"Le imprese stanno affrontando il cambiamento: quasi 1 azienda su 2 sta portando avanti investimenti e piani per declinare la transizione ecologica e per oltre il 60% l’innovazione tecnologica determinerà un incremento occupazionale".
L’energia, che ha sempre accompagnato ogni evoluzione della società, costituisce il fattore abilitante chiave per sostanziare il percorso verso una Società del Futuro che esprima il raggiungimento di un pieno progresso sociale, culturale ed economico coniugando transizione ecologica, sostenibilità, uguaglianza e inclusività.
È quanto emerge dallo Studio “Verso la Società del Futuro: come vivremo, lavoreremo, ci relazioneremo e le energie della trasformazione”, realizzato da Edison e The European House – Ambrosetti (v. allegato) anticipato venerdì, nell’ambito del Forum di The European House - Ambrosetti, in una conferenza stampa cui hanno preso parte Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di The European House – Ambrosetti, Nicola Monti, Amministratore Delegato di Edison, e Ferruccio Resta, Presidente MOST - Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile, Professore del Politecnico di Milano e componente dell’Advisory Board che ha supervisionato lo sviluppo della ricerca).
Attraverso un’analisi dei principali fattori di cambiamento, spiega una nota congiunta di Edison e The European House – Ambrosetti, lo Studio ha identificato 3 mega trend che impatteranno sullo sviluppo della Società fino al 2050: le dinamiche geopolitiche ed economiche globali, la demografia e l’evoluzione tecnologica. La tendenza più evidente legata all’attuale contesto geopolitico riguarda la nuova bipolarizzazione in atto nel sistema internazionale tra blocco occidentale e blocco sino/russo, completata da un eterogeneo gruppo di Paesi che prediligono partnership a “geometria variabile” e multidimensionali a seconda degli interessi strategici di volta in volta in gioco. A sua volta, l’evoluzione del sistema internazionale comporta anche una riorganizzazione delle catene globali del valore, a partire dai settori industriali ritenuti strategici e ad alta intensità tecnologica. La tendenza in atto, dunque, appare la ridefinizione degli scambi internazionali all’interno di una globalizzazione frammentata e divisa tra aree geografiche di competenza.
In parallelo, il contesto demografico vede la combinazione di due diversi fattori: da un lato è visibile un forte cambiamento nei pesi demografici delle diverse regioni del mondo. In particolare, il peso dell’Europa sulla popolazione globale dovrebbe raggiungere il 7% al 2050, in calo di 13 punti percentuali rispetto al 1960 e di 2 punti percentuali rispetto al 2022. Nelle economie mature lo scenario demografico implica anche l’invecchiamento della popolazione: in Italia la popolazione over-65 è oggi il 23,5% del totale e potrebbe salire fino al 34,9% del totale al 2050.
La terza macro-tendenza identificata nello Studio riguarda l’accelerazione tecnologica legata, in primis, al sempre più pervasivo processo di digitalizzazione. Nel periodo più recente l’accelerazione tecnologica è stata associata allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale generativa: ChatGPT è stata l’app che ha raggiunto più rapidamente i 100 milioni di utenti mensili, impiegando solo 2 mesi. Lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale è divenuto quindi un tema centrale nello scenario competitivo internazionale con tutti i maggiori Paesi impegnati a ottenere un vantaggio competitivo dalla sua applicazione.
Per qualificare al meglio la concezione di futuro e la percezione rispetto alle priorità d’azione dell’Italia sono state realizzate due survey dirette agli attori chiave in questo processo di cambiamento, ovvero i giovani (16-26 anni) e le imprese del Paese. Da un lato, i giovani di oggi sono gli adulti nella Società del Futuro e ne misureranno evoluzione e risultati ottenuti a partire dalle loro attuali aspettative. Le imprese, invece, hanno un ruolo essenziale in questo processo evolutivo in quanto chiamate, già oggi, a promuovere investimenti e cambiamenti necessari a costruire il nuovo contesto di riferimento.
Dallo Studio emerge il senso di opportunità che deriva dai processi di cambiamento in atto: la transizione ecologica è oggi una priorità condivisa da giovani e imprese italiane. 7 giovani su 10 e 6 imprese su 10 vedono nella transizione ecologica l’elemento determinante per il passaggio alla Società del Futuro. I giovani, inoltre, abbinano alla priorità per la sostenibilità un’evoluzione valoriale che metta al centro l’inclusività, il senso di comunità e la promozione del bene comune. Inoltre, la priorità assegnata alla transizione ecologica da giovani e imprese si lega al fatto che per oltre due terzi delle imprese del Paese l’attuale modello economico non abbia contribuito ad uno sviluppo sostenibile, con 6 imprese su 10 che reputano insufficiente l’attenzione posta verso l’inclusione, la crescita economica, la tutela ambientale e la resilienza dei sistemi produttivi. Coerentemente 7 giovani italiani su 10 pensano al futuro con incertezza.
