Transizione, possibile rendere Sardegna 100% rinnovabile

09 apr 2025
Già oggi il biogas prodotto può sostituire il 10% della domanda regionale di gas per energia termica nell'industria: insieme a fotovoltaico risparmio atteso di circa il 20% e -62% emissioni.

Per rendere il sistema energetico della Sardegna 100% rinnovabile è necessario incrementare di 5,6 GW la capacità solare installata e di 3 GW quella eolica, ricorrere a sistemi di accumulo energetico e attuare appieno i piani di sviluppo del sistema di distribuzione e della Rete di Trasmissione Nazionale (RTN). È quanto emerge dallo studio "Analisi di possibili traiettorie per la transizione energetica in Sardegna", realizzato da Politecnico di Milano, Università di Cagliari e Università di Padova e commissionato dal Coordinamento FREE in collaborazione con il Consorzio Italiano Biogas e Italia Solare.

Nel dettaglio, lo studio evidenzia come almeno 1,5 GWp di impianti fotovoltaici di piccola taglia serviranno Comunità di Energia Rinnovabile (CER) o altri sistemi di condivisione dell'energia e che già oggi il biogas prodotto in Sardegna può sostituire il 10% della domanda di gas per energia termica nell'industria e sostenere un'importante filiera locale: con la realizzazione di questi obiettivi si ha un risparmio atteso per una famiglia media di circa il 20% a fronte di riduzioni di emissioni pari al 62%. Il 57% con la ripresa del polo dell'alluminio.

Puntare su rinnovabili e sistemi di accumulo, non solo a batteria, è la scelta, secondo i ricercatori, più conveniente per la Sardegna, pienamente realizzabile con il rafforzamento contestuale delle infrastrutture di rete per la distribuzione e la trasmissione dell'energia elettrica e la realizzazione dell’elettrodotto sottomarino Tyrrhenian Link, le cui caratteristiche tecniche ne consentono l'uso per finalità di regolazione e di sicurezza delle reti.

"I gruppi termoelettrici, anche se riconvertiti a GNL, hanno grandi difficoltà a trovare spazi adeguati sia nel mercato dell'energia sia nel mercato dei servizi. Sulla base dello studio, non appaiono quindi giustificabili investimenti nella riconversione delle centrali termoelettriche, poiché questi non sarebbero remunerativi e rischierebbero di essere caricati come costi aggiuntivi sulle bollette", afferma Maurizio Delfanti, del Politecnico di Milano.

"Con rinnovabili e accumuli, si prevede che il prezzo zonale dell'energia elettrica calerà del 39% in pochi anni, da una media di 108,3 euro per MWh nel 2024 a 66,4 €/MWh nel 2030. I maggiori costi iniziali di investimento per sviluppare le rinnovabili saranno più che compensati da costi di esercizio degli impianti nettamente inferiori rispetto alle fonti fossili. Nel completamento dello studio, saranno anche stimati gli impatti sociali e occupazionali degli scenari prospettati", afferma Arturo Lorenzoni, dell'Università degli studi di Padova.

"Lo studio evidenzia in modo rigoroso come, con una combinazione efficiente di fonti rinnovabili e sistemi di accumulo, sia possibile coprire integralmente i consumi elettrici della Sardegna. Il mix tecnologico proposto dimostra che la transizione verso un sistema elettrico 100% rinnovabile è tecnicamente fattibile e può garantire sicurezza, flessibilità e costi competitivi. Occorre ora una visione politica chiara, capace di mettere al centro l’interesse dei cittadini e del territorio, superando ogni retorica contraria al cambiamento", ha commentato Paolo Rocco Viscontini, Presidente di Italia Solare.

In una seconda fase, si legge, con orizzonte 2050, saranno considerate ulteriori tecnologie sostenibili, come l'idrogeno prodotto da FER, in modo da delineare una traiettoria di piena decarbonizzazione del sistema energetico della Sardegna: lo studio completo sarà disponibile entro la fine del mese di maggio prossimo.