E' online l'edizione 2023 di GasAgenda, l'annuario di informazione tecnico commerciale per gli operatori dell'industria italiana del gas. Di seguito l'intervento di Nora Garofalo, Segretaria Generale Femca Cisl.
La transizione energetica è un ineludibile passaggio al futuro e al contempo una straordinaria opportunità di proteggere il Pianeta e il lavoro, accompagnando il cambiamento e non subendolo. Per questo abbiamo fortemente voluto la nascita dell’Osservatorio sulla TRansizione Energetica Sostenibile. Tres ha lo scopo di monitorare tecnologie, normative e best practice contrattuali, nazionali e comunitarie, connesse al Piano Industriale Verde dell’Unione Europea. Ci pronunceremo sull’aggiornamento del PNIEC e del PNRR, anche alla luce degli esiti di un apposito questionario somministrato ai nostri delegati nei luoghi di lavoro e ai rappresentanti sindacali afferenti alle strutture regionali e territoriali. Faremo sintesi delle risposte che giungeranno dai comparti dell’Energia, della Chimica e della Moda, che seguiamo come sindacato.
Il percorso della Transizione energetica richiederà necessariamente processi di trasformazione, innovazione e digitalizzazione lunghi e complessi, che agiranno su cinque dimensioni: sicurezza ed efficienza energetica, decarbonizzazione, mercato interno e ricerca/innovazione. Gli effetti sociali, non trascurabili, dovranno essere ammortizzati opportunamente e non potranno, in ogni caso, scaricarsi sui lavoratori e sui più deboli, già colpiti duramente dal Covid, dagli effetti della crisi energetica, dall’emergenza della guerra in Ucraina e dall’inflazione.
Il riferimento è l’obiettivo 8 dell’Agenda ONU al 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, che prevede di incentivare una crescita economica duratura e inclusiva, un’occupazione piena, produttiva e dignitosa per tutti. Gli investimenti, vincolati alla creazione di nuove occasioni di lavoro o reimpiego di qualità, dovranno redistribuire il valore creato, anche alle persone coinvolte nel percorso di transizione.
Il nostro orientamento operativo resta il Manifesto "Lavoro ed energia per una transizione sostenibile", sviluppato nel 2021 da Confindustria Energia in collaborazione con Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Flaei-Cisl e Uiltec-Uil. In tal senso, tra gli obiettivi che vogliamo realizzare c’è anche la riattivazione del Tavolo strategico congiunto Confindustria Energia-Sindacati Confederali.
Come Femca Cisl siamo convinti che il nuovo equilibrio, previsto dall’articolato sistema regolatorio del Green Deal UE, potrà dispiegarsi positivamente solamente se riuscirà a diventare socialmente desiderabile, dal punto di vista economico e valoriale, per i cittadini e i lavoratori, evitando fratture ideologiche, peraltro rese inattuali dalle drammatiche – e talvolta tragiche - evidenze prodotte dal riscaldamento globale causato dai gas serra, nella vita quotidiana di ogni abitante della Pianeta.
La nostra attività punta a favorire un allineamento sui tempi e le misure degli interventi previsti nelle politiche di salvaguardia e adattamento al cambiamento climatico. Ribadiamo, a tal proposito, che il processo della transizione verde debba avvenire con la determinazione necessaria per traguardare l’obiettivo strategico di un aumento delle energie rinnovabili, ma anche con gradualità e flessibilità. Un tema imprescindibile per la sicurezza e l’economia degli approvvigionamenti energetici dell’Unione Europea e in particolare dell’Italia, Paese in cui la ricerca e l’utilizzo dei bio-combustibili - soprattutto il biometano - è assai avanzata.
Transizione energetica e sicurezza energetica devono marciare armonizzando i rispettivi risultati, in un contesto che tuttavia vede la seconda dipendere dalla stabilità delle forniture di petrolio e gas, che nel 2021 soddisfacevano circa il 74% della domanda di energia. In particolare, a medio-lungo termine, la crescita massiva del consumo delle rinnovabili dovrà consentire di diminuire significativamente le costose importazioni di fonti fossili e al contempo aumentare l’autonomia e la sicurezza energetica dell’Italia puntando, ove possibile, su soluzioni che prevedano la neutralità tecnologica.
La disponibilità del gas naturale, anche nella forma di GNL, riveste attualmente e rivestirà, durante il lungo arco temporale della transizione, un ruolo molto importante anche rispetto alla nostra sicurezza energetica. Dopo l'invasione russa dell'Ucraina nel 2022, l’Italia ha intensificato gli sforzi per garantire le forniture, diversificando le fonti degli approvvigionamenti e riducendo progressivamente l'importazione di gas russo. Eni già a fine aprile 2023 dichiarava la fine della dipendenza da Mosca, con un prezzo sotto controllo, almeno per l’anno in corso. Un risultato raggiunto grazie a nuovi accordi commerciali con diversi Paesi e al riorientamento delle forniture da Sud a Nord, grazie all’impiego di punti di interconnessione con il Nord Africa. Importante inoltre l’apporto dall'Azerbaijan, oltre allo sfruttamento dei gasdotti internazionali Transmed, GreenStream e ai terminal GNL presenti a Livorno, a Panigaglia (Liguria) e a Porto Viro (Veneto) e all'installazione di due nuove unità galleggianti di rigassificazione e stoccaggio di gas, a Piombino e Ravenna.
