AL CENTRO DEL RAPPORTO I CARBURANTI ALTERNATIVI COME OPZIONE STRATEGICA PER L'AREA EURO-MEDITERRANEA
E' stato presentato oggi al Parlamento Europeo il quarto “MED & Italian Energy Report”, importante lavoro di studi e ricerca che quest’anno è centrato sul tema “Alternative fuels: a strategic option for the Euro-Mediterranean area?". Il Rapporto è frutto della sinergia tra SRM, il Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo, e l’ESL@Energy Center del Politecnico di Torino, oltre alla collaborazione con la Fondazione Matching Energies. L’evento è stato patrocinato dai deputati europei Tiziana Beghin, Patrizia Toia e Marco Zanni, ed è stato organizzato con la collaborazione dell’Ufficio European Regulatory and Public Affairs di Intesa Sanpaolo con sede a Bruxelles.Il Rapporto, in linea con le precedenti edizioni, prosegue nella valutazione e comprensione della situazione energetica attuale e delle prospettive future nella regione del Mediterraneo. Concentrandosi quest’anno, in modo particolare, sui combustibili alternativi - sia biocarburanti che sintetici – si è voluto sottolineare come essi siano assimilabili ad un approccio di economia circolare e quanto potrebbero essere importanti nel sostenere la decarbonizzazione, in particolare quella del trasporto marittimo. I combustibili alternativi potranno infatti avere un ruolo non trascurabile nell’accompagnare il processo di transizione “verde” e nel supportare un decremento della dipendenza energetica, potenziando inoltre l’integrazione Euro-Mediterranea. Dopo i saluti introduttivi dei tre deputati europei, la responsabile European Regulatory and Public Affairs di Intesa Sanpaolo, Francesca Passamonti, ha voluto evidenziare l' importante ruolo che riveste l’ufficio di Bruxelles nel rappresentare il Gruppo Intesa Sanpaolo davanti alle istituzioni europee, partecipando in tal modo al dibattito sui temi europei più rilevanti per il Gruppo. “Mettere a fattore comune ricerche ed analisi svolte dal Gruppo, come quella che viene presentata quest’oggi, rientra nella nostra missione. Con lo scoppio del conflitto fra Russia e Ucraina l’energia è stata sempre più associata a tematiche relative alla sicurezza di approvvigionamento. In tale contesto, esplorare il potenziale di carburanti alternativi che sostituiscano le fonti fossili diventa sempre più importante” ha dichiarato Passamonti. Rilevanti sono stati anche gli interventi di Massimo Deandreis, Direttore Generale SRM, centro studi del gruppo Intesa Sanpaolo, e di Ettore Bompard, Direttore ESL@ Energy Center, del Politecnico di Torino. “Il Rapporto è frutto di un progetto ampio di collaborazione tra SRM e il Politecnico di Torino e mette insieme competenze economiche e tecnologiche affrontando i temi energetici con l’ambizione di individuare le tendenze innovative e gli scenari. Dopo il focus sull’idrogeno dell’anno scorso, quest’anno il Rapporto si concentra sulle potenzialità dei carburanti alternativi, che potranno avere un ruolo chiave, non in competizione ma in sinergia con la produzione di elettricità da fotovoltaico ed eolico. L’obiettivo ultimo di questo Rapporto è quello di dare un contributo alla definizione delle policy europee e nazionali” ha spiegato Massimo De Andreis, mentre Ettore Bemporad ha sottolineato come la crisi russo-ucraina abbia messo al primo posto la sicurezza e l’accessibilità economica dell’energia, mettendo in secondo piano la sostenibilità ambientale, precedentemente al centro. “Si è intensificato, nel Mediterraneo, il dialogo energetico “nero”, basato sul fossile. Nel medio-lungo termine, tuttavia, il dialogo dovrà virare al “verde”, basato sulle fonti rinnovabili, con un mix di commodity energetiche in cui non solo elettricità e idrogeno ma anche combustibili bio e sintetici giocheranno un ruolo, soprattutto nel trasporto aereo e marittimo” ha spiegato il Direttore di ESL@ Energy Center. In sintesi, il Rapporto sottolinea come sia in corso da ormai un ventennio un’importante modifica della struttura del mix energetico dell’Unione Europea: il petrolio è