Intervista di Daniela Marmugi a Patrizia Zucchi, Presidente e Ad del Gruppo Socogas.
Il principale ostacolo allo sviluppo del biometano in Italia è rappresentato dalla burocrazia e dai tempi necessari ad ottenere le relative autorizzazioni. Nonostante ci siano tutte le condizioni, a partire dai fondi stanziati dal PNRR, manca il tempo sufficiente per una pianificazione aziendale efficace.
È quanto afferma Patrizia Zucchi, Presidente e AD del Gruppo Socogas, in questa intervista, che commenta: “È importante guardare oltre al 2026, quindi, ai provvedimenti e ai sostegni previsti dopo il PNRR, pensare a un piano per estendere la piena attuazione della potenzialità produttiva del nostro Paese al 2030”.
Tuttavia, con la recente entrata in vigore del Decreto Sostenibilità, il processo di produzione del biometano e l’accesso ai relativi meccanismi di supporto si è notevolmente semplificato, aprendo la strada a nuovi investimenti.
Di recente avete annunciato l’investimento di 10 milioni di euro per l’apertura del vostro primo impianto per la produzione di biometano. Quali benefici economici prevedete per le aziende agricole locali che forniranno biomassa all'impianto? Di quanto saranno ridotte le emissioni rispetto a un impianto tradizionale?
Le aziende agricole del territorio ci conferiranno circa 55 mila tonnellate l’anno di biomasse in una logica di economia circolare in cui a trarre vantaggio saranno tutti: le aziende stesse, l’ambiente, sia in termini di smaltimento degli scarti che di emissioni, i consumatori che potranno contare su un prodotto 100% Green. E’ stato calcolato che la riduzione delle emissioni è di circa l’80%.
Pensate che sia questa la strada da percorre per contribuire alla transizione energetica?
Credo che il BioMetano, il BioGpl e comunque biocarburanti e biocombustibili in genere, rappresentino la via italiana al raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica che l’Europa si è data. Sono il miglior alleato della transizione energetica per tanti motivi: dal bassissimo livello di emissioni, alle prestazioni elevate che garantiscono, competitività economica rispetto ad altre fonti di energia, alla possibilità di essere utilizzati nell’infrastruttura esistente per l'autotrazione, il riscaldamento domestico e come energia per l’industria, al fatto che utilizzano rifiuti e scarti dell’agricoltura riducendone l’impatto ambientale in una logica di economia circolare.
Le leggi e gli incentivi in vigore sono sufficienti a promuovere la produzione di energia green nel nostro Paese? Cosa si può fare di più?
Allo stato attuale, gli incentivi ci sono grazie ai fondi PNRR stanziati per lo sviluppo del biometano nel nostro Paese, il problema riguardano piuttosto la burocrazia e le tempistiche nella realizzazione degli impianti entro le scadenze. Sarebbe necessario inserire dei criteri di flessibilità a partire da questi ultimi bandi. Oggi ci sono tutte le condizioni per sviluppare il settore, ma manca il tempo e questo crea all'industria difficoltà nella programmazione aziendale, considerata l’imminente scadenza, tra meno di due anni, del PNRR. È importante, inoltre, guardare oltre al 2026, quindi, ai provvedimenti e ai sostegni previsti dopo il PNRR, pensare a un piano per estendere la piena attuazione della potenzialità produttiva del nostro Paese al 2030.
In quali altri progetti siete impegnati? Cosa riserva il futuro per l’azienda nel settore?
Questa azienda è nata nel 1967 attorno all’intuizione di mio padre Renzo sul Gpl come fonte di energia pulita. Da allora è sempre cresciuta puntando sull’innovazione, fino a diventare il grande gruppo che è oggi, attivo in tanti settori dell’energia: elettricità, gas, energia solare, distributori stradali, lubrificanti, logistica, trading. Oggi guardiamo con interesse al mercato dell’efficientamento energetico e, ovviamente, delle energie Green. In particolare, stiamo investendo nella ricerca di una molecola di BioGpl 100% Green ricavato da rifiuti con una joint venture che abbiamo costituito con i principali player italiani del settore. Da quest’anno siamo entrati anche nel mercato dell’energia solare, con la progettazione di impianti fotovoltaici per famiglie, imprese e comunità.
È entrato recentemente in vigore il Decreto sostenibilità, che aggiorna le regole per la certificazione della sostenibilità del biometano e introduce il percorso che dovranno seguire anche gli impianti esistenti che producono energia elettrica da biogas. Siete soddisfatti del provvedimento?
Siamo soddisfatti, perché sono state introdotte semplificazioni importanti sull’uso degli effluenti zootecnici. Con questo provvedimento, abbiamo sicuramente un quadro più chiaro del percorso da fare per produrre biometano e accedere ai relativi meccanismi di supporto previsti dal Governo.
Alcuni produttori di biometano attratti da tariffe particolarmente vantaggiose e demotivati dalle nostrane difficoltà burocratiche, esportano il loro prodotto all’estero, in particolare verso la Germania. Siete al corrente di questa prassi? Perché avviene?
Non è il nostro caso, il biometano prodotto dal nostro stabilimento sarà immesso nella rete italiana.
Intervista di Daniela Marmugi