Depurazione acque e trattamento fanghi, nuovo brevetto HBI

07 set 2023
"Il progetto realizzato da HBI trasforma i fanghi da problema a opportunità, ovvero in una nuova miniera urbana strategica. È un progetto di economia circolare che permette la chiusura del ciclo idrico integrato, portando innovazione green, sostenibile ed economicamente vantaggiosa in un settore di grande rilevanza industriale e sociale".

HBI, l’azienda italiana fondata nel 2016 da Daniele Basso, ha depositato il quarto brevetto relativo al suo innovativo processo di trattamento dei fanghi di depurazione, sviluppando  ulteriormente la propria capacità di rispondere all’esigenza, sempre più sentita a livello nazionale ed europeo, di ridurne drasticamente lo smaltimento in discarica o l’incenerimento, abbattendo al contempo i costi.

Come spiega la società in una nota, la tecnologia sviluppata da HBI, grazie anche alla collaborazione con le maggiori Università e Centri di Ricerca italiani, integra la carbonizzazione idrotermica (HTC) e la gassificazione e permette di recuperare dai fanghi importanti nutrienti riutilizzabili in agricoltura e, allo stesso tempo, recuperare l’85% dell’acqua contenuta nei fanghi e produrre energia rinnovabile. Il tutto riducendo di più del 90% il materiale che oggi viene portato in discarica o incenerimento. L’intero sistema HBI è energeticamente autosufficiente e sfrutta l’energia recuperata dai fanghi durante il processo di trattamento, in linea quindi con la prospettiva europea della neutralità energetica dei depuratori al 2040.

Attraverso il nuovo brevetto, gli ingegneri e i ricercatori di HBI hanno ottimizzato il design complessivo dell’impianto, mettendo a punto un sistema di controllo dell’intero processo cui sono sottoposti i fanghi che consente di ottimizzarne l’efficienza e migliorare il recupero termico complessivo.

Per un impianto da 10.000 ton/anno di capacità, in grado di servire circa 100.000 abitanti, ciò si traduce nella riduzione del 15% dei costi di realizzazione e, per le società di gestione, di circa il 20% delle spese operative. Per i gestori dei depuratori delle acque reflue l’uso dell’impianto HBI si traduce infatti in una riduzione immediata dei costi di gestione dei fanghi senza dover ricorrere a nuovi investimenti in conto capitale.

Proiettata a livello nazionale tale riduzione di costi si traduce in un potenziale risparmio - per il sistema produttivo, per gli enti locali e per la collettività - tra i 120 e i 150 milioni di euro su base annua.

La tecnologia messa a punto da HBI e installata prima nel depuratore di Bolzano e poi presso il sito GPLab di Veritas a Fusina (VE) ha superato le 8.000 ore di funzionamento, trattando circa 800 tonnellate di fanghi sia pre che post digestione anaerobica, raggiungendo tutti i risultati di processo prestabiliti. Sulla base di questi risultati, la tecnologia è stata certificata da Rina con certificazione ETV (Environmental Technology Verification) a novembre 2022.

Gli impianti di trattamento dei fanghi di depurazione di HBI - conclude la nota - sono autorizzati come “trattamento fisico-chimico” in quanto il gas prodotto dal trattamento termico dei fanghi risulta purificato in misura tale da non costituire più rifiuto e le sue emissioni non sono superiori a quelle derivanti dalla combustione del gas naturale.