ancora dominante ma avanzano prepotentemente Rinnovabili e Biocarburanti. Per quanto riguarda il mix energetico dell’Unione Europea, il petrolio è ancora la principale fonte energetica, ma la sua quota è diminuita di 6 punti percentuali negli ultimi due decenni, passando dal 38,7% al 32,7%. È aumentata invece la quota del Gas, che è passata dal 20,6% al 24,4%. Importante il balzo di Rinnovabili e Biocarburanti che hanno guadagnato più di 11 punti percentuali passando da una quota del 6,4% ad una del 17,9%. L’invasione russa sull’Ucraina ha creato turbolenze geopolitiche e strategiche negli assetti del comparto energetico Europeo, e quindi anche del nostro Paese, dove si va riducendo il consumo di gas, con una diversificazione delle fonti e importanti cambiamenti nell'approvvigionamento e nelle forniture. Fino al 2021, l'UE importava il 90% del suo consumo di gas. In questo ambito la Russia ha fornito oltre il 45% di queste importazioni (nel 2010 questo dato era del 31%), oltre a fornire il 27% delle importazioni di petrolio e il 46% di quelle di carbone. Gli altri fornitori di Gas per l’UE, Norvegia, USA, Qatar e Algeria, coprono il 47,7% delle esigenze. Nel 2022 (in particolare marzo-settembre) le forniture di gas russo per l’UE sono diminuite dell’80% ed è iniziato un processo di riduzione della domanda (degli utenti finali), di diversificazione degli approvvigionamenti e di aumento di importazioni di GNL insieme ad un potenziamento delle rinnovabili. L’Italia è tra i Paesi che hanno risentito maggiormente dalla riduzione del gas russo reagendo con maggiori importazioni, in particolare dall’Algeria. Nei mesi di settembre e ottobre 2022 l'importazione di gas attraverso il Transmed (entry point del Gas algerino) è stata superiore al 40% dell'importazione totale di gas. Contestualmente, a settembre, l'importazione di gas russo attraverso il gasdotto TAG è stata pari all'8,7% dell'importazione totale e addirittura inferiore all'1% a ottobre. Il Sud del Mediterraneo è diventato quindi strategico per superare la crisi ed impostare i futuri equilibri energetici, non solo per i combustibili fossili. Secondo quanto sottolineato nel Rapporto, a livello strategico sarà importante rafforzare in modo strutturale il nuovo ruolo centrale del Mediterraneo per garantire la sicurezza dell'approvvigionamento energetico nel breve e medio periodo. Il ritmo di crescita della capacità rinnovabile in Medio Oriente e Nord Africa dovrebbe aumentare di oltre il 100% nei prossimi 5 anni, passando da 15 GW a oltre 32 GW. L'espansione della capacità è concentrata in cinque Paesi: Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Israele, Egitto e Marocco. Un’altra opportunità per attuare la decarbonizzazione sarà rappresentata dagli investimenti nell’idrogeno. Marocco ed Emirati Arabi Uniti hanno già elaborato Road Map e sottoscritto un memorandum sul tema dell’idrogeno verde. Con la crisi geopolitica scaturita dal conflitto in atto tra Russia e Ucraina, nel lungo termine sarà quindi necessaria un’interazione strategica tra le commodity energetiche per costruire un nuovo dialogo “verde”. L’evoluzione dei sistemi energetici nella regione mediterranea deve essere correlata con il triangolo degli attributi energetici desiderabili, che riflette il cosiddetto “trilemma energetico”: sostenibilità ambientale, sicurezza energetica ed equità. Il conflitto tra Russia e Ucraina sta spostando inoltre la priorità da un vertice, “sostenibilità ambientale” agli altri due, “sicurezza ed equità sociale”. Uno dei primi effetti di ciò è stato un rafforzamento del dialogo energetico tra le sponde basato sulle fonti fossili dal momento che l’Algeria sta assumendo il ruolo di principale fornitore di gas per diversi paesi appartenenti alla sponda settentrionale, come l'Italia. Se il rafforzamento del dialogo sulle fonti fossili attraverso il Mediterraneo è una risposta obbligata alla contingenza determinata dalla crisi, nel lungo periodo le scelte politiche strategiche non potranno prescindere dalla necessità di bilanciare questi tre