E' online l'edizione 2023 di GasAgenda, l'annuario di informazione tecnico commerciale per gli operatori dell'industria italiana del gas. Di seguito l'intervento di Modestino Colarusso Senior Consultant Sostenibilità Energetica e Sviluppo di Confindustria Energia.
Obiettivi comunitari sempre più ambiziosi e sfidanti scandiscono l’avviato percorso della transizione energetica. Il Green Deal europeo ha fissato l’obiettivo di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030 e di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. In questo contesto, si inquadrano anche l’insieme di proposte del pacchetto “Fit for 55”, volte a rivedere e aggiornare le normative UE e ad attuare nuove iniziative al fine di traguardare l’obiettivo di riduzione delle emissioni Europee al 2030.
L’elettrificazione dei consumi e l’incremento dell’efficienza energetica rivestono un ruolo chiave in questo percorso nel percorso di transizione energetica ma gli obiettivi sfidanti che l'Europa si è data potranno essere raggiunti solo valorizzando al massimo tutte le tecnologie di decarbonizzazione a disposizione.
Recenti studi condotti da Confindustria Energia, in collaborazione con le proprie associazioni e con i sindacati nazionali di settore, dimostrano infatti che è indispensabile definire un piano strutturale di sviluppo della filiera energetica ispirato al principio della pluralità di soluzioni e della neutralità tecnologica che sappia coniugare l’attenzione alla sostenibilità ambientale con la sostenibilità economica e sociale. Una strategia quanto più anche in relazione all’instabilità generata dalle recenti tensioni geopolitiche, per riuscire a garantire la sicurezza energetica, attraverso un approccio inclusivo e di complementarità delle fonti energetiche.
Un piano strutturale di questo tipo deve essere sostenuto prevalentemente da importanti e sostanziali programmi di investimenti privati che puntino, da una parte, alla massima accelerazione delle rinnovabili e all’incremento dell’elettrificazione, e dall’altra, alla capacità di decarbonizzare le fonti ed i vettori tradizionali e alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento.
Inoltre, non bisogna dimenticare la posizione strategica del nostro Paese, che ci permette di perseguire una efficace diversificazione delle fonti energetiche tradizionali e rinnovabili.. Infatti, l’Italia può contare su riserve di gas naturale non utilizzate, su capacità di stoccaggio incrementabili, su capacità di rigassificazione di recente sviluppo e su reti di trasporto e trasmissione efficienti e diffuse nel territorio e che permettono una diversificazione delle rotte di importazione del gas. Ma al tempo stesso, abbiamo una posizione ottimale per incrementare l’utilizzo di fonti rinnovabili e valorizzare le riserve di gas del mediterraneo.
Ulteriori fattori da tenere in considerazione sono la complessità e variabilità del contesto energetico globale che richiede un approccio che permetta di gestire le incertezze delle tempistiche attuative della transizione. Emerge quindi l’importanza della gradualità ma specialmente della modulabilità del nuovo PNIEC, in modo da poter calibrare e adattare la sua attuazione concreta a fronte di mutamenti o anche rallentamenti nello sviluppo di determinate traiettorie, specialmente con riferimento alla penetrazione delle fonti rinnovabili.
In questo contesto, il settore gas può offrire soluzioni in grado di coniugare sicurezza, continuità e flessibilità delle forniture e basso impatto ambientale, ancor di più grazie ai green gas. Il Piano, che si consoliderà entro giugno del 2024, dovrebbe adottare un approccio integrato molecole-elettroni per garantire la flessibilità necessaria per gestire i mutamenti del contesto e individuare le misure più efficaci ed efficienti da adottare in un’ottica di ottimizzazione complessiva.
Tenendo conto di tutti questi aspetti, risulta fondamentale promuovere un percorso di transizione riconoscendo il ruolo essenziale del gas naturale quale fonte energetica chiave nel passaggio graduale e ordinato verso un’economia a basso impatto di carbonio. Il gas naturale è infatti per il nostro Paese l’idrocarburo meno inquinante ma al tempo stesso strategico, sia grazie alla flessibilità di utilizzo e alla capillarità delle infrastrutture, sia alla integrabilità con il settore elettrico a supporto del forte sviluppo delle rinnovabili non programmabili e alle crescenti opportunità di un suo utilizzo green.
