"Il biometano è un prezioso carburante rinnovabile ottenuto dalla raffinazione del biogas, che può contribuire significativamente alla decarbonizzazione, fornendo un’alternativa pulita al gas naturale".
Oltre al solare ed eolico, anche il biometano può svolgere un ruolo importante nel processo di decarbonizzazione. E’ quanto emerge dal Position Paper prodotto dal Laboratorio Servizi Pubblici Locali del Ref, “La filiera del biometano in Italia: potenzialità e rischi”.
L’Europa si è posta ambiziosi obiettivi climatici per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e affrontare il cambiamento climatico. Come viene spiegato nel documento, in questa sfida, l’energia rinnovabile, inclusa l’eolica e solare, è di vitale importanza e un alleato emergente è il biometano, un prezioso carburante rinnovabile ottenuto dalla raffinazione del biogas, che può contribuire significativamente alla decarbonizzazione, fornendo un’alternativa pulita al gas naturale.
In Italia, il biometano ha un notevole potenziale grazie alla disponibilità di diverse fonti di biomasse, come i fanghi di depurazione, gli scarti agricoli e agroalimentari e i rifiuti a matrice organica, che possono essere trasformati in biogas e successivamente raffinati. Attualmente, ci sono oltre 2.000 impianti di biogas e circa 85 impianti di produzione di biometano, soprattutto situati nel nord Italia. Infatti, REF Ricerche ha incrociato i dati di Snam con le elaborazioni di EBA (European Biogas Association) e i dati dell’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione), arrivando a sviluppare un database che ha rilevato per l’appunto 85 impianti di produzione di biometano attivi, con una producibilità attesa pari a 572 milioni di smc all’anno nello scenario low.
L’Italia si impegna a ridurre le emissioni di gas serra dell’80% entro il 2030, coerentemente con gli obiettivi europei, e punta a sfruttare il biometano per raggiungere questo obiettivo.
Per incentivare lo sviluppo del biometano, l’Italia ha stanziato finanziamenti nel PNRR, destinando 1,92 miliardi di euro. Oltre a questo, il Decreto Ministeriale di settembre 2022 fornisce incentivi e tariffe differenziate in base al tipo di impianto e alle biomasse utilizzate (ad esempio, rifiuti o scarti agricoli). Gli incentivi vengono assegnati attraverso procedure competitive pubbliche e la graduatoria, redatta e pubblicata da GSE, tiene conto di diversi indicatori, tra cui la percentuale di riduzione delle emissioni di gas serra.
Tuttavia, l’esito della prima graduatoria non è stato completamente positivo, poiché solo il 44% del contingente disponibile è stato assegnato, a un numero di impianti pari a 60. Nonostante ciò, sottolinea il Ref, l’impegno per lo sviluppo del biometano rimane una priorità per l’Italia nell’ambito degli obiettivi climatici europei.