
Intervista di Elena Veronelli a Silvio Oliva, Presidente di AIDARA, e Leonardo Manzari, WestMED National Hub per l'Italia - Segretario e Tesoriere di AIDARA.
Partiti in anticipo rispetto agli altri Paesi nel mondo, negli ultimi 10-15 anni la dissalazione è stata “quasi completamente abbandonata”. Ora però grazie alla nuova normativa, e spinti dall’urgenza di trovare risposte alla crisi idrica, “sta diventando un tema di grande attualità”.
Ne parlano in questa intervista Silvio Oliva, Presidente di AIDARA, e Leonardo Manzari, WestMED National Hub per l'Italia - Segretario e Tesoriere di AIDARA.
Oliva e Manzari illustrano poi gli obiettivi di AIDARA, l’Associazione Italiana Dissalazione e Riuso delle Acque (AIDARA), nata di recente (https://www.watergas.it/it/News/Nasce-AIDARA-l039-associazione-per-la-dissalazione-e-il-riuso-delle-acque).
Tra le finalità: incentivare l'aggregazione di competenze e di tecnologie nel settore della dissalazione e riuso delle acque depurate; dare impulso a eventuali provvedimenti normativi per lo sviluppo più rapido di questa forma di approvvigionamento (come l’adozione di formule di finanziamento pubblico-privato); creare una filiera italiana per il nostro mercato come pure per i mercati vicini, soprattutto quelli del bacino del Mediterraneo.
A gennaio avete annunciato ufficialmente la nascita dell’Associazione Italiana Dissalazione e Riuso delle Acque (AIDARA). Quali sono gli obiettivi di questa nuova realtà?
AIDARA si prefigge l'obiettivo di dare al nostro paese un'aggregazione di competenze e di tecnologie nel settore della dissalazione e del riuso delle acque depurate. I due temi fanno parte della stessa sfida. Per un grande Paese industriale come l'Italia è importante dotarsi delle competenze adeguate per affrontare la crisi idrica, che è sotto gli occhi di tutti, ma anche per guardare ai paesi terzi con un approccio di sistema paese.
Le capacità industriali, le competenze, le tradizioni nella gestione idrica del nostro Paese consentono di portare le conoscenze nazionali e la capacità realizzativa anche in Paesi terzi.
In questo momento storico è particolarmente importante puntare sulla dissalazione e sul riuso delle acque, per affrontare il problema della siccità che sta attanagliando varie Regioni…
Intanto una premessa: indipendentemente dalle aree di scarsità idrica, c’è una tendenza a livello mondiale per cui si tende a non sovra utilizzare le fonti convenzionali di acqua, quindi le risorse del suolo e del sottosuolo, e di utilizzare invece “fonti rinnovabili” come la dissalazione e il riuso che non incidono su fonti limitate.
La dissalazione incide infatti sull'acqua di mare che ha il 97% del totale del volume del globo mentre il riuso utilizza acque già in circolazione. Quindi è particolarmente importante, da un punto di vista ambientale oltre che da un punto di vista della necessità in zone di scarsità idrica, promuovere l’utilizzo di fonti non convenzionali.
Questo è un tema diventato molto di attualità negli ultimi due anni, mentre precedentemente godeva di scarsa considerazione. Con l'emergenza idrica, abbiamo bisogno di affrontare il tema in un modo più complessivo e di guardare a tutte le fonti di approvvigionamento idrico, cercando di soddisfare quelle Regioni che sono più soggette a momenti di siccità.
Potete farci una panoramica degli impianti di dissalazione nel nostro Paese e se ci sono differenze tra le varie Regioni italiane?
La dissalazione nel nostro Paese è stata una soluzione adottata per la prima volta circa 60 anni fa, quindi in tempi anticipatori rispetto a quelle che poi sono state le tendenze mondiali.
Successivamente, si è sviluppata abbastanza debolmente ed è stata quasi completamente abbandonata negli ultimi 10-15 anni. Oggi è tornata di attualità, anche in linea con la tendenza mondiale che vede oltre 20.000 impianti di dissalazione con una produzione giornaliera di circa 100 milioni di metri cubi d'acqua.
Ormai si tratta di una tecnologia ampiamente diffusa a livello mondiale, e anche dal punto di vista economico e ambientale è ampiamente sostenibile.
Purtroppo, come detto l'Italia è un paese che negli scorsi decenni non ha sviluppato adeguatamente il suo parco impiantistico in questa direzione, come fatto da molti altri paesi. Per fortuna l’approvazione del decreto siccità, 2 anni fa, ha dato un forte impulso alla costruzione di nuovi impianti dissalazione, soprattutto quelli di piccola taglia, con alcune esenzioni di tipo burocratico.
La nuova normativa include infatti gli impianti di dissalazione fra gli strumenti utili a contrastare i fenomeni siccitosi, con alcune semplificazioni autorizzative su impianti di piccola dimensione.
Questo è stato un cambio di indirizzo rispetto alle precedenti legislazioni, che invece tendevano a ostacolare la dissalazione considerata ambientalmente poco compatibile.
Oggi sono in costruzione due impianti di grandi dimensioni e ce ne sono un certo numero che sono in fase di programmazione. La dissalazione sta quindi diventando un tema di grande attualità.
Dove sono situati principalmente questi impianti?
