Intervista di Stefano Albani, amministratore delegato di Siciliacque, rilasciata a Watergas
Un aggiornamento della legge di governance del servizio idrico, che preveda un ambito unico, ossia un'unica cabina di regia per coordinare gli interventi, “senza disperdere così le competenze in materia su 9 Ati”. È questa la soluzione per migliorare il servizio idrico della Regione Sicilia delineata da Stefano Albani, amministratore delegato di Siciliacque (azienda partecipata da Italgas e dalla Regione Siciliana), in questa intervista rilasciata a Watergas.
Altri due elementi fondamentali per “ridurre ulteriormente le perdite e farle rientrare entro valori fisiologici (10-12%)”, dice Albani, sono la “digitalizzazione e la manutenzione predittiva”.
Dal 2004 Siciliacque si occupa del servizio idrico di sovrambito, distribuendo ogni anno 70 milioni di metri cubi di acqua potabile a 1,6 milioni di abitanti. Quanto è cambiato in questi 20 anni il contesto in cui opera la società? Nuove opportunità? Nuove problematiche?
“Rispetto all'applicazione della legge Galli, ci aspettavamo la messa a regime degli Ato, che purtroppo in Sicilia ancora oggi non è arrivata. Di conseguenza, tutto l'efficientamento fatto da Siciliacque nell’arco di questi vent’anni viene spesso vanificato dalle inefficienze di alcuni gestori d'ambito o di gestori non industriali come i Comuni che non hanno consegnato le reti.
Le nuove opportunità per migliorare il contesto in cui operiamo sono rappresentate dal Pnrr. La digitalizzazione di reti ed asset è un’altra delle azioni strategiche degli investimenti pianificati da Siciliacque nei prossimi anni per rendere sempre più resiliente il servizio idrico di sovrambito da nuove problematiche come il cambiamento climatico e la conseguente siccità.
Da non dimenticare inoltre che, in questi anni, il contesto è profondamente cambiato nell’ambito dell’approccio generale all’importante tema della sostenibilità. La nostra società pubblica sin dal lontano 2009 il bilancio di sostenibilità, all’interno del quale vengono rendicontati annualmente tutti i risultati relativi ai tre pilastri della sostenibilità: economico, ambientale e sociale.
Dal 2010 inoltre Siciliacque monitora costantemente la propria impronta ecologica in termini di emissioni di gas climalteranti per metro cubo di risorsa prodotta, registrando una riduzione drastica di tale parametro”.
La rete di grande adduzione gestita da Siciliacque ha una lunghezza di quasi 2 mila chilometri. Come si gestiscono le perdite idriche per condotte così lunghe?
“Gli investimenti messi in campo in questi vent’anni da Siciliacque, oltre 250 milioni, hanno contribuito in maniera sostanziale alla riduzione delle perdite idriche, scese dal 30 al 15%. Per ridurre ulteriormente le perdite e farle rientrare entro valori fisiologici (10-12%), siamo convinti che la digitalizzazione e la manutenzione predittiva possano essere una spinta in più per il raggiungimento dell'obiettivo”.
I fondi del Pnrr vi stanno supportando a raggiungere gli obiettivi di efficientamento del servizio idrico?
“Sì, con riferimento soprattutto alla zona della Sicilia occidentale, dove entro il 2026 verrà costruito un nuovo acquedotto della lunghezza di 70 chilometri - il Marsala, Mazara, Petrosino - che veicolerà circa 300 litri d’acqua al secondo, colmando l’attuale deficit idrico dei tre Comuni trapanesi e soprattutto fermando il fenomeno del cosiddetto “cuneo salino”, provocato dall’eccessivo prelievo dai pozzi che ha portato l’acqua salata del mare a mischiarsi con quella per usi idropotabili.
Con il Pnrr verrà realizzato anche il raddoppio del Garcia: una condotta aggiuntiva di 5 chilometri nel secondo tratto dell’acquedotto, che aumenterà la portata dell’acqua dagli attuali 530 litri a 730 litri al secondo. Con il grande serbatoio d’accumulo a servizio dei sistemi acquedottistici interconnessi Garcia, Montescuro Ovest e Favara di Burgio, che sarà costruito fra Erice e Paceco, infine saranno limitate le eventuali interruzioni nell’erogazione idrica ai Comuni utenti di Siciliacque delle province di Trapani e Agrigento in caso di guasti o interventi di manutenzione sulla rete e sugli impianti”.
Come si posiziona il servizio idrico siciliano rispetto alle altre regioni del centro sud?
“Rispetto alle altre regione del centro sud si posiziona in linea generale allo stesso livello. La Sicilia avrebbe però bisogno di un aggiornamento della legge di governance del servizio idrico, che preveda un ambito unico - che non significa gestore unico (i gestori d’Ambito rimarrebbero quelli attuali poiché sarebbero previsti dei sub ambiti, coincidenti con gli attuali ambiti) - come in Regione Campania e Calabria. Ovvero un'unica cabina di regia per coordinare gli interventi, ad esempio quelli per fronteggiare la siccità e tutta l'attività, particolarmente complessa e con necessità di competenze trasversali, relativa al rapporto con l'Arera sulla regolazione tariffaria, senza disperdere così le competenze in materia su 9 Ati”.
Ci vorrebbe una maggiore collaborazione tra le varie Regioni su questi temi?
“La collaborazione fra Regioni, se finalizzata allo scambio di buone pratiche e processi aziendali virtuosi, è sempre una buona cosa. Tuttavia, in Sicilia, il territorio regionale, essendo un'Isola, coincide con quello relativo all'Autorità di Bacino e per questo rappresenta, insieme alla Sardegna, un unicum”.
Intervista di Elena Veronelli