INTERVISTA CON MARCO LOMBARDI, AMMINISTRATORE DELEGATO DI PROGER SPA

22 mar 2023
Presentato da Proger il “Water Economy in Italy”: il primo rapporto che fornisce un quadro organico della risorsa idrica in Italia

Proger S.p.A. è una delle realtà italiane più affermate al mondo. Un’azienda cheta oltre 60 anni di esperienza ed è tra le prime società di engineering & management in Italia, oltre ad essere da anni stabilmente nel ranking mondiale delle prime società internazionali di ingegneria all’interno della Top 225 International Design Firms, stilata dalla prestigiosa testata americana Engineering News Record. Nata in Abruzzo nel 1951, è oggi un’azienda operativa in tre continenti con oltre mille professionisti, una realtà internazionale che offre il meglio dell’expertise italiano nell’ambito del management, dell’ingegneria e della sicurezza e sviluppa progetti nei settori delle Infrastrutture e Trasporti, Edilizia, Oil & Gas, Green Energy, Ambiente e Sostenibilità. Da ottobre 2022 l’Osservatorio Proger sulle Infrastrutture del Futuro ha deciso di avviare la sua attività con uno Studio dell’economia delle acque e dello stato della risorsa idrica in Italia. Proprio in questi giorni è stato presentato il “Water Economy in Italy”. Il Rapporto, realizzato da Proger con la collaborazione della Fondazione Earth and Water Agenda, è il primo studio a fornire un quadro completo e dettagliato della risorsa idrica in Italia: quantità, prelievi, utilizzi, infrastrutture e fabbisogni, esaminati in funzione del necessario adattamento al cambiamento climatico. Il rapporto si pone come un completo e articolato spunto di riflessione sull’assoluta priorità della salvaguardia delle acque nelle scelte strategiche del Paese.  L’Italia convive con la minaccia idrogeologica e con una sofferenza idrica importante nonostante non difetti delle condizioni naturali per mantenere l’equilibrio tra la domanda e la disponibilità idrica. Il Rapporto presentato da Proger prende in esame il necessario cambio di passo per garantire la risorsa idrica per gli usi civili, agricoli, industriali e per generare energia pulita. È necessaria una ripresa degli investimenti (pubblici e privati), modifiche legislative e di governance ed uno sforzo tecnico, progettuale ed imprenditoriale per potenziare la capacità di stoccaggio; per la sostituzione e la rigenerazione di reti ed impianti, nonché per la realizzazione di nuove infrastrutture; per il riuso delle acque reflue e per la ricarica programmata delle falde idriche; per la desalinizzazione e l’utilizzo dell’acqua di mare; per l’applicazione di tecnologie innovative e basate sull’intelligenza artificiale che assicurino il risparmio ed il controllo della risorsa.  Ne abbiamo parlato con l’Amministratore Delegato di Proger, Marco Lombardi.

Efficienza energetica, recupero di materia e di energia, infrastrutture, riuso dell’acqua e performance ambientali, digitalizzazione e innovazione: sono alcuni dei fattori che descrivono il ruolo che il servizio idrico è chiamato ad assolvere nella transizione energetica, a sostegno dell’economia circolare e per un uso consapevole della risorsa idrica. L’Osservatorio Proger sulle Infrastrutture del Futuro porta un importante contributo nell’analisi di questi fattori. Come nasce l’Osservatorio Proger? 

L’osservatorio nasce con l’intento di contribuire al dibattito scientifico e politico nazionale, analizzando tematiche di interesse e di attualità in settori inerenti l’ingegneria, grazie alle competenze e conoscenze dei professionisti della nostra azienda e degli esperti di alto profilo che collaborano con noi.

Quali importanti dati emergono nel rapporto Water Economy in Italy presentato al Senato? 

Dal rapporto emergono moltissimi dati di grande interesse. Alcuni noti o “prevedibili”.  Altri sorprendenti, specie per l’opinione pubblica. Volendo sintetizzare, possiamo dire che l’Italia è uno dei paesi più piovosi d’Europa, con una sovrabbondanza di precipitazioni annue, ma una scarsa dotazione di infrastrutture di accumulo, dighe e bacini, e notevoli dispersioni nella rete di distribuzione (circa il 40% dell’acqua potabile non raggiunge i nostri rubinetti). Negli ultimi anni è piovuto di meno e questa ridotta disponibilità della risorsa idrica ha fatto emergere le numerose criticità del sistema. 

Nel Rapporto, dal quadro del patrimonio idrico di cui dispone l’Italia, l’attenzione è focalizzata sui settori di utilizzo dell’acqua e sul fabbisogno di infrastrutture e tecnologie. A riguardo, viene avanzata una prima proposta di piano finanziario strategico relativo a un insieme di interventi in tutti i settori di interesse. Ci può delineare le principali linee di intervento suggerite nel Rapporto? 