attributi chiave. Inoltre, il Rapporto sottolinea come l'energia elettrica da fonti rinnovabili possa assumere il ruolo centrale nel futuro mix energetico e nella costruzione di un nuovo dialogo “verde”. Tuttavia, l’energia elettrica non potrà garantire da sola la completa decarbonizzazione dei sistemi energetici mediterranei, a causa della presenza di usi energetici finali “hard-to-abate”, difficili da abbattere, come la produzione di calore di processo ad alta temperatura nel comparto industriale e come la navigazione e il trasporto aereo a lunga distanza, che richiedono una sinergia con altre commodity, quali l’idrogeno. In questo contesto, un ruolo non trascurabile potrebbe essere svolto dai combustibili alternativi, sia biocombustibili che combustibili sintetici, ottenuti combinando idrogeno e CO2, il cui sfruttamento si inserisce in un approccio di economia circolare coerente con il Green Deal europeo e che sono già stati inseriti nel piano strategico della Commissione Europea “REPowerEU”. Nel percorso verso un settore dei trasporti completamente decarbonizzato, i biocombustibili e gli e-fuel potrebbero sostenere la transizione energetica, in particolare per i segmenti “hard-to-abate” come l’aviazione e il marittimo. Le politiche che promuovono l'adozione dei biocombustibili nel settore dei trasporti sono in atto da oltre un decennio a livello di Unione Europea. Attualmente, la direttiva RED II 2018/2001 contiene un obiettivo del 14% di FER rispetto al consumo totale di energia del settore dei trasporti per l’anno 2030, con un sotto-obiettivo dell’1,75% di biocombustibili avanzati. Nell’ambito del pacchetto legislativo “Fit for 55” è stata presentata una proposta di revisione della Direttiva RED II 2018/2001. Tale proposta rende l’obiettivo per il settore dei trasporti maggiormente ambizioso, ridefinendolo in termini di riduzione dei livelli di emissioni di gas a effetto serra (GHG) invece che di consumo di energia rinnovabile. La proposta ha inoltre innalzato il sotto-obiettivo per i biocombustibili avanzati al 2,2% del consumo energetico dei trasporti e ha introdotto un nuovo obiettivo di penetrazione al 2,6% per l’idrogeno e i combustibili sintetici basati sull’idrogeno nel settore. Altre iniziative sono state avanzate nell’ambito delle proposte legislative ReFuel EU Aviation e Fuel EU Maritime, sia in termini di riduzione dei gas serra che di assorbimento di biocombustibili/combustibili sintetici, al 2050. Per quanto riguarda i combustibili sintetici, dal Rapporto emerge come essi non potranno sostituire i combustibili fossili nell’intero settore dei trasporti, ma potrebbero aiutare a preservare le conoscenze e le infrastrutture relative all’industria petrolifera e del gas, nonché i motori a combustione interna convenzionali e i motori a reazione nei sottosettori dei trasporti a lungo raggio. Nella regione del Mediterraneo, il 94,2% dei consumi finali complessivi di energia nel settore dei trasporti è attualmente coperto da prodotti petroliferi ed il 75,9% dei consumi di prodotti petroliferi è dovuto al solo trasporto su gomma e sono responsabili del 29,9% delle emissioni complessive di anidride carbonica nella regione. Una stima della quantità di energia elettrica da produrre per sostituire il consumo di prodotti petroliferi in tutto il settore dei trasporti del Mediterraneo con carburanti sintetici mostra che dovrebbero essere necessari 6.177 TWh/a, ovvero più di tre volte l’attuale generazione complessiva di energia elettrica in tutta la regione mediterranea. La corrispondente capacità fotovoltaica richiesta è pari a 4.400 GW, il che significa due ordini di grandezza superiore alla capacità fotovoltaica installata nella regione del Mediterraneo nel 2021 (70 GW), con un’area coperta paragonabile alla superficie dell’intera Danimarca. In termini di capacità nucleare equivalente, ciò corrisponderebbe a 849 GW, più del doppio della capacità nucleare globale attualmente installata (381 GW), richiedendo 117 ktU/a di uranio naturale, una quantità 17 volte superiore alla domanda