Uno è all'Isola d'Elba, l'altro in Puglia nella provincia di Taranto. Poi ci sono altri impianti che sono in fase di programmazione, anche avanzata, principalmente in Sicilia e in Puglia.
Vi è poi un filone di nuovi impianti che saranno destinati al servizio di piccole comunità domestiche, utenze industriali o turistiche.
Come dicevate prima, l’approvazione del decreto siccità ha dato un nuovo slancio al settore. C’è qualcos’altro che le istituzioni e le amministrazioni locali per spingere gli investimenti sulla dissalazione delle acque e/o per il recupero ed il riuso delle acque depurate?
Ci sono alcune cose in più che si potrebbero fare. Tra gli scopi di AIDARA, oltre quello di promuovere la conoscenza tecnologica, anche quello di dare impulso a eventuali provvedimenti normativi o amministrativi che possano permettere uno sviluppo più rapido di questa forma di approvvigionamento.
Ad esempio, il settore necessiterebbe dell’adozione di formule di finanziamento pubblico-privato che oggi in Italia sono poco utilizzate soprattutto in questo campo. Mentre all'estero sono molto diffuse perché permettono tempi più veloci e anche soluzioni più efficienti dal punto di vista tecnico ed economico.
Questo potrebbe essere un tema su cui l’Associazione potrà impegnarsi, per diffondere anche qui da noi questa buona pratica, già consolidata in altri Paesi.
A proposito degli altri Paesi. Dal punto di vista tecnologico, l'Italia come si posiziona rispetto agli altri Paesi europei?
Dal punto di vista tecnologico la dissalazione oggi si basa sul principio dell'osmosi inversa mediante l'utilizzo di membrane. Il 98% degli impianti si fa così, salvo che ci siano evoluzioni tecnologiche che al momento sono solo allo studio.
E’ una tecnologia che è diffusa presso alcuni operatori italiani, ma i soggetti dominanti in questo tipo di impianti sono spagnoli e francesi, in Europa, mentre nel resto del mondo stanno emergendo operatori di altre nazionalità.
L'Italia che era partita bene, aveva un suo patrimonio tecnologico e impiantistico. Ad esempio il patrimonio ingegneristico dell'Italimpianti, oggi Fisia Italimpianti, l'unico soggetto italiano che è in grado di realizzare impianti di grandi dimensioni.
Poi abbiamo una serie di soggetti che costruiscono impianti di più piccole dimensioni: in questo contesto l'idea dell'associazione è anche quello di promuovere - in un approccio di sistema - uno sviluppo dell'impiantistica per la dissalazione.
In generale, puntiamo a costruire una filiera italiana più presente sul nostro mercato e poi anche nei mercati vicini, soprattutto nel bacino del Mediterraneo.
In Italia abbiamo un patrimonio importante di aziende di piccole e medie dimensioni che nascono e crescono nel settore della depurazione e in quello della dissalazione. Questo tipo di panorama rappresenta un buon substrato sul quale far crescere una filiera.
Certamente, la carenza di grandi general contractors rende un po' più difficile tutto questo processo perché la disponibilità di grandi imprese fa da traino per la creazione di filiera ( si veda ad esempio il caso spagnolo). Però sicuramente abbiamo un buon tessuto sul quale lavorare, sul quale costruire. Questo è anche il senso dell'associazione.
Tra gli obiettivi di AIDARA c'è anche quello di incentivare il confronto con gli istituti di ricerca. In Italia c'è abbastanza attenzione sulla ricerca in questo settore?
Abbiamo dei centri di eccellenza che sono sicuramente comparabili a livello internazionale.
In Italia abbiamo l'Istituto Italiano di Tecnologia, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, l'Università di Palermo, l'Università di Rende, il Politecnico di Milano, l’Università di Perugia, e tanti altri.
Il tema della dissalazione, non essendo stato negli ultimi 30 anni all'attenzione del mondo industriale e istituzionale, non è stato al centro della ricerca del nostro paese.
Oggi però vediamo che c'è un'attenzione nuova e l'associazione si pone anche di muovere queste eccellenze a livello nazionale, ma soprattutto internazionale. E’ necessario incentivare la partecipazione e forme di partenariato per una ricerca condivisa.
Sono importanti anche forme premianti rispetto allo sviluppo tecnologico che alcuni paesi stanno adottando. Come l'Arabia Saudita o gli Emirati Arabi Uniti che prevedono degli incentivi anche economici, ma non solo, a chi propone delle soluzioni innovative dal punto di vista del processo della dissalazione.
Ultima domanda un po' più tecnica, quali sono gli utenti finali della dissalazione?
La dissalazione si può usare sia a scopo civile, sia a scopo industriale. Siccome il prodotto degli impianti può essere graduato a seconda delle necessità, si può sia indirizzare verso l'acqua potabile, quindi il consumo cittadino, sia verso uso industriale che ha bisogno di caratteristiche particolari che vengono poi adattate alle esigenze dell'utente finale.
C’è poi anche il settore dell'agricoltura che in Italia al momento non si avvale molto di questa possibilità, ma in Spagna costituisce un fattore di grande sviluppo per l'agricoltura, anche di qualità. Quindi l'utilizzo è praticamente a 360° su tutti i fronti delle necessità idriche.