Depurazione, Utilitalia, CNR-IRSA: investimenti fino a 6,1 mld per adeguamento normativa

30 set 2024
La direttiva Ue prevede una percentuale minima di riduzione dell’80%, attraverso sistemi di trattamento avanzati, di alcune sostanze appartenenti ai farmaci e alla cosmesi.  

Per adeguare i sistemi di depurazione ai parametri sugli inquinanti emergenti previsti dalla direttiva europea sul trattamento delle acque reflue urbane servono investimenti fino a 6,1 miliardi di euro e costi operativi fino a 800 milioni all’anno.

È quanto rivela lo studio “Progetto monitoraggio microinquinanti nelle acque reflue”, realizzato da Utilitalia e da CNR-IRSA con la collaborazione delle aziende associate ad Utilitalia, presentato nel corso dell’ultima giornata del Festival dell’Acqua a Firenze.

Attesa in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea per la fine dell’anno, la nuova direttiva acque reflue prevede per i gestori standard di qualità degli scarichi più elevati, obblighi di raccolta e trattamento anche nei piccoli agglomerati, l’abbattimento degli inquinanti emergenti e obiettivi di neutralità energetica del comparto. In particolare, la direttiva prevede una percentuale minima di riduzione dell’80% di alcune sostanze appartenenti ai farmaci e alla cosmesi.

“Per la prima volta la direttiva europea prevede, secondo il principio “Chi inquina paga” e la Responsabilità Estesa del Produttore (EPR), che l’80% dei costi legati all’abbattimento di queste sostanze vengano pagati dai produttori. Si tratta di un approccio decisamente innovativo per il settore idrico, mutuato da quanto già da tempo previsto nei rifiuti, per cui è importante comprendere come declinare al meglio l’applicazione di questa importante novità”, spiega Tania Tellini, direttore del Settore Acqua di Utilitalia.

Nello studio sono stati indagati 10 microinquinanti emergenti nelle acque reflue e negli effluenti degli impianti di depurazione, con una campagna invernale ed una estiva. Al progetto hanno preso parte 23 gestori, per un totale di 55 impianti di trattamento di acque reflue distribuiti su tutto il territorio nazionale. Dal lavoro emerge come alcune sostanze, in particolare i composti farmaceutici, faticano ad essere abbattute secondo le percentuali richieste dalla direttiva da trattamenti convenzionali.