Le soluzioni di istituzioni, banche e assicurazioni e dieci miliardi di euro a disposizione delle Utilities. Se ne è parlato ieri a Roma in occasione dell’Assemblea generale della federazione.
Il tema delle prospettive gestionali di investimento nel cambiamento climatico è stato al centro del convegno organizzato da Utilitalia - la Federazione che riunisce le imprese dei servizi pubblici dell'acqua, dell'ambiente, dell'energia elettrica e del gas in Italia - tenutosi ieri nella Capitale in occasione dell’Assemblea generale della federazione.
Al centro del dibattito le questioni legate agli impatti del climate change sul rischio di impresa, insieme alle prospettive assicurative e ai finanziamenti per le aziende dei servizi pubblici che, nei prossimi anni, dovranno mettere in campo una considerevole mole di nuovi investimenti per adeguare le infrastrutture a fronte di uno scenario climatico mutato.
Occorre, è emerso, una transizione ecologica su misura, adeguata all’Italia, che salga dal nostro tessuto sociale e produttivo. Per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici i gestori del servizio idrico investiranno nei prossimi anni 10 miliardi di euro, oltre il 50% dei quali (5,2 miliardi) già nel triennio 2022-2024. Tre dei dieci miliardi verranno investiti al Nord, quattro al Centro e tre nel Sud e nelle Isole.
La realizzazione di questi interventi comporterà una maggiore quantità di acqua disponibile – intesa come acqua recuperata o come acqua supplementare prodotta – stimata in circa 620 milioni di metri cubi. I mutamenti climatici portano gravi rischi per le aziende e le imprese che non adotteranno rapidamente provvedimenti per gestire la transizione climatica avranno un maggiore rischio di default.
“Un ruolo importante di sostegno può essere offerto dal settore assicurativo, anche se c’è ancora molto da fare, visto che manca una cultura assicurativa in un Paese particolarmente esposto alle calamità”, ha ricordato il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, spiegando che il governo “è impegnato ad elaborare misure per incentivare imprese e famiglie ad assicurarsi contro le calamità”.
L’Italia, ha proseguito Pichetto, “non mette in discussione i target al 2050 su clima, ma non bastano un decreto o un provvedimento per la transizione ecologica. Servono azioni di mitigazione delle conseguenze dei cambiamenti climatici, rapportate al sistema Paese, con cospicui investimenti che richiederanno collaborazioni pubblico-privato. Occorre essere realisti e pragmatici, non velleitari e dogmatici”.
Dalla prima sessione dedicata agli “Impatti sul rischio d’impresa”, che ha visto gli interventi di Richard Smith-Bingham, Executive Director di Marsh McLennan e Bruno Dotti, Strategic Risk Consulting & ESG Europe Practice Leader, Marsh Advisory, è emerso come i dati storici evidenzino una crescita significativa dell’entità dei danni da eventi estremi in Europa, dove l’Italia risulta il terzo paese più colpito.
Coerentemente a questo contesto, i regulator a livello globale ed europeo hanno promosso l’adozione di framework per l’analisi dei rischi climatici. Le analisi realizzate sulle multi-utilities evidenziano come tutti i rischi, sia acuti sia cornici, siano in tendenziale peggioramento: dalle precipitazioni estreme al caldo estremo o alle precipitazioni scarse. Le strategie di adattamento devono essere “forward looking” e “science based”, specifiche per tecnologia/asset ed aggiornate nel tempo. La disponibilità ed accessibilità delle coperture assicurative per eventi climatici estremi sarà influenzata dalle misure di adattamento implementate.
La seconda sessione, dedicata alle Prospettive assicurative e ai finanziamenti, ha visto gli interventi di Luca Dal Fabbro, Vicepresidente Utilitalia, di Dario Focarelli, Direttore Generale ANIA e di Alessio De Vincenzo, Capo del Servizio Stabilità Finanziaria Banca D’Italia. E’ stato chiesto al Vicepresidente di Utiitalia quale sia la percezione delle aziende dei servizi idrici pubblici italiani del proprio ruolo nell’ambito della transizione energetica.