In questa prospettiva è opportuno costruire un percorso che tenga in considerazione alcuni punti fondamentali come l’adeguatezza e la diversificazione dell’offerta di gas a livello nazionale, la valorizzazione della filiera infrastrutturale del gas e lo sviluppo crescente di tecnologie di produzione di gas rinnovabili come il biometano, e bio GNL. Questo ultimo punto è importante alla luce di una graduale evoluzione del gas a green-low carbon gas per lo sviluppo di soluzioni future quali il power-to-gas e la nuova filiera dell’idrogeno green e low carbon.
Il nostro sistema energetico è infatti caratterizzato da un’elevata dipendenza dall’estero e questo è un fattore di criticità per la sicurezza degli approvvigionamenti del Paese, come dimostra la recente crisi. Non potendo ambire ad una sostanziale indipendenza degli approvvigionamenti, incompatibile sia con i potenziali energetici del nostro Paese sia con i costi, insostenibili per i consumatori, è necessario promuovere la diversificazione delle fonti, riducendo la dipendenza da singoli Paesi e aumentando la quota di risorse energetiche prodotte internamente.
Un programma concreto di incremento della produzione di gas nazionale, oltre a supportare in modo significativo il percorso verso una maggiore sicurezza ed autonomia energetica e a garantire la necessaria sostenibilità ambientale, determinerebbe anche effetti positivi dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Infatti, le emissioni correlate all’utilizzo di gas domestico sono decisamente inferiori a quelle correlate all’utilizzo del gas importato dall’estero. Inoltre, l’utilizzo di risorse interne può rappresentare una soluzione competitiva rispetto agli approvvigionamenti internazionali. Al tempo stesso, lo sviluppo di nuova attività di ricerca e sfruttamento di nuovi giacimenti determinerebbe un importante recupero di posti di lavoro in un settore che negli ultimi anni ha subito pesanti riduzioni occupazionali.
Sul territorio nazionale e nelle relative acque territoriali sono disponibili ingenti riserve di gas naturale, valutate dal MASE in oltre 110 miliardi di metri cubi, in giacimenti posizionati sia on-shore che off-shore, oltre ad altri giacimenti già individuati per circa 40 miliardi di metri cubi e ad un potenziale esplorativo che porta ad una stima complessiva che supera i 200 miliardi di metri cubi di gas.
In tema di sicurezza del sistema energetico nazionale, oltre a diversificare le fonti, è necessario presidiare le infrastrutture di approvvigionamento del gas, rafforzando e diversificando le interconnessioni con l’estero con particolare attenzione all’incremento della capacità di rigassificazione nonché promuovendo lo sviluppo dell’intera filiera di approvvigionamento, distribuzione e utilizzo del GNL, anche nelle sue evoluzioni bio, rinnovabile e sintetiche.
Esempi concreti sono le nuove unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione di Piombino e Ravenna, la cui operatività è fondamentale al fine di incrementare la disponibilità di GNL per il mercato italiano, e anche la realizzazione, in tempistiche adeguate, del progetto di sviluppo della dorsale Adriatica previsto da Snam.
Rafforzare le infrastrutture gas è strategico per il nostro Paese, tenendo conto del collocamento geografico e della leadership tecnologica. Si ritiene infatti importante implementare un rafforzamento dei corridoi energetici del Mediterraneo, per incrementare la disponibilità di gas e la liquidità del nostro mercato. In questo modo, non solo si garantisce la sicurezza degli approvvigionamenti, ma in prospettiva si andrà a consolidare il ruolo dell’Italia quale Paese di transito e futuro hub energetico Europeo sia per il gas naturale sia per l’idrogeno rinnovabile e low carbon.
Investire e valorizzare sulle infrastrutture, da un lato migliora la sicurezza, resilienza e flessibilità del sistema, dall’altro offre l’opportunità di sviluppare reti che potranno essere utilizzate anche per il trasporto del biometano e dell’idrogeno e che contribuiranno in maniera crescente a rendere “green” il sistema energetico
Esistono diversi settori – da alcune tipologie di trasporti alle industrie ad altissime temperature – nei quali l’elettrificazione risulta tecnicamente ed economicamente difficile. Per questo i gas rinnovabili – in primis l’idrogeno ma anche il biometano, il Bio Gnl, il e il metano sintetico – potranno avere un ruolo importante nella sfida della decarbonizzazione, anche grazie all’utilizzo delle infrastrutture gas esistenti. In questo percorso l’Italia ha tanti punti di forza: la posizione geografica a cavallo tra Europa e Mediterraneo, il ruolo di seconda potenza manifatturiera d’Europa, la rete gas più estesa del continente e un importante potenziale di energia solare e biometano.
