
Dalla sessione pubblica della riunione annuale di Gas Intensive che ha riunito esponenti pubblici e privati del mondo dell'energia e della politica. Articolo di Pierpaolo Signorelli
"Occorre che i prezzi dell'energia e soprattutto del gas si riducano e si mantengano bassi durevolmente. In particolare, occorre che lo spread che si è creato tra TTF olandese e PSV italiano si riduca fortemente, mentre adesso si aggira intorno ai 2€/MWh".
È questa la primaria preoccupazione di Aldo Chiarini, presidente Gas Intensive, l'associazione di Confindustria che riunisce 138 aziende italiane energivore, appartenenti ad otto associazioni di categoria.
Nello scompiglio generale provocato dai dazi americani, che molte inquietudini destano per l'imprevedibilità che la piega degli eventi potrà assumere sia sul piano commerciale che su quello finanziario, qualche nota positiva la si può cogliere. Ad esempio la significativa riduzione dei corsi degli olii minerali e del gas, quotato al TTF intorno a 35 €/MWh. Quindi un prezzo contenuto, ma nessuno si fa illusioni che i valori correnti esprimano una "pausa indotta", ignota nella durata, al termine della quale, riprenderanno ad esprimere andamenti propri del mercato. E l'Italia è un importatore pressoché totale di gas e perciò particolarmente esposto, specie agli eventi esogeni al mercato stesso, com'è stata la guerra russo-ucraina.
Pertanto, la preoccupazione del presidente Chiarini trova la sua valenza in considerazione nel fatto che il gas, in Italia, è ancora la colonna portante del sistema energetico e su i suoi costi sono definiti i prezzi delle altre fonti e, in ottica di lungo periodo, i costi della transizione energetica. Occorre allora un'azione complessiva, una strategia articolata che possa offrire una risposta di grande solidità, durevole negli effetti.
È quanto è stato dibattuto nella sessione pubblica della riunione annuale di Gas Intensive che ha riunito esponenti pubblici e privati del mondo dell’energia e della politica.
Per Paolo Arrigoni, presidente Gestore Servizi Energetici (GSE), la sfida della transizione è affrontabile e superabile in una prospettiva diversificata, che faccia ricorso alla pluralità di fonti rinnovabili. Fra queste, di certo rilievo e tutta "made in Italy", risulta essere il biometano. In effetti, l'Italia è già da tempo in prima linea nello sviluppo di tale risorsa, avendo approntato due decreti ministeriali, il DM 2 marzo 2018, e il DM 15 settembre 2022, entrambi messi in opera dal GSE. Col primo si sono realizzati 116 impianti, fra convertiti e di nuova realizzazione; altri 54 sono invece impianti qualificati in fase di progettazione.
La produzione complessiva annua – continua Arrigoni – potrà arrivare a 1067 mln di sm³/anno. Inoltre, la maggior parte delle installazioni sono connesse alla rete nazionale di gas fornendo perciò un'importante integrazione specie nei momenti di crisi. Altro elemento importante è stata la crescita negli anni, che, a dispetto della prolungata crisi dovuta al Covid, ha fatto registrare numeri importanti; dal 2019 al 2024, in un solo lustro, la produzione è passata da 52 mln a 440 mln annui, ben otto volte di più.
Per Marco Ravazzolo, direttore Politiche per l'Ambiente, l'Energia e la Mobilità di Confindustria, la situazione è molto grave: sono ormai anni che le imprese italiane devono sostenere costi dell'energia elevatissimi, che si riflettono sul prezzo finale praticato all'utente, con conseguenziale contrazione delle vendite, non solo nel mercato nazionale, ma soprattutto in termini di competitività nei mercati internazionali, dove le nostre aziende sono penalizzate loro malgrado. Ed infatti, il dato allarmate è che si registrano 25 mesi consecutivi di calo della produzione industriale con un drammatico +22% di fallimenti: il combinato disposto dell'emergenza Covid prima, la guerra poi, e gli elevatissimi costi energetici hanno stremato le aziende che non possono resistere indefinitamente. E spesso molti chiudono. I dazi potrebbero essere il colpo finale per molte di loro, specificatamente quelle che hanno una forte incidenza dell'export sul proprio fatturato.
Bisogna agire subito nei singoli ambiti, dice Ravazzolo che spiega: "Nel caso dell’energia, già da tempo andavano adottate misure sul gas che eliminassero lo spread rispetto al TTF. Un meccanismo va trovato affinché il costo del gas e dell'energia tutta sia calmierato in primis per gli energivori. E purtroppo nel decreto bollette, che tante speranzose attese aveva suscitato, non ha contemplato un simile correttore dei prezzi".
Secondo Federico Boschi, capo dipartimento energia presso il Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, il meccanismo in questione va costruito in maniera che non possa creare danno ai consumatori. Pertanto il sistema ad aste andrebbe correlato al TTF nel seguente modo: se il prezzo "P" è maggiore, si annulla il differenziale; se al contrario è inferiore, è previsto un recupero del premio.
C'è poi l'annosa questione della "gas release", che avrebbe dovuto mettere sul mercato quantitativi di gas a buon prezzo. Ma, al momento, non sembra avere spiragli di "sbloccaggio". E l'implementazione di giacimenti nazionali accentua la problematica per via delle numerose e diffuse resistenze allo sfruttamento dei giacimenti, che si registrano nelle zone rivierasche lungo tutto l'Adriatico.
Infine, ha ricordato Boschi, molta parte delle dinamiche rialziste dei prezzi in Italia, dipendono dal basso livello di concorrenza fra i principali attori sia del mercato gas che, più a valle, di quello elettrico, i quali riescono a conservare integri i propri margini, perché maturati sul consumatore finale, anziché sul partner esportatore da cui si ritira il gas per poi rivenderlo in Italia.
Sono poi intervenuti nel dibattito Nicola Procaccini di Fratelli d'Italia e Luca Squeri di Forza Italia. Entrambi convergono sull'importanza e la centralità del gas come vettore indispensabile per la transizione energetica e come pilastro del sistema energetico italiano. Non solo non è spacciato nei suoi impieghi, ma anzi va valorizzato visto l'elevato investimento che il paese ha fatto nelle infrastrutture dedicate. In tal ottica, Procaccini ha ricordato l'impegno del governo nella realizzazione del rigassificatore di Ravenna che contribuirà significativamente sia nell'offrire elasticità al sistema degli approvvigionamenti, sia nel contenere il prezzo. Per Squeri, il trilemma del consumatore (ossia l'armonizzazione fra sicurezza degli approvvigionamenti, economicità degli stessi e basso impatto ambientale) trova una risposta positiva solo nella pluralità delle fonti, posizione che necessariamente contempla sia lo sfruttamento delle disponibilità di gas presenti nel territorio italiano, sia l'introduzione del nucleare di terza generazione che potrà vedere la luce al termine di un decennio.
In conclusione, hanno concordato tutti i relatori, la transizione si raggiungerà, ma va riconosciuto che i tempi previsti dalla Commissione UE sono troppo serrati, al punto che non solo rischiano di far mancare l'obiettivo ai singoli paesi, ma soprattutto comportano uno stravolgimento così profondo delle metodologie di produzione da far collassare per insostenibilità dei costi le varie aziende. È necessario che da una parte si maturi un tempo congruo per il raggiungimento degli obiettivi comunitari e che questi siano perseguibili dai singoli paesi tenendo conto delle proprie specificità, quali il sistema produttivo e quello energetico.