Francesco Vincenzi, Presidente ANBI: "Le Marche resistono grazie agli invasi"
Confermata l'emergenza idrica nelle regioni meridionali e insulari, si riscontra una preoccupante somiglianza con quanto accaduto nel 2021 nell'Italia centrale, quando dalla tarda primavera iniziò un periodo di grave sofferenza per le regioni adriatiche, dal fiume Reno alla Puglia, costringendo alla sospensione del servizio irriguo. E' quanto segnala il report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.
Dopo un inverno con scarso innevamento sull’Appennino e una primavera povera di piogge, i segni di questo grave trend sono particolarmente evidenti in Abruzzo: dalle colline teatine alla costa pescarese, dalla Val Pescara fino al confine con le Marche, le precipitazioni nell’anno idrologico sono ai minimi; fanno eccezione la piana del Fucino e la costa vastese, dove le piogge sono rimaste nella media. Nel mese di maggio la fascia collinare litoranea, soprattutto quella centro-meridionale, ha registrato un deficit pluviometrico fino a -87,7% sulla costa pescarese, mentre, per paradosso, le piogge sono state superiori alla media (+93%) nelle zone montane della provincia aquilana (fonte: Regione Abruzzo).
Il persistere di questa situazione idrologica irregolare fin dall’estate 2023 comporta che anche zone tradizionalmente ricche di acqua ora si trovino ad affrontare razionamenti e limitazioni: nella Valle Peligna, zona idricamente abbondante, si sperimenta per la prima volta l’interruzione delle erogazioni per 3 giorni a settimana, consentendo alla vasca per l’irrigazione (“Sulmona”, che serve metà valle) di riempirsi, nonostante le esigue portate del fiume Gizio. Se le temperature restassero più alte della media e le piogge scarseggiassero, tale provvedimento dovrà essere esteso ad altre 13 vasche del comprensorio, con gravi ripercussioni sulle produzioni agricole della zona.
Esemplificativo della gravità della situazione - si legge nella nota - è lo stato del bacino di Penne, che a fine maggio era riempito solo al 33% della sua capacità, con un livello idrico inferiore di oltre 10 metri rispetto all’anno scorso, sceso di un ulteriore metro nei primi 12 giorni di giugno. Normalmente in questo periodo, grazie alla fusione nivale e alle piogge di maggio, l’invaso contiene volumi pari a circa 8 milioni di metri cubi, mentre attualmente è sotto i 3 milioni. In assenza di significative precipitazioni, già a luglio non ci sarà acqua per le campagne.
“Il ripetersi di una forte differenziazione idrica fra zone di una stessa regione in conseguenza di una crescente localizzazione degli eventi meteo evidenzia la necessità non solo di un maggior numero di invasi per raccogliere l’acqua quando c’è, ma di infrastrutture capaci di spostare risorse idriche da un territorio all’altro” indica Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).
“Bisogna avviare urgentemente interventi di adattamento dei territori alle conseguenze della crisi climatica. E’ necessario, ad esempio, iniziare a finanziare il Piano Invasi e dare seguito concreto a quanto previsto dal Piano Nazionale di Interventi Infrastrutturali e per la Sicurezza del Settore Idrico, accelerando gli iter burocratici, pur nel pieno rispetto delle norme: 11 anni di media per realizzare un’opera pubblica, di cui 8 per procedure formali, è un tempo insostenibile di fronte alle conseguenze della crisi climatica” aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.
Infatti, nelle Marche, la stagione irrigua di quest'anno sarà garantita solo grazie ai quasi 52 milioni di metri cubi d'acqua ancora trattenuti dalle dighe regionali. La preoccupazione riguarda la condizione di siccità estrema (così classificata da Amap - Agenzia Marche Agricoltura Pesca), che affligge, dopo oltre un anno di scarse precipitazioni, alcuni comuni costieri pesaresi e i territori meridionali al confine con l'Abruzzo. Da gennaio 2023, a livello regionale mancano all'appello oltre 170 millimetri di pioggia, avvicinando il bilancio idrico dei fiumi marchigiani a quello del "annus horribilis" 2021.