naturale di uranio della regione mediterranea nel 2019 (circa 6,75 ktU/a). Se si adottassero combustibili sintetici per la decarbonizzazione dei soli settori del trasporto aereo (sia nazionale che internazionale) e marittimo nel Mediterraneo, il fabbisogno di energia elettrica sarebbe pari a 1.198 TWh/a, ovvero il 58% dell’attuale produzione elettrica del Mediterraneo. Ciò corrisponderebbe all’installazione di 605 GW di solare fotovoltaico (più di otto volte la capacità attualmente installata) per il settore aereo e 462 GW per il settore marittimo, o all’installazione di 363 GW di capacità eolica onshore (più di 4 volte la capacità attualmente installata) per l’aviazione e 237 GW per il settore marittimo. In termini di capacità di generazione nucleare equivalente, la decarbonizzazione dei sottosettori dell’aviazione e della navigazione richiederebbe invece 202 GW aggiuntivi. L’analisi complessiva mostra dunque che i combustibili sintetici non possono rappresentare né un’alternativa ai combustibili fossili né un concorrente dell’energia elettrica, ma potrebbero invece essere utili per conservare il know-how storicamente consolidato e le infrastrutture esistenti legate all’industria dell’oil & gas, che potrebbero essere parzialmente riconvertite per supportare la generazione, la distribuzione e lo stoccaggio di queste commodity, e le tecnologie convenzionali di uso finale come i motori a combustione interna convenzionali e i motori a reazione, che rimangono ancora necessari per i settori del trasporto a lungo raggio. Il Rapporto dedica una parte importante anche ai trasporti marittimi e alla portualità, che avranno un ruolo sempre più importante negli scenari e stanno andando verso nuovi modelli sempre più volti allo sviluppo energetico: Green Ports e Green Ships. I porti di fatto stanno diventando poli di sviluppo industriale ed energetico, in quanto terminali di energie fossili e rinnovabili, nonché luoghi di sbocco di pipelines provenienti in particolare dal Nord-Africa che portano flussi di energia e anche vicini a industrie ad alta intensità energetica. Questo ne accrescerà il valore strategico ed economico. In particolare, la portualità italiana ha una importante caratterizzazione energetica: il 34% del traffico è costituito da rinfuse liquide (oltre 163 milioni di tonnellate nel 2021). Nei primi 6 mesi del 2022 sono state superate le 80 milioni di tonnellate (+5,6% sul 2021). I primi 5 Energy port italiani concentrano il 70% circa del traffico e sono: Trieste, Cagliari, Augusta, Milazzo e Genova. Tre scali sono nel Mezzogiorno. Il PNRR sta chiamando la portualità italiana a sfide energetiche strategiche ed è stata attribuita alle nostre infrastrutture marittime una dotazione di 9,3 miliardi di euro. Tutte le Autorità hanno avviato progetti volti alla riduzione dei consumi energetici e a migliorare la sostenibilità ambientale dei porti mentre con il DL 50/2022 alle Autorità di Sistema è stato attribuito il ruolo di “comunità energetica”, il che permetterà di promuovere il consumo di energia da fonti rinnovabili nelle aree portuali e retroportuali. “Il conflitto in Ucraina ha contributo ad accelerare un processo: l’energia è diventata non solo una leva fondamentale per perseguire gli obiettivi di transizione ecologica e neutralità ma anche un asset strategico e geopolitico. Se è vero che da ogni grande crisi nasce una altrettanto grande opportunità, dobbiamo guardare con crescente attenzione alla regione del Mediterraneo, un mercato giovane con un enorme potenziale per la produzione di energie alternative e rinnovabili. Il nostro Paese è il “ponte” naturale tra Nord e Sud: occorre mobilitare investimenti infrastrutturali e le migliori competenze per farne occasione di crescita e sviluppo. Come investitore istituzionale orientato all’impatto, la Compagnia di San Paolo è pronta a fare la sua parte a servizio del territorio e del Paese” ha sottolineato Francesco Profumo, Presidente della Compagnia Sanpaolo, alla conclusione della presentazione del Rapporto.
Chiara Proietti
Fonte: watergas.it