Utilitalia e Svimez: al Sud le filiere acqua-energia-ambiente valgono il 4,2% del PIL

30 ott 2023
Presentato a Bari il Rapporto Sud di Utilitalia e Svimez, che valuta gli impatti economici e occupazionali del settore delle utility (ambientale, idrico ed energetico) nelle regioni del Mezzogiorno. Questa terza edizione, inoltre, contiene un’analisi dettagliata degli impatti relativi agli investimenti finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) al Sud.

La dimensione economica delle utility meridionali - emerge dal rapporto Rapporto Sud di Utilitalia e Svimez - è quantificabile nel 2,1% del PIL del Mezzogiorno: queste imprese infatti contribuiscono all’attivazione di 10 miliardi di euro di valore aggiunto creando 340.000 unità di lavoro a tempo pieno nel sistema economico italiano. Se consideriamo l’intera filiera strategica “energia e ambiente” e dunque il cosiddetto “indotto”, però, i numeri aumentano: si tratta di 20.000 imprese che realizzano un valore aggiunto totale di 17 miliardi di euro (il 4,2% del PIL dell’area) e un’incidenza pari al 4,9% sull’occupazione totale dell’area.

L’80% di valore aggiunto e occupazione attivato dalle utility del Sud a livello nazionale è trattenuto nell’economia delle regioni meridionali: ovvero, per ogni euro prodotto dalle utility meridionali si realizza un euro di valore aggiunto nel complesso dell’economia, di cui 0,80 centesimi nel Mezzogiorno.

 Le risorse “senza precedenti” - si legge nel Rapporto - messe a disposizione dal PNRR rappresentano un’occasione irripetibile anche e soprattutto per le regioni meridionali. Nel complesso sono 6,7 miliardi di euro i fondi destinati alle regioni del Mezzogiorno per un selezionato spettro di linee di intervento che riguardano i settori idrico, ambientale ed energetico. Un volume di investimenti capace di attivare 10,8 miliardi di euro di produzione nazionale ai quali si aggiungono 3,3 miliardi di euro di importazioni, per un totale di 14,1 miliardi di euro.

In termini percentuali, la quota di valore della produzione “trattenuta” nel Mezzogiorno si attesta a circa il 45% del totale nazionale. L’attivazione di valore aggiunto ammonta, a livello nazionale, a 4,4 miliardi di euro, di cui il 46% nel solo Mezzogiorno (2 miliardi di euro, circa lo 0,5% del totale PIL dell’area). Con riferimento all’impatto occupazionale, complessivamente, l’effetto sull’intero territorio nazionale è pari a 67.969 unità, di cui il 49% localizzato nelle regioni del Mezzogiorno. In altre parole, per ogni milione di investimenti si creano 10 posti di lavoro aggiuntivi, di cui 5 nel Mezzogiorno.

Come emerge da Rapporto, il Sud Italia, del resto, ha il maggiore potenziale su scala nazionale di produzione da fonti rinnovabili (eolico e solare). È essenziale dunque promuovere la condivisione di obiettivi e risorse tra imprese e autorità locali per superare gli ostacoli alla realizzazione di progetti di energia rinnovabile. Tale approccio dovrebbe tradursi in benefici tangibili per le comunità locali, contribuendo a nuove opportunità di sviluppo, sostenendo l’adozione di fonti energetiche sostenibili e pulite, inclusi i gas rinnovabili (es. idrogeno e biometano). Tra le proposte avanzate: l’adozione di un testo unico per le autorizzazioni, il potenziamento e la qualificazione delle strutture delle PA, il superamento del nodo delle concessioni idroelettriche, la ridefinizione delle modalità di applicazione degli incentivi all’efficienza energetica e la pianificazione di reti elettriche resilienti ai nuovi trend climatici.

Gli effetti dei cambiamenti climatici accrescono l’esigenza di una corretta gestione delle risorse idriche ed energetiche. Da questo punto di vista è utile garantire l’immediato trasferimento alle Regioni dell’esercizio delle funzioni in quei contesti in cui ancora operano le gestioni in economia nel servizio idrico. Bisogna poi incentivare la crescita orizzontale e verticale del settore per garantire lo sviluppo infrastrutturale e la qualità del servizio.

 

Il rapporto Sud sottolinea ancora una volta le storiche criticità che caratterizzano il Mezzogiorno in tema di servizi a rete. Al fine di assicurare una rapida ed efficace evoluzione industriale e promuovere la piena realizzazione degli investimenti in tutti i settori rilevanti, infatti, è importante semplificare i procedimenti autorizzativi, nonché promuovere gestioni industriali che superino le gestioni in economia nei settori idrico e ambientale. Questo consentirebbe di avviare un processo accelerato di realizzazione di tali infrastrutture, contribuendo così a promuovere lo sviluppo del settore in modo più efficiente.

 Nel settore idrico, per esempio, il Sud sconta un ritardo infrastrutturale rispetto al resto del Paese dovuto soprattutto ad una rete idrica vetusta, mentre nella gestione dei rifiuti si registra una mancanza di impianti strategici per il riciclo e il trattamento dei rifiuti. La gestione dei servizi nelle regioni meridionali è spesso affidata agli enti locali, le cosiddette “gestioni in economia” (al Sud sono 7,7 i milioni di cittadini serviti dagli enti locali) che hanno una scarsa capacità di investimento rispetto alle gestioni industriali (8 € per abitante, contro 56 euro per abitante nel 2021).