L'INTERVENTO. Assocostieri, le Comunità energetiche portuali: un modello di transizione

11 ott 2023
E' online l'edizione 2023 di GasAgenda, l'annuario di informazione tecnico commerciale per gli operatori dell'industria italiana del gas. Di seguito l'intervento di Dario Soria, Direttore generale di ASSOCOSTIERI, associazione italiana logistica energetica.

La strategia dell’Unione Europea e il ruolo dei porti

La strategia energetica della UE, definita “Clean Energy for all European Package”, contiene una serie di atti normativi e regolamentari che definiscono un percorso di decarbonizzazione su cui Assocostieri ha, ormai da tempo, impiegato attenzione e risorse, al fine di contribuire alla transizione energetica e al raggiungimento dei target fissati per il net-zero al 2050.

Nelle politiche europee le Direttive 2018/2001/UE e 2019/944, quest’ultima relativa alle norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica, rispettivamente agli articoli 21 e 22 della RED II e all’articolo 16 della IEM, promuovono modelli innovativi e cooperativi di gestione collettiva dell’energia prodotta da fonti rinnovabili, impegnando gli Stati membri a sostenerne la diffusione.

A livello europeo la Commissione1 formalizza la costituzione di una rete trans europea in grado di integrare il trasporto terrestre, marittimo e aereo, rispettando i criteri di sviluppo sostenibile definiti dalla Strategia Europa 2020.

Con la realizzazione delle reti TEN-t, il legislatore europeo procede verso l’attuazione di norme specifiche per la transizione energetica, riconoscendo l’importanza dei combustibili alternativi.

In tale contesto, il sistema portuale riveste un ruolo nevralgico in quanto centro di molteplici attività e servizi, che assicurano lo sviluppo economico e sociale del Paese.

In ragione del mercato, chi di noi si occupa di logistica e portualità sa che negli ultimi decenni l’idea del porto “emporio”, come luogo di imbarco e sbarco delle merci, è profondamente superato. Abbiamo assistito ad un mutamento della natura del porto, che rappresenta, oggi, un hub degli operatori.

Uno degli aspetti del nuovo porto, chiamato ad una rivisitazione del proprio ruolo, è quello di produrre energia. Il tema delicato dell’interazione portuale si innesca quando l’energia diventa vettore di scambio, quando interviene la dinamica del luogo di compensazione energetica tra ambito portuale, retroportuale e cittadino, migliorando la convivenza tra porto e città.

La funzione del porto considerato come soggetto non solo energivoro ma energiparo può diventare funzionale alle sfide poste dalla transizione energetica ed ecologica.

In particolare, il tema della transizione richiede, come ormai più volte ribadito, la gradualità e la sostenibilità. Sostenibilità che va intesa non solo dal punto di vista ambientale, ma anche e soprattutto sociale ed economico.

Con questo si vuole intendere quindi, anche, il mantenimento di quelle filiere che non sono del tutto green, nell’ottica di farle diventare tali e in tal senso giocano un ruolo fondamentale tutti i combustibili come il GNL, l’HVO, ed in prospettiva il metanolo, l’ammoniaca, l’idrogeno gassoso compresso, l’idrogeno liquefatto, rDME, l’etanolo, il butanolo, che trasformeranno la logistica energetica portuale.

La spinta verso il passaggio ai combustibili sostenibili e rinnovabili porterà ad un graduale passaggio verso le controparti bio e sintetiche dei carburanti tradizionali ed alternativi.

Gli investimenti previsti per lo sviluppo della portualità

Nel Rapporto “Investimenti e Riforme del PNRR per la Portualità”, nel quale sono definiti gli interventi da attuare nei singoli porti del territorio italiano, gli investimenti previsti per lo sviluppo della portualità e per una pianificazione ammontano a 9,2 miliardi di euro.

Gli investimenti previsti dal Piano Nazionale Complementare, come stabilito dal Decreto Ministeriale n. 330/2021, prevedono un importo complessivo di euro 2.835,63 milioni destinato alle seguenti tipologie di interventi:

  1. Sviluppo dell’accessibilità marittima e della resilienza delle infrastrutture portuali ai cambiamenti climatici
  2. Aumento selettivo della capacità portuale
  3. Ultimo/penultimo miglio ferroviario/stradale
  4. Elettrificazione delle banchine (cold ironing)

Verso un assetto normativo e regolatorio definitivo

Il quadro normativo in divenire ha introdotto dapprima una disciplina transitoria delle Comunità energetiche rinnovabili, recependo la direttiva RED II. Le CER sono state introdotte in Italia dal D.L. Mille proroghe n. 162 del 30 dicembre 2019, art.42-bis, il quale aveva ad oggetto Comunità di “taglia” piccola in cui la potenza degli impianti condivisi non poteva eccedere i 200KW. Successivamente il D.Lgs. 199/2021 ha previsto l’estensione ad 1 MW della taglia massima di un singolo impianto, allargando a tutti i clienti finali, il perimetro di adesione alla CER, ivi inclusi i clienti domestici2.

