L’evento è stato patrocinato dai deputati europei Tiziana Beghin, Patrizia Toia e Marco Zanni, ed è stato organizzato con la collaborazione dell’Ufficio European Regulatory and Public Affairs di Intesa Sanpaolo con sede a Bruxelles
Europa più efficiente nell’uso dell’energia rispetto a Cina e Stati Uniti. L’UE con un consumo complessivo di 58 Exajoules genera un PIL di quasi 17 trilioni di dollari. La Cina con lo stesso PIL ha un consumo di energia quasi tre volte superiore pari a circa 159 Exajoules mentre gli USA si collocano in posizione intermedia 96 Exajoules di consumi per un PIL di 25 trilioni di dollari. L’Europa è l’area mondiale con il maggior grado di dipendenza energetica (55,5%); il dato scende al 20% per la Cina ed è 0% per gli USA che sono totalmente autosufficienti.
E’ quanto emerge dal quinto MED & Italian Energy Report, lavoro di ricerca intitolato quest’anno “Geopolitics of energy in the Mediterranean area between international crises and new energy commodities", realizzato con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e frutto della sinergia scientifica tra SRM (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) e l’ESL@Energy Center del Politecnico di Torino, e della collaborazione con la Fondazione Matching Energies. Il Rapporto è stato presentato nei giorni scorsi al Parlamento Europeo.
In Europa, emerge ancora dal Rapporto, nel mix energetico per la produzione di elettricità l’uso del carbone è diminuito dal 31% al 16%; aumentata in maniera significativa la quota del gas naturale dal 12% al 20%. Dominano le energie rinnovabili, passate dal 15% al 38%. Le importazioni di gas dalla Russia erano il 41,1% per l’Europa pre-guerra (2021), sono scese al 10% nel 2022 e ancora al 6% nei primi 9 mesi del 2023.
In Europa cresce il ruolo del Gas Naturale Liquefatto (GNL): si registra una crescita delle forniture da USA e Algeria che sono passate tra il 2021 ed il 2023 rispettivamente da 26% a 30% e da 11% a 15%. Strategico il ruolo dei canali marittimi: il 20% del commercio mondiale di petrolio passa dallo Stretto di Hormuz e il 10% del traffico mondiale di petrolio e l’8% del GNL transitano dal Canale di Suez. In totale complessivi 26 milioni di barili di petrolio al giorno.
Nell’Area Med – sottolinea il Rapporto - la sponda Europea e quella del Mediterraneo orientale dipendono da quella Sud per il 18% e il 27% delle loro importazioni complessive di petrolio greggio e gas. Sempre nell’Area Med & Rinnovabili lo sviluppo delle FER nelle tre sponde mostra forti differenze: fatto 100 la capacità rinnovabile installata nel Mediterraneo, il 76% è localizzato nella sponda Nord, il 18% in Turchia e il 3,6% nella sponda Sud.
Quanto all’Italia nel 2022 con un consumo energetico complessivo pari a poco più di 6 2 Exajoules ha generato un PIL di 2 trilioni di dollari, risultando (nel coefficiente pil/consumi energetici totali) più efficiente rispetto al valore medio europeo ed in linea rispetto ai principali competitor manifatturieri (Francia 8,4 Exajoules con un PIL di 2,8 trilioni di dollari; Germania 12,3 Exajoules con un PIL di 4,1 trilioni di dollari).
L’Italia è il paese dell’Europa con il maggior grado di dipendenza energetica pari al 73,5%, la Francia - che usa il nucleare - ha un grado di dipendenza pari al 44,2%. Sempre in Italia è aumentato in modo significativo l'uso del gas e delle fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica; coprono rispettivamente il 54% ed il 35% del mix elettrico.
Nel nostro Paese, le importazioni di gas russo dal gasdotto TAG si sono ridotte dal 28,4% del 2020 al 2,4% dei primi 10 mesi del 2023. Le importazioni di gas dall’Algeria attraverso il gasdotto Transmed sono aumentate dal 12% del 2020 al 20,2% dei primi 10 mesi del 2023. Un vero e proprio effetto sostituzione Algeria-Russia. Ciò ha rappresentato anche uno spostamento del baricentro energetico da EST a SUD ridando centralità al Mediterraneo.
Fondamentale il ruolo delle materie prime critiche per lo sviluppo delle tecnologie verdi: ad esempio; un’auto elettrica contiene 6 volte la quantità di minerali usati per un’auto tradizionale. Queste materie prime sono concentrate in un numero limitato di paesi. Le quote più elevate sono: Congo per il cobalto (66%), Australia per il litio (54%), Cina per la grafite naturale (65%) e le terre rare (65%) e Sud Africa per il platino (72%).
In questo quadro i porti si stanno configurando come veri e propri hub benergetici e digitali oltre che logistici. Terminali di energie fossili, luoghi di sbocco di pipelines, comunità energetiche, vicini ad industrie ad alta intensità energetica possono contribuire attivamente agli sforzi globali di decarbonizzazione.
I progetti su innovazione, rafforzamento della filiera industriale e riduzione dell’inquinamento si affiancano all’importante caratterizzazione energetica che la portualità italiana già da tempo mostra: il 34% del traffico è costituito da prodotti energetici (oltre 169 milioni di tonnellate).