L’idrogeno, oltre a generare zero emissioni negli usi finali e a poter essere prodotto attraverso processi totalmente decarbonizzati (idrogeno rinnovabile) o con emissioni molto limitate (idrogeno sostenibile o low-carbon), può garantire flessibilità e resilienza al sistema energetico. È infatti in grado di assorbire in modo efficiente l’over-produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, sostenendo così la crescente diffusione delle rinnovabili non programmabili, grazie alla possibilità di essere stoccato o di funzionare come buffering. A livello nazionale, lo sviluppo del vettore idrogeno dovrà quindi avvenire in maniera sinergica ed integrata con il mercato e l’infrastruttura elettrica e gas nazionale, prevedendo sia impianti di produzione direttamente collegati ai centri di consumo, sia valorizzando le aree con maggior potenziale produttivo rinnovabile e prevedendo il trasporto e la distribuzione via gasdotto, fino alle aree di maggior consumo.
Lo sviluppo del biometano, che già oggi vede produzioni e immissione in rete in progressivo aumento, merita un ruolo sempre più centrale e rilevante nel contesto della politica energetica del nostro Paese. Ciò, nel più ampio quadro delle misure volte a favorire lo sviluppo dei green gases, che si ritiene debbano essere declinate opportunamente al fine di valorizzare pienamente le potenzialità di trasporto delle molecole verdi tramite le infrastrutture di rete del gas. Assieme alla decarbonizzazione di altri settori hard to abate, può infatti avere un ruolo fondamentale nella transizione energetica del comparto residenziale e, non meno importante, nel contribuire a rafforzare la sicurezza energetica, favorendo la produzione nazionale di gas e aumentando la diversificazione degli approvvigionamenti energetici.
Infine, un’ulteriore leva per accelerare il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione è rappresentata dallo sviluppo della tecnologia di cattura e stoccaggio della CO2. La CCUS rappresenta in primis una leva imprescindibile per la decarbonizzazione dei settori hard-to-abate ed è inoltre, una delle soluzioni di decarbonizzazione del settore della generazione di energia elettrica, garantendo la sicurezza del sistema grazie al mantenimento di una quota di produzione di energia decarbonizzata (c.d. blue power) ma programmabile a complemento della produzione da fonti rinnovabili intermittenti, permettendo in tal modo la minimizzazione dei costi complessivi di sistema. Inoltre, la tecnologia di cattura della CO2 potrà essere coniugata al riutilizzo della CO” in settori industriali che ne necessitano come materia prima (produzione di cemento, plastiche, agricolutura, industria alimentare).
In chiave strategica, per garantire l’indipendenza energetica del Paese, si ritiene importante definire un piano per la sicurezza energetica a livello europeo, che internalizzi e valorizzi le peculiarità di ogni Stato Membro, tenendo conto delle diversità strutturali dei diversi Paesi e l’Italia dovrà costruire proprio sulle proprie peculiarità i punti di forza per il settore energetico del futuro.
In conclusione, la dimensione e la complessità della sfida ambientale ci rende consapevoli che un processo di transizione efficiente ed efficace deve poter far leva su un mix integrato di soluzioni tecnologiche che accompagni la graduale sostituzione e trasformazione delle tecnologie tradizionali con quelle rinnovabili e innovative. Il gas continuerà ad avere un ruolo prezioso nel breve e medio termine per aiutare l’Italia a uscire finalmente dal carbone e per supportare lo sviluppo delle rinnovabili, per rispettare gli ambiziosi target di riduzione delle emissioni Europee ma garantendo un processo di transizione che garantisca energia sicura e a prezzi convenienti. Nel lungo termine l’obiettivo è avere un gas completamente decarbonizzato attraverso l’utilizzo di gas rinnovabili e tramite le tecnologie di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica.
(Per gli altri interventi pubblicati su GasAgenda: https://www.watergas.it/it/Gasagenda)