
Lo stress creatosi nel settore energetico richiede delle strategie di risposta a breve e medio termine per calmierare i prezzi e sostenere la transizione energetica. Articolo di Pierpaolo Signorelli.
Il protrarsi dell'azione bellica in Ucraina con lo stop definitivo delle importazioni gas dalla Russia, e l'escalation dei dazi minacciati dalla nuova amministrazione statunitense, impone all'Italia, grande importatrice di energia, ma un po' a tutta l'Europa, una riorganizzazione delle modalità di approvvigionamento produzione e consumo dell'energia. Sicurezza energetica e costi per i consumatori, grandi e piccoli, sono stati al centro del dibattito che si è tenuto alla quinta Convention di A.R.T.E., l'associazione che riunisce i reseller e i trader dell'energia.
Nella tavola rotonda istituzionale che ha aperto il dibattito, i due ministri competenti per la sicurezza energetica, Antonio Tajani, ministro degli Esteri, e Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, hanno espresso in messaggi video l’attenzione del Governo alle persistenti difficoltà del settore.
Per Tajani, la via di risoluzione alla questione energetica passa attraverso il rafforzamento della politica industriale comune e il raggiungimento di una pace solida e duratura fra Ucraina e Russia, che consenta di riaprire i rapporti commerciali con quest'ultima, storico fornitore di gas per l’Italia. Si comprende la riflessione del Vicepresidente del Consiglio: se si potessero riaprire i rubinetti dei gasdotti dell’est, anche per quantitativi minori a quelli precedenti, il sistema gas italiano sarebbe molto più riequilibrato e la speculazione non avrebbe più presa sui mercati nazionali europei, cosa che invece potrebbe verificarsi con l'imposizione di tassi statunitensi sulle esportazioni di gnl, visto che gli USA sono divenuti il primo fornitore di gnl dell’UE.
Per Pichetto Fratin, il contesto attuale è la risultante di un cambiamento epocale a fronte del quale bisogna dare risposte nuove e diversificate, seguendo un approccio di neutralità tecnologia come criterio ispiratore delle nostre scelte d’investimento. Pertanto, se la via di risposta all’emergenza energetica è quella della diversificazione delle fonti di generazione, all’interno di tale gamma ci dovrà senz’altro essere spazio anche per il nucleare di quarta generazione (reattore a neutroni veloci), che potrà fornire un importante ausilio agli energivori e all’industria italiana in generale, stabilizzando con una significativa produzione interna sia il mercato, nelle oscillazioni di prezzo, sia le importazioni, affrancandoci dal rischio di mancati approvvigionamenti.
Stefano Besseghini, presidente dell'autorità di settore ARERA, ha posto in evidenza come "il mercato è pilotato dai costi della commodity dell’offerta". L'Autorità ha messo in campo strumenti per monitorare il fenomeno e rafforzare la posizione della Domanda; in particolare dal 1 luglio prenderà avvio lo "scontrino energia" che si inserisce nell'azione di aggiornamento della “fattura 2.0”. In effetti gli utenti consumatori non potendo rinunciare alla propria fornitura di energia, e quindi astenersi dal consumo, hanno come principale arma di difesa l'analisi della bolletta, al fine di poter comparare al meglio le diverse offerte.
Con l'avvio della nuova nomenclatura sarà possibile avere in bolletta un "Frontespizio unificato", con una struttura uguale per tutti i clienti finali; lo "scontrino dell’energia" propriamente detto, con il dettaglio degli importi fatturati, aggregati secondo la logica quantità x prezzo, e un "box dedicato all'offerta" che descrive gli elementi principali dell'offerta sottoscritta. Tutti elementi che consento di avere una fotografia puntuale della propria fornitura, sulla base della quale decidere le proprie mosse.
È stata poi la volta del presidente del GSE Paolo Arrigoni, che ha affrontato la tematica del trilemma, cui è sottoposto il sistema ed il sovrastante mercato energetico: come rendere compatibili sostenibilità, equità ed economicità. Altrimenti detto occorre riuscire a fornire una commodity col minor impatto ambientale, al minor costo e con la più larga accessibilità sul territorio. Secondo Arrigoni la risposta sono le rinnovabili, essendosi registrati oltre 1,9 mln di impianti su tutto il territorio nazionale: i numeri dunque confortano nella ricomposizione del trilemma. Gli sforzi sono adesso concentrati sul potenziamento e ammodernamento della rete, affinché l’espansione delle FER possa continuare, soprattutto con l'incremento dell’eolico off-shore, senza incontrare i limiti dovuti alle attese per gli allacci.
In questo quadro si affaccia come realtà dal rinnovato futuro la geotermia, storica attività italiana di generazione energetica (calore ed elettricità). Come ha sottolineato Della Vedova, presidente di Unione Geotermica Italiana, l'Italia ha un potenziale ricchissimo che è stato sfruttato solo in minima parte, per lo più nella zona di Lardarello. Un impianto geotermico ha una resa superiore a qualsiasi tipologia di impianto rinnovabile, non soffre delle intermittenze, ha impieghi diversificati (energia elettrica, teleriscaldamento) ed ovviamente non inquina. Secondo il presidente dell'UGI se avviassimo perforazioni fino a 5 km in qualunque regione italiana, potremmo arrivare a coprire fino al 10% dell'attuale fabbisogno di energia elettrica..
Perché allora non si è diffusa maggiormente nel nostro paese? Il presidente Della Vedova ha ricordato vari fattori ostativi, alcuni di tipo storico come la scelta politica e commerciale di preferire il gas. Per cui, oggi, è problematico e costoso convertire a riscaldamento geotermico gli impianti cittadini già esistenti.
Altre problematiche sono invece di carattere tecnico-economico: i bassi livelli di investimenti che sono stati fatti nel corso dei lustri, non hanno permesso un adeguato sviluppo tecnologico, capace di superare le diverse difficoltà di perforazione, relegando questa fonte nostrana, a quote marginali.
Della Vedova ha concluso con una nota di ottimismo, auspicando che l'indirizzo profondamente ambientalista intrapreso dall’Unione Europea, rimetta in primo piano in Italia questa antica fonte energetica, disponendo il nostro paese di uno dei più floridi bacini geotermici al mondo: un "ritorno al futuro" per il vettore geotermico.