Il contributo della regolazione ARERA in primo piano nel convegno promosso da REF Ricerche ad ACCADUEO, evento di riferimento del settore idrico, che si terrà a BolognaFiere dall'11 al 13 ottobre
Efficienza energetica, recupero di materia e di energia, riuso dell’acqua e performance ambientali, digitalizzazione e innovazione: sono questi i fattori che descrivono il ruolo che il servizio idrico è chiamato ad assolvere nella transizione energetica, a sostegno dell’economia circolare e per un uso consapevole della risorsa idrica. ACCADUEO è da oltre 30 anni l’evento biennale di riferimento per il servizio idrico, non solo in Italia ma anche a livello internazionale ed il tema della transizione ecologica guiderà i contenuti dell’edizione 2023 che si terrà a BolognaFiere dall’11 al 13 ottobre. Sostenibilità come concetto cardine di tutti gli ambiti di interesse: dalla depurazione al riuso delle acque reflue, passando per i fanghi e la gestione di acquedotti e reti. Un ricco programma di convegni ed incontri si confronterà ed interrogherà sul futuro del settore idrico. Sul tema dell’economia circolare come propulsore della transizione energetica, uno dei convegni proposti sarà dedicato al contributo del servizio idrico e della regolazione ARERA. Centrali risultano infatti gli incentivi e le scelte che la regolazione ARERA andrà a codificare per il periodo 2024-2027. Il convegno, promosso da REF Ricerche, vuole chiamare i rappresentanti di aziende e istituzioni a confrontarsi sul futuro prossimo del servizio idrico e sul sostegno che potrà giungere dalla regolazione tariffaria. In vista dell’appuntamento di ottobre, parliamo di questi temi con Samir Traini partner presso REF Ricerche, società che svolge attività di ricerca e consulenza e realizza osservatori indipendenti e attività di formazione, affiancando aziende, istituzioni, organismi governativi. n ricerche e consulenze personalizzate, osservatori indipendenti, attività di formazione
REFRicerche ha maturato un know-how specifico su come integrare le pratiche di sostenibilità nelle aziende utilities. Ciò vuol dire affiancare le aziende del settore in un percorso evolutivo di crescita che parte dal reporting di sostenibilità, passa dalla pianificazione strategica, sino all’allineamento degli investimenti alla tassonomia UE. Quanto è importante questa attività in vista dell'attuale obiettivo fissato nella direttiva UE per il 2030?
REF Ricerche si dedica ormai da anni alle tematiche della sostenibilità aziendale sia dal punto di vista strategico che di compliance. Un mondo quello ESG (Environmental, Social e Governance) che, come stiamo vedendo, è nel pieno di una trasformazione chiesta dalla Commissione europea (CE) che vuole, in primis, rendere le aziende più trasparenti agli occhi di investitori e finanziatori e in secondo luogo, dare la possibilità a diverse realtà del mondo economico e finanziario di poter utilizzare un vocabolario comune, conosciuto come Tassonomia UE. Questa, infatti, è il principale tassello di un nuovo sistema di regolamenti che andrà a normare diversi settori. La Tassonomia UE nasce, infatti, come sistema di classificazione grazie al quale è possibile stabilire se un’attività economica è eco-sostenibile o meno, in modo oggettivo e riconosciuto a livello comunitario. Un progetto non da poco, se si pensa che negli ultimi anni si è cercato in tutti i modi di combattere la piaga del greenwashing senza troppi risultati. Grazie a questo regolamento sarà più facile arginare quei soggetti che fanno della sostenibilità solo una questione di marketing e salvaguardare quei settori che da anni fanno sostenibilità tutti i giorni e che hanno impatti positivi sull’economia reale, come le utility. Le aziende dell’idrico, dei rifiuti e del settore energy (che puntano sulle rinnovabili) saranno tra le principali protagoniste del mondo ESG e quelle che riporteranno i risultati più alti relativi alla Tassonomia UE, come dimostrano anche i dati del recente paper pubblicato da Laboratorio REF Ricerche “Tassonomia UE: è eleggibile oltre il 90% del servizio idrico