Un ulteriore aspetto centrale che emerge dallo Studio riguarda la necessità di accelerare i tempi della transizione mantenendo forte l’attenzione su comunità, territorio e sistema pubblico. L’urgenza di agire per ridurre la distanza tra il futuro desiderato e il futuro realisticamente prospettato si traduce nei giovani in impegno e senso di responsabilità verso la comunità e il territorio: 3 giovani su 4 vedono nel ruolo del sistema pubblico (scuola e Istituzioni) un pilastro di riferimento per affrontare i prossimi anni. In parallelo, anche le imprese stanno affrontando il cambiamento: quasi 1 azienda su 2 sta già portando avanti piani per declinare la transizione ecologica, anche se un maggiore impegno politico e supporto istituzionale per la transizione è richiesto da 4 imprese italiane su 10.
La tecnologia, sottolinea la nota, ha ovviamente un ruolo chiave in questo processo di cambiamento: per oltre 7 giovani su 10 il digitale è parte integrante della quotidianità ed è un potente strumento di interazione sociale. Per guidare il cambiamento verso la «Società 5.0» – che mette al centro il benessere dell’uomo tramite la convergenza tecnologica – occorre però un potenziamento del sistema educativo (per quasi 2 giovani su 3), con una maggiore focalizzazione sui temi di etica, tecnologia e sostenibilità oltre che sulle competenze tecniche (citate da quasi un’azienda su 2), necessarie a cogliere appieno le opportunità della transizione tecnologica.
In questo scenario evolutivo deve, infine, essere sottolineato come ogni progresso del sistema economico e produttivo umano vada di pari passo con un cambiamento del sistema energetico e il passaggio verso il paradigma della Società del Futuro non fa eccezione. L’energia è il settore con il maggiore e più diffuso impatto sul raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (6 SDG e 28 target), è il primo settore economico in Europa e in Italia per intensità degli investimenti (pari al 39% del valore aggiunto generato) e potrà abilitare nuove filiere produttive, modelli di coinvolgimento diffuso e responsabile, e una transizione ecologica sostenibile e sicura.
Lo Studio, spiega la nota, identifica un possibile paradigma di sviluppo (la «Società 5.0») che si pone l’obiettivo di essere prospera avendo al centro il benessere dell’essere umano («human-centered society») secondo principi di equità, sicurezza, sostenibilità e inclusività. L’evoluzione verso una Società del Futuro così caratterizzata significa ripensare i modelli operativi connessi a tre dimensioni chiave dello sviluppo umano, che sono descritti nello Studio, ovvero nuove città (come vivremo), nuovi modelli produttivi e organizzativi (come lavoreremo), nuove comunità (come ci relazioneremo).
In questo quadro multidimensionale, l’energia costituisce il fattore abilitante di gran parte dei paradigmi evolutivi presentati, e quindi dei benefici connessi. Nelle città, tramite lo sviluppo di sistemi energetici più efficienti e sostenibili a supporto della mobilità e dei luoghi di vita; nelle imprese, guidando il percorso di transizione dei modelli produttivo-organizzativi verso gli obiettivi di sostenibilità, tramite tecnologie e paradigmi green e secondo principi di collaborazione (grazie ai distretti industriali); nelle comunità, ponendo il tema della coesistenza con l’ambiente e con gli altri attori al centro dei nuovi modelli formativi ed educativi, affermandolo quindi come principio sociale fondamentale.
Per concludere, si legge nel comunicato, lo studio contribuisce a mettere in luce l’importanza di guardare al futuro, pensando alle sfide da affrontare ma anche alle opportunità a nostra disposizione: in altre parole, la necessità fondamentale di gestire il cambiamento (tecnologico, ambientale, geopolitico, sociale). Guardando al 2050, emerge la progressiva affermazione di un modello di energia sostenibile (economicamente, ambientalmente, socialmente, tecnologicamente), sicura, diffusa e partecipata, con il coinvolgimento diretto di tutti gli stakeholder pubblici e privati, collettivi ed individuali con impegni crescenti di dialogo strutturato, e il pieno sviluppo delle fonti rinnovabili, delle nuove tecnologie e dei servizi energetici e ambientali con una rinnovata potenzialità di questi sistemi di alimentare proprio i nuovi modi di vivere, lavorare e relazionarsi.