Il 43esimo posto nel Climate Change Index è dovuto al rallentamento della riduzione delle emissioni climalteranti e a una politica nazionale inadeguata.
L'Italia continua ad essere in forte ritardo sulle performance climatiche. A confermarlo è il Climate Change Index 2025 (CCPI), il rapporto annuale di Germanwatch, CAN e NewClimate Institute sulla performance climatica dei principali Paesi del pianeta, realizzato in collaborazione con Legambiente e presentato alla Cop29 di Baku.
Dopo il crollo in classifica registrato lo scorso anno, si legge in una nota di Legambiente, il nostro Paese si conferma anche nel 2024 nella parte bassa della classifica, piazzandosi in 43esima posizione.
Sul risultato, si legge, continuano a pesare il rallentamento della riduzione delle emissioni climalteranti (38esimo posto della specifica classifica) e una politica nazionale inadeguata (55esimo posto) a fronteggiare la crisi climatica, a partire da un PNIEC poco ambizioso. Preoccupa, continua la nota, il ritardo per il phasing-out dei combustibili fossili, nonostante la continua e rapida crescita delle rinnovabili.
In testa alla classifica Danimarca, Olanda e Regno Unito, mentre Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita ed Iran si trovano alle ultime posizioni. Nonostante il grande sviluppo delle rinnovabili, la Cina scende di quattro posizioni rispetto allo scorso anno, scivolando al 55esimo posto.
La performance dei Paesi è misurata prendendo come parametro di riferimento gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e gli impegni assunti al 2030. Il CCPI si basa per il 40% sul trend delle emissioni, per il 20% sullo sviluppo delle rinnovabili e dell'efficienza energetica e per il restante 20% sulla politica climatica.
"Il nostro Paese può colmare l'attuale ritardo grazie soprattutto al contributo dell'efficienza energetica, di rinnovabili, reti e accumuli, e dell’innovazione tecnologica, abbandonando la strada delle fonti fossili e del nucleare, lavorando per semplificare e velocizzare gli iter autorizzativi dei progetti di impianti e infrastrutture che vanno nella direzione della lotta alla crisi climatica e dell'indipendenza energetica", commenta Stefano Ciafani