Più di recente con la delibera 727/2022/R/eel l’Arera ha adottato, in attuazione dei decreti legislativi 199/21 e 210/21, il TIAD (Testo Integrato per l’Autoconsumo Diffuso), che regola le modalità per valorizzare l’accesso all’erogazione del servizio per l’autoconsumo diffuso, entrato in vigore il 1° marzo 2023.

La nuova normativa rende più “appetibile” il modello anche da parte delle PMI, ma rimane lo scoglio del tema dell’accesso, alla realizzazione di comunità energetiche portuali, delle grandi imprese con infrastrutture energivore, come ad esempio i porti. È necessario rimuovere ogni ostacolo che permetta alle grandi imprese l’accesso non discriminatorio alle CER.

La comunità energetica portuale nasce, dopo l’istituto della CER, con il decreto aiuti di aprile 2022. Il contesto in cui si innesca la disciplina dell’istituto giuridico è quello segnato dal post pandemia e dagli avvenimenti della guerra in Ucraina.

La finalità della norma si riferisce a due obiettivi di fondo: assicurare il processo di decarbonizzazione e garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico.

Le CER portuali nascono, quindi, da due esigenze e dal fatto che i porti sono infrastrutture particolarmente energivore, che possono quindi soddisfare la ratio della norma.

L’istituto delle CER portuali differisce da quello delle CER normali, quest’ultime volte a stimolare una sussidiarietà orizzontale tra i cittadini. Diversamente le CERP corrispondono a una iniziativa a forte regia pubblica.

Specificamente, l’art. 9, comma 2, del D.L. 50/2022, considerato che i porti sono tra le infrastrutture maggiormente energivore del Paese, prevede che le Autorità di Sistema Portuale, in deroga a quanto previsto dall’art. 6, comma 11, della L. n. 84/94 e in coerenza con il documento di pianificazione energetica e ambientale di cui all’articolo 4-bis della medesima legge n. 84/94, possano costituire “una o più comunità energetiche rinnovabili ai sensi dell’articolo 31 del d. lgs. 199/2021”, i cui incentivi si potranno estendere anche ad impianti di potenza superiore a 1 MW.

La misura risulta quantomai necessaria in quanto i porti sono realtà industriali energivore già oggi, e si avviano a divenire poli energetici interessati da flussi di potenza ben più importanti nel prossimo futuro. Per fare un esempio, il sistema di cold ironing previsto dal POT di Napoli prevede l’approdo di fino a tre navi da crociera con assorbimento di 20 MW l’una. Per alimentare carichi del genere con degli impianti FER occorrono interventi di grande taglia, come il parco eolico offshore di Civitavecchia (27 turbine eoliche galleggianti da 10 MW ognuna).

A parere di Assocostieri è necessario affrontare adeguatamente il tema della partecipazione delle grandi imprese. Testualmente l’art. 42 bis del Decreto Milleproroghe recepisce l’art. 2 comma 16 della Direttiva 2018/2001 secondo il quale i membri che possono aderire alle CER sono le persone fisiche, PMI e le Autorità locali, comprese le amministrazioni comunali.

Attualmente, il D.Lgs. 199/21, di recepimento della RED II, recita all’art. 31 comma 1, che i clienti finali, ivi inclusi i clienti domestici, hanno il diritto di organizzarsi in comunità energetiche rinnovabili purché sia rispettato il requisito per cui l’esercizio dei poteri di controllo faccia capo esclusivamente a persone fisiche, PMI, enti territoriali e autorità locali (lett.b) e che, per quanto riguarda le imprese, la partecipazione alla comunità energetica rinnovabile non costituisca attività principale commerciale e industriale (lett. c).

