INTERVISTA. TPI (SIAD): nella CCUS il futuro sarà il riciclo chimico della CO2

21 giu 2024
Intervista di Watergas a Francesco Maestri, General Manager Tecno Project Industriale (TPI) – Gruppo SIAD

Nei Paesi del Nord Europa c'è una forte spinta per l'adozione di tecnologie sulla cattura, recupero e liquefazione della CO2, con sfide legate all'uso dei solventi amminici per migliorare l'efficienza energetica e ridurre la degradazione chimica. La domanda di CO2 biogenica è in crescita, con utilizzi principali nelle coltivazioni in serra. In Italia, il settore vede un forte interesse da parte delle aziende di termovalorizzazione e settori industriali difficili da abbattere.

Ne parla in quest’intervista Francesco Maestri, General Manager di Tecno Project Industriale (TPI), società del Gruppo SIAD che sviluppa e ingegnerizza impianti di cattura, recupero e liquefazione della CO2. La società conta più di 300 impianti già installati in tutto il mondo. 

Nell’intervista, Maestri parla pure del settore dal punto di vista normativo e politico, affermando che il pacchetto FIT For 55 dell'UE fornisce un adeguato supporto, e che si sta puntando molto sulla Carbon Capture Utilization and Storage. Il focus principale, però, deve essere sull’utilizzo della CO2 recuperata più che sul semplice stoccaggio della stessa.

Recentemente SIAD ha installato un impianto per la cattura e la liquefazione di anidride carbonica biogenica a Leopoldov, nella Repubblica Slovacca. Può spiegarci a grandi linee come funziona la tecnologia sulla cattura, recupero e liquefazione della CO2?

Per la cattura e per il recupero (mediante liquefazione) dell’anidride carbonica si utilizzano due tecnologie differenti. Si parla di recupero della CO2 quando questa è presente in percentuali superiori all’80% nei gas in alimentazione. Nell’impianto di Leopoldov l’anidride carbonica deriva da un processo di fermentazione del mais finalizzato alla produzione di bioetanolo. La tecnologia TPI recupera mediante liquefazione la CO2 biogenica che rappresenta la gran parte del gas prodotto durante la fase di fermentazione a monte per la produzione del bioetanolo: l'amido di mais viene trasformato in alcol etilico attraverso un processo biotecnologico. I gas di fermentazione, ricchi di CO2, sono convogliati mediante tubazione all'impianto SIAD per la purificazione finale e la liquefazione.

Lo stream di gas proveniente dall’impianto di produzione a monte viene purificato in torri di lavaggio e filtri a carboni dedicati. Successivamente questo gas ad alta percentuale di CO2 viene raffreddato intorno ai 10°C. La CO2 viene compressa intorno ai 20 bar, alimentata a una batteria di essicamento e infine, dopo invio come fluido caldo al ribollitore di coda dell’unità di stripping (che sostiene l’evaporazione della CO2 liquida), è alimentata al liquefattore di testa colonna, dove viene raffreddata e condensata intorno ai -25°C. Una volta liquefatta la CO2 di grado alimentare viene stoccata in serbatoi criogenici e poi trasportata ai Clienti.

La tecnologia di TPI non consiste pertanto in una semplice condensazione monostadio della CO2, operazione che è invece integrata con una purificazione della CO2 stessa mediante frazionamento in una colonna dedicata. La CO2 viene così recuperata in coda alla colonna con un elevato grado di purezza, rientrando in particolare nelle specifiche ISBT (richieste dal mercato del beverage), indipendentemente dalla qualità della CO2 prodotta dal processo a monte.

Qual è la situazione del mercato e delle tecnologie sulla cattura, recupero e liquefazione della CO2 nei Paesi Ue?

Esiste una spinta fortissima nei paesi del nord Europa. Sono diverse, infatti, le commesse vinte da TPI proprio nei paesi scandinavi, tra cui impianto di recupero e liquefazione CO2 (500,000 ton/y CO2), per mezzo del quale la CO2 catturata verrà stoccata in giacimenti esausti (CCS). Una delle sfide è legata alla scelta dei solventi amminici utilizzati nei processi di cattura, nell’ottica sia di ridurre il consumo di energia per il recupero finale della CO2 rigenerando il solvente, sia di abbattere la degradazione del solvente amminico con formazione di sali stabili in colonna. Un altro aspetto rilevante riguarda la CO2 biogenica la cui richiesta è in continuo aumento e di conseguenza anche la domanda di impianti di cattura e recupero. Nel 2018 TPI ha costruito in Olanda il più grande impianto di cattura e liquefazione CO2 in Europa, con una potenzialità di oltre 12 ton/h di CO2 catturata. La società cliente olandese è specializzata nella produzione di energia da fonti rinnovabili e ha individuato in Tecno Project Industriale il partner giusto per la realizzazione di un progetto su larga scala, finalizzato al recupero di CO2 prodotta da un termovalorizzatore a monte. TPI, in questo caso, ha ingegnerizzato ed installato un impianto su larga scala di cattura CO2 a solventi selettivi, capace di abbattere le emissioni di CO2 e al contempo valorizzare la CO2 come risorsa. L’anidride carbonica è infine stoccata in appositi serbatoi e destinata al mercato locale, nel quale uno dei principali utilizzi riguarda le coltivazioni in serra.

Ciò consente agli end-users di beneficiare di una risorsa eco-friendly e pronta all’uso, contrastando l’impatto ambientale legato all’uso del gas metano.

E in Italia in particolare qual è lo stato dell’arte e che prospettive ci sono nel settore?

In Italia nel mercato della cattura CO2 sono molto attente le grandi aziende di termovalorizzazione, i settori hard-to-abate e in prospettiva le aziende chimiche.

Dal punto di vista normativo e politico ritenete che il settore sia adeguatamente supportato? Qual è la situazione attuale e che altro servirebbe?

Sì, in particolare il pacchetto di riforme FIT For 55 promulgate dalla UE, il cui obiettivo è ridurre il cambiamento climatico, è sicuramento un impianto normativo adeguato. Si sta puntando molto sulla Carbon Capture Utilization and Storage. Il focus principale deve essere sull’utilizzo della CO2 recuperata più che sul semplice stoccaggio della stessa. Il futuro sarà infatti il riciclo chimico della CO2: grazie all’incremento della produzione di idrogeno da fonti green e quindi alla riduzione dei costi di produzione, si potrà ad esempio attraverso la metanazione della CO2, ottenere una preziosa fonte di energia come il metano sintetico.

Quali sono i progetti futuri sulla CCUS che volete mettere in campo come società?

Ci stiamo indirizzando verso tecnologie di cattura, recupero e liquefazione sempre più efficienti e di grandi dimensioni come richiesto dai mercati che forniamo, senza perdere la nostra vocazione nell’offrire soluzioni flessibili, anche su scala più piccola, a utilizzatori differenziati.

Il Gruppo SIAD si conferma leader anche nella filiera della CO2 biogenica da biogas, uno dei settori in cui abbiamo sviluppato una filiera unica nel suo genere, unendo all’upgrading la liquefazione della CO2, la competenza nell’analisi e la capacità distributiva di SIAD.

 

Intervista di Margherita Ferrante