A cura di ANEA, Associazione Nazionale degli Enti di Governo d'Ambito per l'Idrico e i Rifiuti.
La rifusione della Direttiva acque reflue urbane (il cui percorso è già in stato avanzato) si inserisce in un contesto di stretta sinergia con la revisione in corso delle Direttive relative alla gestione integrata delle acque (2000/60/CE, 2008/105/CE, 2006/118/CE), come anche della disciplina del riutilizzo (Regolamento 2020/741 recante prescrizioni minime per il riutilizzo dell’acqua integrato dal Regolamento Delegato 2024/1765 per quanto riguarda le specifiche tecniche dei principali elementi della gestione dei rischi) in un’ottica di perseguimento di obiettivi di neutralità climatica, tutela dell’ambiente e della salute umana che si colloca all’interno del più ampio green deal europeo.
Le principali novità della Direttiva reflui in corso di revisione che hanno un impatto rilevante per il Servizio Idrico Integrato sono diverse: abbassamento della soglia da 2.000 a.e a 1.000 a.e. per l’obbligo di collettamento e trattamento dei reflui urbani, estensione degli obblighi per le tipologie di trattamento secondario e terziario, introduzione dell’obbligo di trattamento quaternario per la rimozione dei microinquinanti per impianti superiori ai 150.000 a.e. o in base alla valutazione di rischio, cui è collegato un meccanismo di responsabilità estesa del produttore (EPR – che ha l’obiettivo di concorrere in modo consistente alla copertura degli ulteriori costi di investimento e di gestione che ne derivano), promozione del riutilizzo delle acque reflue e dei fanghi di depurazione, previsione di Piani integrati di gestione delle acque reflue urbane per i bacini di drenaggio degli agglomerati con 100 000 a.e. o più, neutralità energetica degli impianti di depurazione, monitoraggio delle acque reflue per la rilevazione di parametri rilevanti per la salute pubblica (virus, patogeni emergenti).
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