“Si tratta di analizzare il rapporto tra sforzi e benefici. Le assicurazioni per la gestione del rischio per le utilities italiane sono aumentate negli ultimi 2 o 3 anni del 15% ogni anno. Ma se le utilities dimostrano di avere un piano per aumentare la gestione del rischio allora ci aspettiamo anche un premio, ossia la riduzione del costo delle assicurazioni. Lo stesso approccio deve avvenire relativamente al PNRR. Mi piacerebbe avere un PNRR privato, cioè un tasso di interesse specifico per quegli investimenti che, insieme al sistema bancario ed assicurativo, servano e rendere il sistema più resiliente ma anche per fare profitto” ha spiegato Dal Fabbro. “E’ negli interessi delle banche e delle assicurazioni aprire un dialogo con le utilities ma non nell’ottica del conflitto ma della collaborazione”.
Dario Focarelli ha invece sottolineato quanto le assicurazioni siano un elemento cruciale del sistema, dal dominio dei rischi fisici a quelli connessi con la transizione. “E’ importante non dare per scontato nulla e coinvolgere tutto il tessuto imprenditoriale in una riflessione più profonda di come certi rischi stanno peggiorando in modo significativo e di come hanno a che fare con tutto il sistema produttivo”.
Le considerazioni conclusive sono state affidate a Stefano Saglia, Componente Collegio Arera e a Filippo Brandolini, Presidente Utilitalia. Stefano Saglia ha sottolineato come Arera abbia inciso positivamente negli ultimi anni nel settore idrico. “Gli investimenti nel settore idrico, da quando c’è una regolazione, sono incrementati sensibilmente. Questo perché la regolazione dà una certezza di programmazione, tariffe e consente al gestore di poter programmare i propri investimenti avendo un sistema di garanzia nei confronti degli istituti di credito molto più significativo. Abbiamo avviato una soluzione che però risponde solamente ad una parte del problema. Occorrerebbe anche costruire un grande soggetto, pubblico o privato, che abbia la forza finanziaria di poter progettare dei sistemi. Abbiamo inoltre bisogno di una riforma per il mercato europeo più coraggiosa”.
Nei saluti conclusivi il Presidente Filippo Brandolini ha riassunto in alcuni punti i passaggi chiave del convegno. “Occorre un piano, che però non può dare risposte immediate. La politica a volte è alla ricerca di risposte immediate, ma quando parliamo di decarbonizzazione dobbiamo pensare al medio e lungo termine e ad un piano che non sia orientato al consenso politico dove ci siano maggiori risposte possibili, quindi che consideri la diversificazione delle fonti se parliamo di energia”. Brandolini ha affrontato il tema della tassonomia europea, di assoluta importanza poiché guiderà gli investimenti dei prossimi anni, classificando quelli ritenuti più in linea e coerenti con il green deal, anche se è necessario proseguire con investimenti che ancora non sono ricompresi nella tassonomia, come i termovalorizzatori.
Un tema fondamentale – secondo il Presidente di Utilitalia - per il raggiungimenti degli obiettivi di economia circolare e della transizione energetica è quello di superare la frammentazione fra i diversi usi - ad uso civile e potabile o ad uso industriale - a fronte della limitatezza della risorsa. “Dobbiamo avere una gestione coordinata della risorsa idrica. Stiamo lavorando ad una proposta di Utilitalia che presenteremo nel giro di qualche giorno. Queste proposte, che peraltro vanno ad integrare i nostro 8 punti sul DL Siccità, intendono ampliare il perimetro del servizio idrico integrato, in termini di “riuso” e anche in tema di alcune opere che sono a confine tra gestione irrigua, gestione industriale o idro-potabile, del territorio”.
Articolo di Chiara Proietti