Intervista rilasciata a Watergas, di Luca Xodo, ETIP Geothermal Chairman
“L’enorme potenziale” dell’energia geotermica e i “tre grandi ostacoli” nello sviluppo dei progetti: le opposizioni locali, specialmente in certe zone della Toscana, le difficoltà autorizzative e la mancanza di strumenti finanziari.
Ne parla in questa intervista rilasciata a Watergas, Luca Xodo, nuovo Chairman di ETIP Geothermal (European Technology & Innovation Platform on Geothermal ) per il mandato 2024-2026.
Nell’intervista Xodo parla dei prossimi obiettivi del suo mandato, facendo anche una panoramica sulla situazione degli altri Paesi europei e del resto del mondo e sulle politiche Ue nel settore della geotermia.
Ing Xodo, è stato da poco nominato nuovo Chairman di European Technology & Innovation Platform on Geothermal (ETIP-Geothermal) per il 2024-2026. Quali sono gli obiettivi che si è posto per il suo mandato?
Sì, sono felice di aver ottenuto la fiducia degli altri membri dello steering committee, e sono onorato di proseguire la tradizione italiana alla presidenza di ETIP-Geothermal, succedendo a due grandi esperti del settore quali il compianto Dott. Bertani ed il Dott. Batini. L’obiettivo che mi sono posto è di aprire le porte di ETIP-Geothermal a tutti gli attori del mercato europeo, affinché sia davvero una casa comune ove tecnologia e sviluppatori di progetti possano incontrarsi e promuovere progetti avanzati presso le istituzioni. Al contempo, vogliamo aiutare le istituzioni europee a costruire una strategia e un piano operativo per sfruttare la geotermia come pilastro della strategia energetica continentale. Per questo abbiamo da poco pubblicato la Strategic Research and Innovation Agenda for Geothermal Technologies, e stiamo lavorando alla nuova Implementation Roadmap.
Tra gli obiettivi del settore, quello della riduzione complessiva dei costi, compresi i costi sociali, ambientali e tecnologici. Quali sono le strategie per raggiungere questo traguardo?
Tradizionalmente, siamo abituati a pensare alla geotermia come fonte di energia elettrica in grandi impianti, o come fonte di calore locale per i centri termali. Da qualche anno, la geotermia è diventata invece soprattutto fonte di energia termica per il riscaldamento ambientale o di processi industriali, con utilizzo diretto o tramite pompa di calore. Questo cambia completamente il paradigma, in quanto trasforma il mondo della geotermia da una nicchia di mercato a qualcosa che entra nelle case di ogni persona, ogni giorno. Le tecnologie disponibili sul mercato già si integrano molto bene con l’ambiente in cui si inseriscono, ed i costi sono ormai competitivi. ETIP-Geothermal punta sempre di più su nuove tecnologie che spingano ulteriormente in questa direzione.
L’Italia ha un grande potenziale sulla geotermia che però non è sfruttato. Perché, quali sono gli ostacoli?
L’Italia ha un enorme potenziale per tutti gli usi dell’energia geotermica, ma incontra tre grandi ostacoli nello sviluppo dei progetti: da una parte le opposizioni locali, specialmente in certe zone della Toscana, spesso legate a pregiudizi tecnicamente infondati o a esperienze pregresse non in linea con le tecnologie attuali, e dall’altra le difficoltà autorizzative e la mancanza di strumenti finanziari.
Una semplificazione delle procedure, e al tempo stesso una maggior cura nel dialogare con le comunità locali spiegando i vantaggi e le criticità di ogni progetto, potrebbe aiutarci a raggiungere contributi sostanziali al bilancio energetico del Paese. Per quanto riguarda la geotermia per produzione di energia elettrica, un solo pozzo è stato perforato in permessi non-Enel dalla liberalizzazione, avvenuta nel 2010, a fronte di centinaia di progetti in fase autorizzativa. L’obiettivo è di raddoppiare il contributo all’interno del mix energetico nei prossimi 15 anni. La geotermia per uso termico si sta già affermando in alcune città come soluzione in nuovi quartieri e in edifici esistenti, e ci sono centinaia di megawatt in sviluppo per alimentare reti di teleriscaldamento.
