Idrico, ANBI: alto rischio idrogeologico al nord

10 giu 2024
Francesco Vincenzi, presidente ANBI: “bisogna accelerare l’iter burocratico per adattare i territori all’estremizzazione degli eventi atmosferici”.

Nonostante i record di calura registrati mese per mese, la primavera meteorologica fino al 31 maggio è stata una delle più umide degli ultimi decenni per l'Italia Settentrionale. Per esempio, in Piemonte l'indice SWE (Snow Water Equivalent) a fine maggio è stato di 1592,7 milioni di metri cubi, rispetto ai 1024,7 Mmc di gennaio 2023 e ai 625 Mmc di un anno prima, meno della metà del valore attuale all'inizio dell'estate (fonte: Arpa Piemonte). Le portate dei fiumi e i volumi nei bacini superano generalmente i valori medi del periodo, e i livelli delle falde si sono ristabilizzati, spesso superando la norma. Questo è quanto emerge dal report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.

“In questa condizione è indispensabile essere consapevoli dell’aumento del rischio idrogeologico sull’Italia del Nord; l’imprevedibilità meteo, come testimonia la recente  tragedia in Friuli Venezia Giulia, dovrebbe consigliare chi di dovere ad un’immediata campagna comunicazionale di prevenzione civile. Nell’attesa di realizzare le necessarie infrastrutture di adattamento sui territori, l’evidente inadeguatezza della rete idraulica di fronte all’estremizzazione degli eventi atmosferici, non può che consigliare grande prudenza nel frequentare l’indubbia bellezza dei corpi idrici”, ha indicato Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI.   

Il 31 maggio scorso, si legge nella nota, il livello delle acque in alveo è aumentato di 2 metri in sole 6 ore, passando da 8,5 metri cubi al secondo registrati alle ore 9 a 240,5 mc/s alle ore 15:00. Questo drammatico aumento della portata ha causato conseguenze tragiche. I Consorzi di bonifica - si legge nella nota - stanno attualmente lavorando a pieno ritmo per garantire il deflusso delle acque meteoriche dai territori, in previsione di nuove precipitazioni.

“Stiamo lavorando alacremente per aumentare la resilienza dei territori per quanto di nostra competenza. Finalmente pare aumentare anche la sensibilità nelle scelte politiche; ora il problema più grande è accelerare gli iter procedurali nel rispetto delle leggi, perché 11 anni di media per realizzare un’opera pubblica è un tempo insostenibile di fronte all’incedere della crisi climatica, soprattutto sapendo che oltre metà di quel tempo è dovuto ad adempimenti burocratici”, ha evidenziato Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.