Si deduce che in base alla normativa nazionale, le grandi imprese possano far parte delle CER purchè siano rispettati i requisiti di cui sopra inerenti all’esercizio dei poteri di controllo e che la partecipazione alla comunità non costituisca attività principale. Interpretazione, questa, in aperto contrasto con l’articolo 2 comma 16 della Direttiva 2018/2001. Il tema delle grandi imprese in ragione di quanto enunciato può essere oggetto di ragionamento interpretativo, tuttavia, Assocostieri ribadisce l’importanza, per la creazione di CER portuali, di affrontare il tema con una piena volontà politica di decarbonizzare i porti e anche nell’ottica di considerare il porto come un sistema complesso, sarebbe fondamentale superare l’impedimento tecnico della singola cabina primaria, che appare, in prima istanza, del tutto ragionevole e adeguato. Una CER, come chiarito nei confronti con il GSE, può ricadere sul sedime di diverse cabine primarie, ma ad essere incentivata è solo l’energia autoconsumata all’interno della stessa cabina primaria. Nel caso delle CER portuali, tuttavia, il sedime di competenza della CERP è naturalmente vincolato al perimetro del porto, auspicabilmente esteso al retroporto, alle piattaforme logistiche, alle aree industriali circostanti, al tratto di mare prospicente: nel caso tale perimetro ricada sotto cabine primarie differenti si avrebbe una forte criticità.

Diverse città portuali hanno una suddivisione in cabine primarie “a spicchi”, ove il porto, centro naturale della città, può risultare frammentato, mentre aree periferiche anche molto estese possono ricadere in un’unica cabina.

Opportunità e criticità relative alle Comunità Energetiche Portuali

I porti sono realtà che per loro natura sono popolate da imprese che non possono essere PMI, tra cui grandi imprese di navigazione, imprese della logistica energetica, operatori portuali maggiori, in generale soggetti in grado di installare impianti da fonti di energia rinnovabile di potenza nominale superiore al MW.

All’interno dell’ambito portuale sono ospitati operatori e realtà produttive di dimensioni rilevanti, storicamente legati in primis alla logistica di merci, passeggeri e prodotti energetici, ma anche ad attività propriamente produttive, legate alla cantieristica navale e alla trasformazione di prodotti. In senso lato, è frequente l’adiacenza all’area portuale di zone industriali, di aree di sviluppo industriale, Zone Economiche Speciali ZES, frutto di una visione dello sviluppo industriale imperniata sulla centralità della logistica nel determinare gli insediamenti, in un’ottica di porto industriale. Sono realtà che si connotano come fortemente energivore.

Il ruolo di protagonista nella politica europea di promozione di fonti di energia rinnovabile, di efficientamento energetico e risparmio è ribadito, anche, da vari progetti avviati dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, quali il “Green Ports” che finanzia interventi per la riduzione delle emissioni di CO2, per una qualità dell’aria migliore nelle vicinanze dei porti attraverso azioni finalizzat all’efficienza energetica e alla promozione dell’uso di energia rinnovabile nei porti ed il “Cold ironing”, il cui obiettivo è quello di decarbonizzare i porti attraverso un processo di fornitura di energia elettrica a una nave, ormeggiata in porto, che consente tramite il collegamento alla rete elettrica di terra di spegnere i motori di bordo.

Per tali ragioni, Assocostieri riconoscendo alle CER il pregio di poter contribuire al raggiungimento della sicurezza degli approvvigionamenti e dei target di decarbonizzazione, ha avviato con IFEC – Italian Forum of Energy Communities una iniziativa multi-stakeholder promossa dall’Associazione con il World Energy Council Italia e con l’Energy Center del Politecnico di Torino, con il coordinamento scientifico della Cattedra di Diritto dell’energia dell’Università degli Studi Federico II, al fine di elaborare un Memorandum sulle prospettive delle Comunità energetiche nelle aree portuali.

Il documento parte da un inquadramento giuridico-normativo del “contesto porto”, sottolineandone le peculiarità e le attività in fase di sviluppo verso la transizione energetica. Mira a fornire una panoramica sull’evoluzione delle norme per le comunità energetiche rinnovabili contenente gli elementi guida per la costituzione di CER (a maggio 2023). La pubblicazione prevede anche un addendum sull’evoluzione e gli sviluppi delle Comunità Energetiche che i partner, Cleanwatts e Edison, hanno sviluppato negli anni recenti.

  1. Comunicazione (COM (2011) - 650; 2. 2 Lgs. 199/2021 articolo 31

(Per gli altri interventi pubblicati su GasAgenda:  https://www.watergas.it/it/Gasagenda)