Dal punto di vista economico, i progetti geotermici, caratterizzati anche dal rischio minerario, che hanno necessità di essere incentivati, ed oggi ancora siamo in attesa di un decreto incentivi (FER2) che manca da ormai 5 anni, e che non permette la pianificazione dei nuovi investimenti. Da non sottovalutare è anche la presenza in siti italiani di fluidi geotermici ricchi in elementi rari, tipo il litio, essenziali per la transizione energetica.
Intanto a luglio il Governo ha prorogato di un anno la scadenza delle concessioni minerarie. Il settore però chiede di prorogare ulteriormente queste concessioni. Cosa ne pensa?
Una proroga di un anno non ha alcuna utilità strategica, ed è stata approvata per continuare il dialogo tra il Governo, la Regione Toscana e i concessionari al fine di trovare una soluzione che soddisfi tutte le parti. La geotermia è parte fondamentale del tessuto economico di alcune zone d’Italia; quindi, va trovata una soluzione che permetta di agire in continuità salvaguardando i posti di lavoro e la produzione di energia elettrica nelle zone coinvolte. Ci auguriamo che ci siano investimenti in progetti che presentino caratteristiche di innovazione tecnologica per rendere la geotermia sempre più sostenibile.
Come si stanno muovendo invece gli altri Stati europei per far decollare il settore? Quali Paesi sono più attivi e quali meno?
La geotermia per uso termico vede molti progetti in sviluppo in paesi come Germania, Francia, Svezia, Paesi Bassi, Finlandia, Svizzera e Polonia, dove si sta verificando anche una crescita a doppia cifra nell’installazione di nuove pompe di calore geotermiche, ma anche in Ungheria, Serbia e Turchia. Per questo si può dire tranquillamente che la geotermia è la soluzione del presente per l’elettrificazione e l’efficientamento del riscaldamento ambientale in buona parte d’Europa. La produzione di energia elettrica continua il suo sviluppo in paesi come Germania e Turchia, ed una nuova fioritura in Croazia e Grecia, paesi il cui governo ha messo al bando alcune concessioni con risorse note.
Sempre a livello europeo, qual è la strategia della Commissione europea e cos’altro servirebbe?
A fronte della crisi energetica iniziata con l’invasione russa dell’Ucraina, le fonti autoctone come la geotermia sono diventate fondamentali nella strategia energetica europea per la sicurezza di fornire energia. La geotermia rientra tra le fonti interessate da REPower EU e dalla Direttiva Rinnovabili (RES) per l’identificazione di aree idonee e la semplificazione autorizzativa. Non dimentichiamo che in Italia e in Europa c’è anche un buon potenziale di estrazione da alcune risorse geotermiche di minerali come il Litio, fondamentale per l’elettrificazione dei trasporti, identificati dal Critical Raw Materials Act.
Una panoramica del settore anche sul resto del mondo (Usa, Asia e Africa)?
Il mio lavoro presso Steam mi permette di seguire, come consulente di società di sviluppo, progetti in tanti paesi, tra cui Islanda, Giappone, Filippine, Taiwan, Croazia, Turchia e soprattutto Kenya. È incredibile quanto poco il know-how geotermico italiano sia conosciuto nel mondo, e quanti ottimi risultati si possano ottenere collaborando con questi paesi. Il Kenya, in particolare, ci ha appena sorpassato nella classifica della potenza geotermica installata, e sta per entrare nel “Gigawatt club” superando i 1000 megawatt, e noi abbiamo lavorato su più della metà di questi progetti. In Africa ci sono altri sviluppi nella Rift Valley (Etiopia, Tanzania, Djibouti, Mozambico), e stiamo lavorando su progetti di lungo termine in altri paesi come le isole Comore.
In tutti questi paesi, l’utilizzo termico al momento è molto ridotto, e si prediligono progetti per la produzione di energia elettrica. In Asia, c’è grande crescita dell’uso termico in Cina, e progetti per uso combinato in Arabia Saudita. Per quanto riguarda la produzione di elettricità, Filippine, Indonesia e Giappone sono sempre i principali attori, grazie a buone risorse che permettono progetti redditizi anche a fronte di valori dell’energia non elevati. Nelle Americhe, ci sono diversi progetti in sviluppo nella zona dell’America Centrale e dei Caraibi, ed un boom dei progetti nordamericani, in particolare negli USA e segnatamente in California, dove la geotermia è fondamentale per fornire una fonte di elettricità costante nel tempo ed affidabile, migliorando il funzionamento della rete elettrica e contribuendo così alla decarbonizzazione.
Intervista di Elena Veronelli