Oltre 7.800 le aziende italiane che saranno tenute a produrre un Report di sostenibilità dal 2025
Dal 2024 aumenterà gradualmente la platea di imprese che dovranno rendicontare l'impatto ambientale, sociale ed economico utilizzando criteri uniformi a livello europeo. Restano per il momento escluse dall'obbligo le piccole e medie imprese non quotate e non appartenenti a gruppi, ma l'esperienza degli ultimi anni ha insegnato che tutte le organizzazioni che hanno scelto di dotarsi di un documento che attesti la propria sostenibilità ne hanno tratto dei benefici da diversi punti di vista.
Le tematiche sono state affrontate nel corso del convegno promosso da Federmanager e dagli Ordini degli Ingegneri di Bologna, Ferrara e Ravenna “Rendicontazione di sostenibilità di imprese, Amministrazioni pubbliche e territori: esperienze a confronto e opportunità derivanti dai nuovi obblighi informativi” che si è svolto martedì 14 novembre.
Come spiega un comunicato stampa congiunto, nell'Unione Europea, quindi anche in Italia, la Direttiva sulla divulgazione delle informazioni non finanziarie (NFRD) impone per ora solo alle grandi imprese di interesse pubblico con più di 500 dipendenti– società quotate, banche e assicurazioni - di includere nel loro bilancio un report di sostenibilità.
La nuova direttiva europea CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), pubblicata a fine 2022 sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, prevede l’applicazione obbligatoria a partire dall’esercizio 2024 per gli Enti di Interesse Pubblico (EIP) obbligati alla NFRD, ovvero con più di 500 dipendenti in media occupati, a partire dall’esercizio 2025 per altre imprese di grandi dimensioni che non siano EIP che eccedano almeno due dei seguenti parametri tra 250 dipendenti in media occupati, 20 milioni di euro di attivo e 40 milioni di euro di fatturato e a partire dall’esercizio 2026 per le PMI quotate europee con relativa deroga per due anni se giustificata nella relazione sulla gestione. Infine, l’applicazione sarà obbligatoria dal 2028 per le filiali di imprese extra UE che ricadono nell’ambito CSRD e volontaria per le PMI europee non quotate.
L’impatto per l'Italia - spiega il comunicato - nel 2025 sarà sensibile: le aziende che saranno tenute a produrre un Report di sostenibilità si stimano in oltre 7.800. Di queste, circa mille in Emilia Romagna e in Veneto, quasi 3mila in Lombardia. Industria e commercio i settori più coinvolti. I dati sono contenuti nella ricerca inedita pubblicata dal Gruppo di ricerca “PMI e sviluppo sostenibile” del GBS, Gruppo Bilanci e Sostenibilità, in collaborazione con il CNDCEC, Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, sull’impatto della CSRD sulle imprese italiane.