare rispettivamente del 33% e del 23%, al ritmo del 4% e del 3% l’anno, mentre quelli più vicini al raggiungimento degli obiettivi sono l’industria e la gestione dei rifiuti, dove il nostro Paese eccelle.  
 

La visione per settore delle emissioni nazionali - Fonte: Rielaborazione E&S su dati EEA

Il Politecnico sottolinea che anche a causa del perdurare delle tensioni geo-politiche, la situazione economica non incoraggiante e un certo scetticismo circa l’efficacia delle azioni messe in campo per accelerare il passo della decarbonizzazione, anche l’Italia ha decisamente frenato su queste politiche, con la revisione al ribasso del PNRR e i ritardi nell’implementazione di quanto previsto, per ora ancora contenuti ma destinati ad aumentare. Anche sui brevetti tecnologici legati alla decarbonizzazione, il nostro Paese è fanalino di cosa dopo Germania, Francia e Spagna.

“Invece, per colmare il gap e ripartire con il piede giusto è necessario un deciso cambio di marcia normativo, che acceleri lo sviluppo simultaneo di tutti i pillar della decarbonizzazione in un’ottica sinergica - commenta Davide Chiaroni, vicedirettore di Energy&Strategy e responsabile dell’Osservatorio -. Va proprio in questa direzione la principale proposta che emerge nel Rapporto, frutto del confronto con gli operatori del settore e i partner della ricerca: lo sviluppo di una roadmap integrata per la decarbonizzazione, con orizzonte di lungo periodo, obiettivi intermedi chiari, regole certe per la misurazione di tutte le emissioni, attuazione delle riforme rimaste al palo, semplificazioni burocratiche e strumenti a supporto adeguati".


In particolare - emerge dal Rapporto - gli investimenti e la diffusione delle tecnologie che abilitano gli otto pilastri (pillar) della decarbonizzazione - cioè, secondo il Report, le otto aree di intervento principali: energie rinnovabili, infrastrutture di rete, efficienza energetica, mobilità sostenibile, comunità energetiche, circular economy e, da quest’anno, cattura della CO2 e carbon in/offsetting - hanno tutti registrato una crescita rispetto al 2021, tranne le immatricolazioni di veicoli elettrici, calate dell’8,9%.


Complessivamente, infatti, il mercato legato alla decarbonizzazione nel 2022 è aumentato del 12,6% rispetto all’anno precedente, passando da 30,5 miliardi di euro a 34,4 miliardi. In particolare, hanno performato bene le installazioni da rinnovabili, cresciute di 3 GW e, secondo i primi dati di Terna, in ulteriore aumento di circa 2,5 GW di capacità installata nel primo semestre 2023. Tuttavia, negli anni che ci separano dal 2030 si renderanno necessari sforzi ancora più consistenti, se si vuole mantenere l’incremento della temperatura media globale entro gli 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali.