Articolo a cura di Fabrizio Stelluto, Responsabile Ufficio Comunicazione ANBI pubblicato sul nuovo numero di Acquagenda
Primi a lanciare fin dal Gennaio, in un generale scetticismo, l’“alert” per la grande siccità 2022, i Consorzi di bonifica ed irrigazione, rappresentati da ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue), dal 2017 avevano già presentato 3 piani, pressochè inattuati, di adattamento alla crisi climatica.
“Come sempre, prevenire è meglio che curare: se avessimo già investito i circa 3 miliardi di euro necessari per i primi 218 interventi da noi progettati nella proposta di Piano Nazionale degli Invasi, avremmo evitato buona parte dei 5 miliardi di danni all’agricoltura, registrati in poche settimane”: a dirlo, nel Luglio di 7 anni fa, era Francesco Vincenzi, già allora Presidente di ANBI, in relazione all’avvenuta presentazione, unitamente all’allora Struttura di Missione #italiasicura, di 218 progetti di invasi e per il recupero della risorsa idrica, interessanti 17 regioni.
“D’altronde – chiosava Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – tratteniamo solo l’11% dei circa 3 miliardi di metri cubi di pioggia, che annualmente cadono sull’Italia. Ora, i cambiamenti climatici e le differenti modalità degli eventi atmosferici, più violenti e concentrati nel tempo e nello spazio, obbligano a nuove scelte infrastrutturali, soprattutto al CentroNord, fin qui abituato ad un clima mediterraneo, che ormai non esiste più.”
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