Siccita', le 8 proposte dei gestori del servizio idrico

01 mar 2023
Elaborate da Utilitalia - le cui associate forniscono i servizi idrici all’80% della popolazione italiana - per favorire l’adattamento infrastrutturale delle reti idriche al cambiamento climatico Si va dalla promozione dell’uso efficiente dell’acqua al riuso, dal sostegno alla presenza di gestori industriali fino alla realizzazione delle opere infrastrutturali strategiche Dai gestori pronti investimenti per 11 miliardi di euro nei prossimi 3 anni Il presidente Brandolini: “Servono un approccio globale che consideri tutti i diversi utilizzi dell’acqua e interventi urgenti sul fronte della governance”

Otto proposte concrete per favorire l’adattamento infrastrutturale delle reti idriche al cambiamento  climatico. A lanciarle - nel giorno della prima riunione del tavolo interministeriale per l’emergenza  siccità - è Utilitalia, la Federazione delle imprese dei servizi pubblici le cui associate forniscono i servizi  idrici all’80% della popolazione italiana.  

La prima proposta prevede di promuovere un uso efficiente dell’acqua, incentivando ulteriormente la  riduzione delle perdite e i comportamenti virtuosi: gli investimenti sono in costante aumento (+22%  negli ultimi 5 anni) con un valore pro capite di 49 euro l’anno, che però è ancora lontano dalla media  europea che è di circa 100 euro; al contempo, in Italia il consumo pro capite di acqua potabile si  attesta in Italia sui 215 litri per abitante al giorno, rispetto ai 125 litri della media europea.  

La seconda punta alla realizzazione delle opere infrastrutturali strategiche, ovvero di grandi invasi ad  uso plurimo, di invasi di piccole e medie dimensioni ad uso irriguo e di interconnessioni delle reti  idriche per favorire l’adattamento e per garantire ad ogni territorio una pluralità di fonti, prevenendo  le emergenze future. 

La terza proposta si concentra sul riutilizzo efficiente delle acque depurate a fini agricoli o industriali:  si tratta, ricorda la Federazione, di un potenziale enorme pari a 9 miliardi di metri cubi all’anno, che in Italia viene sfruttato solo per il 5% e che potrebbe essere impiegato in misura maggiore, laddove  economicamente efficiente.  

Sarà inoltre necessario contrastare l’avanzata del cuneo salino attraverso l’aumento dei volumi delle  falde: lo scorso anno il cuneo salino è risalito di diverse decine di chilometri nel Po, nell’Adige, nel  Piave e lungo il Livenza, e l’impinguamento della falda rappresenta una soluzione che contrasta  l’immissione di acqua salata dal mare.  

Il quinto punto si concentra sulla necessità di diversificare la strategia di approvvigionamento, con la  produzione complementare di acqua potabile anche attraverso la dissalazione: in Italia le acque  marine o salmastre rappresentano solo lo 0,1 % delle fonti di approvvigionamento idrico, contro il  3% della Grecia e il 7% della Spagna. 

Fondamentale è poi il rafforzamento del ruolo di pianificazione dei sette distretti idrografici, il cui  ruolo è indispensabile nella governance interregionale della risorsa idrica, soprattutto nella gestione  delle fasi particolarmente siccitose.  

La settima proposta si concentra sul sostegno alla presenza di gestori industriali e al conseguente  superamento delle gestioni in economia: in media, al Sud, oltre il 30% delle gestioni idriche è privo di  un soggetto industriale, contro il 7,2% del Centro-Nord; a fronte di una media di investimenti annui  di 49 euro per abitante, nelle gestioni comunali in economia gli investimenti crollano a 8 euro per  abitante. 

Sarà infine necessario semplificare le procedure per la realizzazione degli investimenti, estendendo le  semplificazioni ai progetti connessi ai servizi pubblici locali a rete, dal momento che nel nostro Paese  le procedure autorizzative occupano oltre il 40% del tempo necessario per la realizzazione di un’opera  infrastrutturale. 

I periodi siccitosi – spiega il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini - non possono più essere  considerati eccezionali. Vanno pertanto affrontati attraverso interventi che favoriscano la resilienza  delle reti idriche nell’ambito di un approccio globale che consideri tutti i diversi utilizzi dell’acqua nel  nostro Paese, garantendo la priorità all’uso civile”. Per contrastare gli effetti dei cambiamenti  climatici, le aziende italiane del settore idrico sono pronte a mettere in campo investimenti per circa  11 miliardi di euro nei prossimi 3 anni: 7,8 saranno destinati ad interventi per garantire la sicurezza  dell’approvvigionamento idrico delle aree urbane ed una maggiore resilienza delle infrastrutture, e  3,1 miliardi per contrastare il fenomeno delle dispersioni idriche. “Parliamo – conclude Brandolini - di serbatoi, nuovi approvvigionamenti, riutilizzo delle acque reflue, riduzione delle dispersioni e  interconnessioni tra acquedotti. Ma per garantire nei prossimi anni un approvvigionamento sicuro di  acqua potabile che, va ricordato, riguarda il 20% degli usi dell’acqua, servono azioni sinergiche che  coinvolgano anche il mondo agricolo e interventi non più procrastinabili sul fronte della governance”.

 

Fonte: www.utilitalia.it