italiano”. La Tassonomia UE, infatti, non è solo una classificazione. Questa prevede per un numero sempre più ampio di aziende un obbligo di rendicontazione. Un nuovo modello in cui si richiede un più stretto legame tra i dati economico-finanziari e il mondo della sostenibilità aziendale, ovvero, un innovativo sistema di regole per misurare e comunicare gli impatti ESG al fine di giungere ad una corretta valutazione del comportamento delle aziende. Dal nostro punto di vista, la Tassonomia UE accende nuove sfide. È possibile utilizzarla, infatti, come benchmark di riferimento, riuscendo a comprendere il proprio livello di sostenibilità e grazie al quale costruire un mirato programma di interventi da inserire nei propri piani industriali. Inoltre, se sfruttata anche a livello comunicativo, consente di porsi in una rinnovata luce nel dialogo con i finanziatori, e in particolare con gli istituti finanziari con un mandato infrastrutturale (es. BEI, CDP) che già da oggi hanno il compito di sostenere le infrastrutture “verdi”. In sintesi, quindi la Tassonomia si pone come uno strumento utilizzabile da tutti, sia per determinare se un’attività economica è eco-sostenibile, sia come guida per orientare l’azione degli operatori da un lato e dei finanziatori dall’altro, verso progetti e i piani che contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi del Green Deal europeo.
La Tassonomia UE delle attività eco-sostenibili chiede di misurare l’impatto delle attività economiche sull’ambiente e i rischi che i cambiamenti climatici possono comportare sulla gestione delle infrastrutture. Dal 2026 l’80% degli investimenti del settore idrico dovrà essere sottoposto al vaglio dei criteri tassonomici. La rendicontazione degli impatti ambientali, sociali e di governance diverrà elemento imprescindibile nel dialogo con il sistema del credito. Qual è il ruolo che REF Ricerche potrebbe rivestire nella futura regolazione economica del servizio idrico grazie anche al suo impegno costante nello studio e nell’aggiornamento?
Ricordiamo che la Tassonomia UE avrà un impatto diretto anche sul sistema bancario. Il rating delle aziende sarà sempre più determinato sulla base dei criteri tassonomici, e i requisiti patrimoniali per i prestiti bancari differenziati sulla presenza o meno di obiettivi di sostenibilità nei progetti da finanziare. Le banche saranno sempre più interessate a favorire l’accesso al credito alle aziende che dimostreranno un adeguato allineamento alla Tassonomia UE, incentivate dalla necessità di aumentare la quota di finanziamenti green sul totale dei prestiti concessi e così riuscire a beneficiare di riduzioni del costo del capitale da parte degli enti regolatori. Un quadro questo che avverrà repentinamente nei prossimi anni e chiamerà le aziende a dover rispondere quanto prima per non essere escluse in questo nuovo panorama della gestione del credito. Ricordiamo, inoltre che, anche i fondi pubblici, come quelli gestiti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), richiamano elementi della Tassonomia UE. A nostro avviso, le aziende dovrebbero assumere un comportamento proattivo per cercare di anticipare i tempi, interiorizzando il prima possibile le richieste e i meccanismi di questo nuovo sistema, che, come dimostrano i piani della CE, prima o poi coinvolgerà tutti gli attori del sistema produttivo ed economico-finanziario. REF Ricerche sin dalle prime bozze del Regolamento sulla Tassonomia si è addentrata nello studio di questo nuovo filone, cercando di coglierne le sfide e le opportunità. Nell’ultimo anno abbiamo pubblicato ben tre studi sulla Tassonomia UE, quattro se consideriamo anche quello sulla Tassonomia sociale (progetto, voluto dalla CE, di estensione della Tassonomia ambientale anche alle tematiche sociali). Questo percorso ci ha portato ad assumere anche il ruolo di advisor per l’adozione della Tassonomia da parte di diverse mono e multi-utility del panorama nazionale. Come REF Ricerche, quindi, continueremo a porci al fianco di quelle realtà che dovranno o vorranno relazionarsi con la Tassonomia UE.
