L’accordo sul tetto al prezzo del gas raggiunto ieri in sede europea non risolverà purtroppo gli attuali gravi problemi dei prezzi di gas ed elettricità. Questo in estrema sintesi il giudizio di AIGET, Associazione Italiana di Grossisti di Energia e Trader, che ritiene che l’intesa raggiunta, se poi effettivamente messa in atto, possa addirittura finire per peggiorare la situazione sui mercati e per i consumatori finali.
L’associazione sottolinea infatti come il price cap possa essere inefficace e potenzialmente anche dannoso in quanto il problema reale sottostante è essenzialmente un problema di attuale carenza fisica di gas in Europa rispetto agli attuali consumi. E' cioè legato al quantitativo di gas oggi effettivamente disponibile sul mercato europeo rispetto al totale della domanda europea di energia. Come noto, in corrispondenza della crisi Russia Ucraina, e già ben prima dell'inizio dell'invasione, la Russia ha iniziato a ridurre notevolmente i quantitativi di gas inviati in Europa, con le più che prevedibili conseguenze sugli stoccaggi e sui prezzi.
In una tale situazione le uniche soluzioni che possono effettivamente alleviare la pressione sui prezzi nei mercati europei non possono che passare necessariamente attraverso un riequilibrio del rapporto tra domanda ed offerta di gas. Aumentare l'offerta di gas in Europa è nel breve praticabile solo in parte, e comunque con pesanti effetti sui prezzi. Come si è abbondantemente dimostrato durante l'estate, riorientare l'offerta globale di gas verso i mercati europei è infatti fattibile, ma per quantitativi sicuramente minori rispetto alle mancate forniture russe, e soprattutto solo al prezzo di fare impennare i prezzi globali dell'LNG. In altri termini, con un'offerta globale di gas giocoforza relativamente poco flessibile nel breve termine, dirottarne quantità sempre più ingenti verso l'Europa (per quanto nel breve almeno in parte necessario) ha significato strapagarlo.
Razionalizzare e efficientare sempre più i consumi, ad esempio riducendo temperature e durate dei riscaldamenti, agevolando smart working e promuovendo forme di ristoro e incentivi specifici alla riduzione dei consumi per le aziende energivore, sono i provvedimenti più utili e necessari, che però purtroppo un po’ in tutta Europa i governi hanno intrapreso con molto ritardo e solo in parte. In questo senso gli enormi sussidi ai consumi energetici (per quanto nel breve termine almeno in parte necessari ad alleviare i disagi per i consumatori) sono già costati ai governi (e quindi un domani ai consumatori finali) centinaia di miliardi di Euro, con purtroppo spesso anche effetti controproducenti sull'equilibrio tra domanda ed offerta di energia.
In questo quadro focalizzarsi sulle supposte inefficienze dei mercati, certo sempre perfettibili e migliorabili, ma molto spesso di fatto più rapidi, efficienti e trasparenti delle mosse politiche o regolatorie che pretenderebbero poi di intervenire per correggerli, rischia ancora una volta di peggiorare la situazione dei consumatori finali. In particolare sembra concreto il rischio che il cap possa avere l'effetto di ridurre drasticamente la liquidità e l'efficienza dei mercati regolamentati, spingendo gli operatori verso modalità contrattuali molto meno trasparenti ed efficienti, o addirittura il gas verso i mercati extraeuropei.
Dunque, conclude AIGET, in attesa di conoscere tutti i dettagli di una misura per ora nota solo nelle sue linee generali e comunque legata a scelte spesso molto discrezionali, lo scenario maggiormente positivo resta giocoforza quello nel quale il cap finisca per non scattare mai.
Insieme con le gravissime criticità legate alle normative sui cosiddetti extraprofitti ed all'Articolo 3 del DL Aiuti bis, si tratta purtroppo di un'altra gravosa eredità lasciata da gestire all'attuale Governo dal suo predecessore e che pone un'ulteriore pesante ipoteca sull'evoluzione dei mercati energetici italiani.