Secondo Unem però sono necessari incentivi economici e meccanismi di supporto per il decollo degli investimenti
Ogni anno nel mondo sono prodotte circa 75 milioni di tonnellate di idrogeno, quasi interamente utilizzate come materia prima all'interno delle industrie di raffinazione e della chimica. Le raffinerie italiane impiegano circa 400.000 tonnellate di idrogeno per numerosi processi nella raffinazione tradizionale e, più recentemente, nelle bioraffinerie (il 90% dell’idrogeno impiegato in Italia). È quanto ha evidenziato Unem Unione Energie per la Mobilità, in occasione del convegno organizzato da Anima e H2IT a Milano il 15 marzo, “Decarbonizzare i processi industriali con l’idrogeno; sfide tecnologiche ed economiche, opportunità per la manifattura nazionale e per la decarbonizzazione del settore”, nell’ambito di MCE Mostra Convegno Expocomfort.
“Il settore petrolifero è il settore industriale che oggi rappresenta le maggiori competenze e le maggiori esperienze nella produzione, trasporto, stoccaggio e impiego dell’idrogeno”, sottolinea Unem.
Secondo Unem però sono necessari incentivi economici e meccanismi di supporto per il decollo degli investimenti nell’ambito dell’idrogeno rinnovabile al fine di far fronte al divario di competitività e mitigare i rischi lungo l’orizzonte della vita utile dei progetti. Gli incentivi - prosegue Unem - dovranno riguardare sia la copertura dei CAPEX che quella degli OPEX in modo da colmare il gap di competitività e di mitigare i rischi dovuti a possibili scenari di aumento dei prezzi dei materiali e dell’energia. Serve infine un quadro normativo chiaro e processi autorizzativi più snelli con tempistiche certe e ridotte.
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