Gli studi condotti dall'ISPRA hanno rivelato che negli ultimi anni vi è stato un aumento della frequenza di siccità estrema e della superficie del territorio italiano interessata da tali condizioni durante l'arco di un anno
Nel 2023 il contribuito alla ricarica degli acquiferi nel Paese è stato di 53 miliardi di metri cubi, il 19% delle precipitazioni a fronte di una media annua di 22,7% sul lungo periodo (1951–2023). È quanto emerge dalle stime del modello BIGBANG dell’ISPRA.
L’aliquota di precipitazione che si è trasformata in deflusso superficiale (non infiltrata o trattenuta dal suolo) è stata di circa 66 miliardi di metri cubi, corrispondenti al 23,7% della precipitazione, rispetto all’aliquota media annua del 25,4% calcolata sul lungo periodo. La quota di evapotraspirazione ha raggiunto il 59,4% della precipitazione, a fronte di un valore medio annuo del 52%.
Gli studi condotti dall'ISPRA hanno rivelato che negli ultimi anni vi è stato un aumento della frequenza di siccità estrema e della superficie del territorio italiano interessata da tali condizioni durante l'arco di un anno.
In generale, si legge nella nota, il 2023 è stato caratterizzato da condizioni di siccità estrema e severa soprattutto nei primi mesi dell'anno nelle regioni settentrionali e centrali dell'Italia, già colpite dalla grave siccità nel 2022. Tuttavia, nel corso dell'anno, tali condizioni hanno mostrato un miglioramento. Nei mesi finali dell'anno, tradizionalmente più piovosi, si è verificato un deficit significativo di precipitazioni, soprattutto in Sicilia e in alcune zone della Calabria ionica. Questo deficit ha portato a una situazione di siccità estrema con conseguenze che si sono protratte fino ai primi mesi del 2024, aggravate ulteriormente dalle scarse precipitazioni in quel periodo.
Attualmente, si legge nella nota, l'Italia presenta quattro diversi livelli di gravità idrica: un livello alto in Sicilia; un livello medio, sebbene con alcune aree caratterizzate da una gravità idrica alta, in Sardegna; un livello basso nei distretti dell’Appennino Centrale e dell’Appennino Meridionale, quest'ultimo tuttavia con una tendenza verso una gravità media; si osserva invece uno stato di normalità nei distretti idrografici del Fiume Po, delle Alpi Orientali e dell’Appennino Settentrionale.
Come indicato dalle analisi sul bilancio idrico a livello nazionale condotte dall’ISPRA in collaborazione con l’Istat, situazioni di stress idrico possono verificarsi anche in anni non caratterizzati da siccità e con una disponibilità di acqua ampia, talvolta anche superiore alla media, a causa dell'importante ruolo dei prelievi di acqua dai corpi idrici.