Innanzitutto, tengo a precisare che il piano di investimenti e attività che viene illustrato lo abbiamo pensato come una base da cui partire, su cui lavorare e collaborare a vari livelli. Dopo aver studiato la situazione occorre pianificare, investire e poi realizzare. Questo è quello che siamo abituati a fare come ingegneri e manager. Abbiamo ipotizzato un orizzonte ventennale, con un investimento di circa 6 miliardi all’anno in media, necessario per dispiegare ogni sforzo tecnico, progettuale ed imprenditoriale per la costruzione di nuove dighe e di migliaia di altri piccoli e medi invasi, oltre che per il disinterramento dei bacini già esistenti; per la sostituzione e la rigenerazione di reti ed impianti, nonché per la realizzazione di nuove infrastrutture; per il riuso delle acque reflue e per la ricarica programmata delle falde idriche; per la desalinizzazione e l’utilizzo dell’acqua di mare, e per l’applicazione di tecnologie che assicurino il risparmio ed il controllo della risorsa. Quindi quello che abbiamo capito è che, oltre alla necessità di investimenti ingenti, abbiamo bisogno di ottimizzare la gestione delle acque, che risulta frammentata tra numerosi enti e soggetti, spesso piccoli e poco specializzati. Questo crea un “water divide” tra grandi città e piccoli comuni e tra nord e sud. In questo settore, così come in molti altri ambiti, in Italia possiamo vantare numerose eccellenze tecnologiche ed industriali: abbiamo il dovere di valorizzarle e quindi di innalzare il livello medio del servizio in tutto il paese.

Sin dalle fasi iniziali della definizione del PNRR, il settore idrico, in particolare, è apparso il naturale destinatario di una significativa quota dei finanziamenti attesi sia per la sua caratteristica di servizio essenziale. Nell’ambito dei finanziamenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il MIMS ha già stanziato 900 milioni per progetti volti a ridurre le perdite nelle reti idriche. 

La riduzione delle perdite è un intervento assolutamente necessario, come detto anche in precedenza e come evidenziato nel rapporto. Questi fondi sono un buon inizio, ma sicuramente c’è bisogno di inquadrare questi finanziamenti in un programma pluriennale integrato di più ampi orizzonti, come quello che abbiamo ipotizzato nel rapporto.

Al fine di garantire la gestione sostenibile delle risorse idriche, lo stesso PNRR individua linee di azione tese alla sicurezza delle infrastrutture di approvvigionamento, alla riduzione delle perdite idriche, anche attraverso la digitalizzazione delle reti e al potenziamento dell’efficacia nella depurazione delle acque reflue, finalizzata al superamento delle procedure di infrazione in essere per l’Italia, e alla promozione del riutilizzo delle acque reflue. Cosa ne pensa? Quanto è importante mettere in campo le tecnologie più avanzate e la digitalizzazione per fronteggiare le sfide future nel settore idrico?

La tecnologia è un supporto indispensabile in questo processo. Esistono già numerose applicazioni all’avanguardia nel settore idrico in Italia. Penso ad esempio alla ricerca e controllo delle perdite con modelli di analisi dei consumi, all’esatta localizzazione con sistemi elettroacustici che analizzano il rumore provocato dalle perdite o al monitoraggio aereo con tecnologia radar, come avviene in Toscana. Quello che dobbiamo fare è uniformare gli standard qualitativi e tecnologici in tutta la penisola, diffondendo le eccellenze tecnologiche a tutti i livelli. Nel nostro paese è necessario un grande sforzo organizzativo per vincere la sfida culturale e riuscire a farli diventare parte integrante della gestione ordinaria.

Un altro “obbligo” che abbiamo è quello di valorizzare e non disperdere nei fiumi e nel mare i 9 mld di m3 di acque reflue che depuriamo. In molte aree del paese c’è bisogno di rinnovare e realizzare nuove reti per gestire nel modo migliore questi importanti volumi d’acqua.

Proger offre servizi integrati di ingegneria, approvvigionamento e costruzione per l’intera filiera dell’industria energetica e per la produzione, trasformazione e distribuzione di energia. Ma sta anche sperimentando applicazioni tecnologiche innovative in diversi settori: quali sono i progetti principali in corso nei diversi contesti in cui opera Proger? Quali novità ci sono dietro l’angolo? 

Nel settore dell’energia abbiamo realizzato numerosi progetti che si inseriscono nel contesto della transizione. Una transizione sostenibile, come la definiamo noi, perché basata sulla proposta di soluzioni incentrate su tecnologie innovative, ma anche mature e disponibili.

Ad esempio, nel settore dell’idrogeno abbiamo progettato per Enel un impianto in grado di produrre idrogeno dall'energia solare per una comunità isolana off-grid; per una compagnia petrolifera abbiamo invece realizzato un impianto di produzione di idrogeno industriale (grigio) derivato dai processi di lavorazione degli idrocarburi. Nell’e-mobility abbiamo realizzato e stiamo realizzando, per diversi operatori, centinaia di infrastrutture di ricarica. Abbiamo anche ideato un programma sostenibile di estrazione dell'acqua alimentato da rinnovabili denominato AWARE (Adaptable Water Access & Renewable Energy), pensato per le comunità rurali che non dispongono di reti elettriche e hanno necessità di alimentare i pozzi da cui attingere l’acqua. Le maggiori novità in ottica di transizione sostenibile credo riguardino gli accumulatori di energia a servizio delle centrali energetiche, sia di vecchia concezione che rinnovabili: per la centrale termoelettrica di Santa Barbara abbiamo seguito l’installazione di un innovativo accumulatore di energia termica (TES) e siamo al lavoro anche su importanti progetti di accumulatori di energia elettrica (BES) per grandi impianti rinnovabili del nostro paese. Gli accumulatori sono elementi imprescindibili per ottimizzare e bilanciare la produzione energetica, in particolar modo quella da rinnovabili che è per sua natura discontinua.

 

Chiara Proietti

Fonte: watergas.it