
Ad oggi, il riuso idrico è promosso principalmente per utilizzi non potabili, a causa della diffidenza sociale e della mancanza di chiarezza normativa e di comunicazione.
Riuso delle acque reflue a fini potabili come possibile risposta alla scarsità idrica emergente, ma serve un approccio in grado di coniugare tecnologie, comunicazione e coinvolgimento attivo delle comunità locali per superare la sfiducia dei cittadini. È quanto emerso dal nuovo Position Paper n. 286 del Laboratorio Ref Ricerche, intitolato "Riuso potabile delle acque depurate: nuova frontiera nel contrasto alla scarsità idrica".
Nel dettaglio, il documento evidenza come, ad oggi, il riuso idrico sia promosso principalmente per utilizzi non potabili, ovvero per gli usi agricoli e industriali, oltre che per la ricarica delle acque sotterranee o superficiali. Tuttavia, si legge, le crescenti pressioni antropiche sulla disponibilità della risorsa idrica, aggravata dagli effetti del cambiamento climatico, stanno portando ad all’attenzione possibili impieghi alternativi per le acque reflue depurate.
Il riuso idrico, spiega il Ref, dipende da sistemi di depurazione adeguati e infrastrutture per la distribuzione, ma i costi elevati di trasporto e stoccaggio spesso ne limitano l'adozione: infatti, tali costi dipendono dalla qualità dell'acqua, dai trattamenti necessari, dall'energia impiegata e dallo smaltimento dei sottoprodotti, e il riuso potabile risulta particolarmente oneroso per via dei trattamenti avanzati richiesti.
Inoltre, nel nostro Paese, come a livello europeo, manca una normativa quadro che non solo disciplini in modo chiaro il riuso a fini potabili, ma che ne possa promuoverne lo sviluppo qualora le condizioni ambientali e di contesto lo rendano la soluzione più adatta.
Altro ostacolo significativo da superare, spiega la ricerca, è la diffidenza sociale, spesso basata su fattori emotivi come il disgusto: superare questa resistenza richiede, secondo il Ref, strategie comunicative efficaci, trasparenza istituzionale e coinvolgimento attivo delle comunità, ad esempio attraverso visite agli impianti e campagne informative mirate a evidenziare la sicurezza e i benefici del riuso.
"La comunicazione deve fare parte di un percorso permanente non limitata alle fasi iniziali del progetto, trasparente e adattata ai diversi segmenti di pubblico, con una scelta di linguaggio adeguata. Un messaggio ben studiato non deve solo spiegare i benefici del riuso, ma anche riconoscere e affrontare direttamente le preoccupazioni legate alla salute e alla sicurezza, sottolineando il rispetto degli standard di qualità dell’acqua destinata all’uso umano", afferma il Ref.