Il sistema energetico del gas italiano gode di una posizione geografica strategica e di un'infrastruttura ben sviluppata che lo rende altamente interconnesso con il resto dell'Europa. Questo permetterà anche all'Italia di agire come un hub nel Mediterraneo, diventando un punto di immissione e convogliamento del gas verso altri paesi europei, attraverso il rafforzamento delle infrastrutture transfrontaliere e interne.
Il Sistema gas è pertanto vitale per sostenere la coerenza tra lo sviluppo massivo delle fonti di energia rinnovabile e la copertura della richiesta di energia, specialmente durante i periodi di picco di domanda, anche qualora i livelli di produzione delle fonti rinnovabili, soprattutto da eolico e fotovoltaico, risultassero bassi per specifiche e non controllabili variabilità meteorologiche.
La sfida della decarbonizzazione sta ridefinendo radicalmente il settore dell'energia, in particolare nei settori del gas, dell'idrogeno, del biometano e del GNL. Gli scenari F55 e Late Transition, sviluppati al 2030, delineano due possibili percorsi di transizione, ognuno con le proprie implicazioni sull'ambiente e il mondo del lavoro. Il primo, più ambizioso, mira a ridurre le emissioni di circa il 51%, puntando su efficienza energetica, rinnovabili elettriche e sviluppo di biometano e idrogeno verde. Il secondo, meno temerario, prevede una riduzione delle emissioni di circa il 40%, con minore sviluppo di biometano, ritardato ingresso dell'idrogeno e nessun ricorso alle tecnologie di cattura e sequestro dell'anidride carbonica.
In questo quadro, il mondo del lavoro legato al gas sta attraversando una fase di trasformazione senza precedenti. L'introduzione di tecnologie innovative e nuovi processi richiederà una formazione continua per gli addetti, affinché siano in grado di affrontare le nuove sfide e opportunità che derivano dalla Transizione Energetica. Quest’ultima, insieme al processo di decarbonizzazione, avrà inevitabilmente diverse ricadute sul mondo del lavoro e sull'economia a medio e soprattutto a lungo termine.
Consapevoli dell’importanza di essere preparati a nuove dinamiche del lavoro, come Femca insistiamo sull'importanza di investire in formazione professionale, sviluppo e aggiornamento delle competenze. Puntiamo alla promozione di una cultura dell’apprendimento costante, in caso con riqualificazione e reinserimento delle persone coinvolte nelle trasformazioni dei processi e dei prodotti.
Le proiezioni ci offrono la visione di una crescita dei settori delle energie rinnovabili, dell'idrogeno verde, del biometano e delle tecnologie a basse emissioni di carbonio. In tali contesti si richiederà un significativo investimento in innovazione e ricerca, nonché la formazione di figure esperte in gestione e ottimizzazione dei nuovi processi produttivi e distributivi.
Le imprese, in un’ottica di competitività nazionale e internazionale, dovranno rispettare i requisiti di sostenibilità e riduzione delle emissioni e ciò comporterà nuovi investimenti per realizzare e/o potenziare infrastrutture e reti energetiche esistenti, ma anche per disporre di personale specializzato (magari proveniente da specifici accordi sindacali su percorsi di reskilling e/o di upskilling aziendale).
In conclusione, per gestire la transizione energetica è centrale dal punto di vista sindacale:
· sostenere una transizione, equa e giusta, ”labour oriented” per il mantenimento e lo sviluppo dei livelli occupazionali in termini quantitativi e professionali (promozione di lavoro innovativo ad alta produttività) con risorse e investimenti vincolati alla creazione di lavoro e/o nuove occasioni di reimpiego, anche ricorrendo a specifici accordi di partenariato pubblico-privato, attraverso la condivisione delle strategie relative alla revisione della disciplina europea degli aiuti di Stato;
· valorizzare le Relazioni Industriali e il Welfare con il ruolo della bilateralità, per individuare le soluzioni che meglio rispondono agli effetti e alle esigenze della transizione, potenziando le politiche passive di protezione del reddito e valorizzando le politiche attive del lavoro, attraverso l’istituzione di un fondo speciale pubblico per la transizione;
· sviluppare una nuova dimensione della partecipazione e della responsabilità del mondo del lavoro, per una governance d’impresa partecipata dai lavoratori, come previsto dalla Proposta di legge di iniziativa popolare “Partecipazione al Lavoro”, promossa dalla Cisl. Anche così potremo coniugare proattivamente la transizione energetica alla crescita economica, il lavoro, l’inclusione sociale e la tutela dell’ambiente.
(Gli altri interventi su GasAgenda: https://www.watergas.it/it/Gasagenda)