I nuovi obiettivi posti dall’UE vogliono favorire la transizione verso un modello di economia circolare nell’utilizzo delle risorse idriche. La sua urgenza è dettata dalla progressiva diminuzione della disponibilità della risorsa “acqua” che già oggi, secondo l’Unione Europea, costituisce un problema grave per almeno il 17% del suo territorio e che è destinata ad aggravarsi a seguito dei cambiamenti climatici. Il Parlamento Europeo ha approvato il nuovo Regolamento sul riutilizzo delle acque reflue. Oltre al riutilizzo irriguo dell’acqua, l’economia circolare dell’acqua mira al recupero sostenibile delle risorse materiali ed energetiche contenute nelle acque reflue, contribuendo a ridurre le emissioni di gas serra e i consumi energetici dei depuratori esistenti. Quanto è importante portare questi temi legati al ciclo idrico integrato e al riuso idrico nei convegni e luoghi di dibattito come, ad ottobre, ad ACCADUEO?
Parlare di circolarità di settore del servizio idrico integrato aiuta a riportare il focus sull’elemento che garantisce la fornitura del servizio, ossia l’acqua pensata come risorsa e in quanto tale necessitante di strategie di gestione sostenibile. Il tema della siccità è stato tanto attuale nel 2022 quanto lo è nel 2023, dove un inverno scarno di precipitazioni preannuncia una nuova ed imminente crisi idrica. Se pensiamo settori ad alto utilizzo idrico come quello agricolo è impensabile immaginare un futuro senza l’utilizzo di acque depurate, così come risulta efficiente per il settore depurativo la riduzione dei consumi energetici anche in un’ottica riduzione dei costi riconoscibili in tariffa. Il confronto e il dibattito nei luoghi designati fa’ sì che i regolatori possano confrontarsi in modo diretto con gli addetti di settore: solo in tal modo sarà possibile raggiungere gli obiettivi preposti in tempi brevi e garantendo anche la sostenibilità economica degli interventi da realizzare.
Quali sono le previsioni e le azioni strategiche principali di ARERA e Ref Ricerche nell’accompagnare i settori ambiente ed energia nel percorso di transizione ecologica?
All’inizio dello scorso anno Arera ha pubblicato il suo Piano Strategico 2022-2025 con il quale, dopo la fase di consultazione con tutti gli stakeholder, ha stabilito gli obiettivi che faranno da guida per lo sviluppo della regolazione dell'Autorità dei prossimi quattro anni nei settori regolati, tra cui ovviamente quello dell'acqua. Al centro delle nuove azioni l’Autorità pone la tutela e la consapevolezza del consumatore, attraverso strumenti e comunicazione, la digitalizzazione e la transizione energetica 'giusta' e sostenibile, il miglioramento delle infrastrutture e dei servizi. In questo quadro, REF Ricerche con il suo Laboratorio sui Servizi Pubblici Locali, vuole supportare il dibattito e le analisi con la finalità di contribuire ad uno sviluppo industriale e sostenibile del servizio idrico in un momento storico in cui la disponibilità dell’acqua è sempre più scarsa, una criticità ormai conclamata che richiede di rafforzare gli investimenti verso soluzioni innovative e a minor impatto ambientale, nonché di maggiore resilienza agli eventi estremi, connessi al cambiamento climatico in atto. I temi che andremo ad affrontare sono dunque quelli dell’efficienza nell’utilizzo dell’acqua, la garanzia degli approvvigionamenti, la riduzione dell’inquinamento e del rilascio di sostanze pericolose, la riduzione di acque reflue non trattate e l’aumento del reimpiego sicuro delle acque, che sappiamo informeranno l’impostazione del quadro regolatorio, in coerenza con i traguardi fissati dall’Agenda 2030 e dalla Tassonomia UE, per lo sviluppo sostenibile.
