REF Ricerche: transizione digitale del servizio idrico ancora agli inizi

18 gen 2024
Il position paper di REF evidenzia la necessità di una strategia robusta per sviluppare un'infrastruttura idrica digitale, pronta ad affrontare sfide climatiche e promuovere un uso razionale dell'acqua, richiedendo parallelamente investimenti in capitale umano e riorganizzazione aziendale

In Italia la transizione digitale del servizio idrico è ancora agli inizi. La digitalizzazione è presente negli interventi di distrettualizzazione e misurazione dei volumi di processo, ma ancora poco diffusa nella misurazione del consumo finale d’utenza. Nei prossimi anni le sue potenzialità vanno chiaramente nella direzione di una infrastruttura più resiliente, in grado di adattarsi agli effetti del cambiamento climatico e di coadiuvare un uso più razionale della risorsa idrica. Sebbene si tratti di strumenti rivoluzionari nella gestione dell’acquedotto è necessaria una strategia per il loro sviluppo che deve essere accompagnata dalla formazione del capitale umano e da una riorganizzazione delle aziende. È necessaria, dunque, anche una transizione gestionale che accompagni la transizione digitale. È quanto emerge dal position paper del Laboratorio REF.

La digitalizzazione - sottolinea il Ref - permette di affrontare le nuove prospettive del servizio idrico in maniera più consapevole e con strumenti più sofisticati di gestione: dalle fasi di captazione e potabilizzazione, attraverso la distribuzione e fino al consumo finale, la trasformazione digitale permette di offrire un supporto alle decisioni afferenti all’azione tecnica, ma implica al contempo un investimento in capitale umano.


Le tecnologie digitali sono, inoltre, efficaci nell’incrementare sia la resilienza sia l’efficienza delle operazioni fondamentali delle utility idriche. Infatti, esse sono alleate nelle riposte alle sfide del cambiamento climatico e alla tutela della risorsa, in termini di disponibilità della risorsa e di crescente domanda di acqua, permettendo un migliore monitoraggio e gestione dei volumi di processo e di utenza, la programmazione predittiva di manutenzioni e interventi, la responsabilizzazione del consumo, ma anche il controllo della qualità dell’acqua e degli inquinanti che ne minacciano la salubrità. 

La digitalizzazione interessa vari aspetti dei sistemi acquedottistici, dall’utilizzo del gemello digitale per la modellizzazione e per il monitoraggio, ai sensori e misuratori smart utili per la calibrazione del modello e la rendicontazione dei volumi consumati dall’utenza.
I sistemi di adduzione sono già oggetto di telecontrollo attraverso sistemi di monitoraggio e dispositivi idraulici controllati in remoto data l’estensione spaziale di tali infrastrutture. Al contrario, la digitalizzazione dei sistemi di distribuzione è ancora un processo in divenire. Per migliorare l'efficienza e il supporto decisionale, enti di governo e gestori devono ingegnerizzare i sistemi di distribuzione attraverso la distrettualizzazione e il controllo remoto dei dispositivi idraulici. 
Questo sviluppo risponde alle esigenze della distribuzione idrica. 

Per esaminare la diffusione delle tecnologie digitali nel settore acquedottistico italiano, REF Ricerche ha condotto un'indagine tra i principali gestori idrici del Paese nel settembre e ottobre 2023. L'invito è stato accettato da 14 gestioni, coprendo un totale di 17,8 milioni di abitanti serviti. Queste gestioni rappresentano le realtà industriali più avanzate del SII.


Nei dati resi disponibili dai gestori emerge un quadro di
crescente diffusione delle tecnologie digitali. Tra il 2018 e il 2021, la percentuale di reti acquedottistiche distrettualizzate e telecontrollate è aumentata del 57%, a fronte di una sostanziale stabilità della consistenza della rete di adduzione e distribuzione (cresciuta del 3% nello stesso periodo). Nel 2021, la quota di rete distrettualizzata e telecontrollata si attesta al 35% del totale complessivo delle reti di adduzione e distribuzione gestite, pari a circa 36mila chilometri su 102mila chilometri di rete.


L'installazione di misuratori "smart" presso le utenze, rilevabili tramite telelettura, mostra una crescita ma risulta ancora limitata, passando dall'1% nel 2018 al 6% nel 2021. Per quanto riguarda la lettura remota dei volumi di processo e di utenza, nel 2020 il 67,3% e nel 2021 il 71,5% sono stati letti tramite misuratori teleletti da remoto. Tale incidenza cresce ulteriormente, superando il 75% nel biennio, se si considerano solo i volumi effettivamente misurati, escludendo quelli stimati.

Tuttavia, la telelettura da remoto per la misurazione dei volumi di utenza è ancora agli inizi, costituendo solo il 10% del totale dei volumi di utenza nel 2021. Aumenta di un solo punto percentuale, raggiungendo l'11,8%, se si considerano solo i volumi effettivamente misurati. I dati di REF evidenziano una chiara preferenza per l'installazione di dispositivi di misura con telelettura da remoto rispetto a quelli con modalità di lettura di prossimità (walk by o drive by), che risultano residuali e più comuni nell'ambito della misurazione d'utenza.

Due forze trainanti del cambiamento digitale - continua Ref - sono le modifiche normative e regolatorie, con attenzione alle prescrizioni tecniche e di qualità, e le influenze finanziarie legate all'accesso a finanziamenti pubblici europei e nazionali, insieme all'orientamento degli investimenti privati verso obiettivi di sostenibilità ambientale. Nel settore dell'energia elettrica e del gas, l'adozione di soluzioni tecnologiche innovative si basa su un quadro normativo europeo che ha preso forma a partire dal 2006 (Direttiva 2006/32/EC sull’Efficienza Energetica, Terzo Pacchetto Energia e Direttiva 2019/944/UE).

Tuttavia, in ambito idrico, manca un framework comunitario simile. La promozione della digitalizzazione  - come indicato nel position paper di REF - rimane limitata a iniziative di sperimentazione e ricerca prevalentemente multiservizio, coinvolgendo settori come l'idrico, il gas e il teleriscaldamento, sia a livello europeo che regolatorio italiano. 

Nel biennio 2020-2021 sono stati realizzati investimenti relativi alla digitalizzazione delle reti per 74,6 milioni di euro, circa l’1,5% degli investimenti totali realizzati per il segmento di acquedotto, e pari a circa 1 euro all’anno per abitante servito. L’incidenza e i volumi di investimento crescono nel biennio 2022-2023, ammontando a 211,8 milioni di investimenti programmati relativi alla digitalizzazione delle reti idriche, pari al 2,4% del totale degli investimenti programmati per il segmento di acquedotto nel 2022 e al 4,1% nel 2023, passando rispettivamente da 1,6 euro pro capite nel 2022 a 3,5 euro pro capite nel 2023. La crescita prevista negli investimenti programmati riflette la spinta data alla digitalizzazione dai fondi del PNRR e del REACT-EU.