L’esigenza di una transizione “giusta”, così come definita dalla Commissione UE nel Green Deal, richiede una grande attenzione, da un lato, alla riduzione dei gap territoriali e, dall’altro, alla tutela dei consumatori vulnerabili. La transizione, se pur accettata e condivisa, rischia di porci di fronte a extra-costi e accentuare gli squilibri territoriali esistenti?
Se, da un lato, la transizione potrebbe comportare costi aggiuntivi per i consumatori, dall’altro è altrettanto opportuno sottolineare come il costo dell’acqua in Italia sia stato e risulti ancora tra i più bassi d’Europa: una corretta applicazione del principio comunitario del full-cost recovery implicherebbe una maggior disponibilità di risorse per il settore, da destinare sia agli investimenti per il miglioramento del servizio sia a misure volte al sostegno dei consumatori più vulnerabili, quali i bonus sociale idrico nazionale ed integrativo, già previsti dalla regolazione ARERA. Per l’applicazione di quest’ultima, è necessario altresì il completamento della governance del settore in alcune aree del paese, attraverso l’istituzione di soggetti operativi con funzioni di controllo sulla gestione del servizio nei territori dove la mancanza di una governance non ha permesso lo sviluppo di soggetti a vocazione industriale, inquadrati all’interno della regolazione. Ciò costituisce la condizione prima per indirizzare fondi europei e contributi pubblici nei territori in cui il divario delle prestazioni si è radicato nel corso degli anni, risorse che contribuiranno alla riduzione dei gap con il resto del Paese, sia in termini di prestazioni del servizio sia per la tutela dei consumatori.
Sin dalle fasi iniziali della definizione del PNRR, il settore idrico, in particolare, è apparso il naturale destinatario di una significativa quota dei finanziamenti attesi sia per la sua caratteristica di servizio essenziale. Nell’ambito dei finanziamenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il MIMS ha già stanziato 900 milioni per progetti volti a ridurre le perdite nelle reti idriche. Inoltre, al fine di “garantire la gestione sostenibile delle risorse idriche, lo stesso PNRR individua linee di azione tese alla sicurezza delle infrastrutture di approvvigionamento, alla riduzione delle perdite idriche, anche attraverso la digitalizzazione delle reti e al potenziamento dell’efficacia nella depurazione delle acque reflue, finalizzata al superamento delle procedure di infrazione in essere per l’Italia, e alla promozione del riutilizzo delle acque reflue. Quanto potrà agevolare aziende, utilities e startup?
Le risorse europee destinate allo sviluppo del settore idrico costituiscono una spinta in un’ottica sia di breve che di lungo termine. Nel breve periodo, le utilities hanno potuto accelerare la pianificazione e la realizzazione di un numero superiore di interventi individuati all’interno dei Piani d’Ambito. In ottica di medio-lungo periodo, invece, gli ambiziosi obiettivi definiti a livello europeo implicano la ricerca di tecnologie innovative per una gestione efficiente della risorsa in tutti i segmenti, dalla riduzione delle perdite nelle reti idriche al riutilizzo delle acque reflue: ciò crea incentivi per la creazione di startup, le cui soluzioni possono essere sviluppate in collaborazione con gli stessi gestori del servizio e con aziende specializzate attraverso progetti-pilota dedicati. Seppur in una prima fase ciò possa implicare costi aggiuntivi, la ricerca di nuove soluzioni, fondamentali per affrontare le sfide poste dai cambiamenti climatici, può essere sostenuta anche dagli istituti di credito, sempre più attratti da investimenti green nel settore.
Fonte: watergas.it