Il dibattito in occasione del convegno organizzato da Federmetano, con il sostegno del Consorzio CEM ed Ecomotive Solutions, durante il quale è stato presentato lo studio del RIE “Biometano per la mobilità sostenibile: l’evoluzione green del motore a combustione interna”. Articolo di Pierpaolo Signorelli.
Oggi il settore del biometano si afferma come industrialmente maturo, con una filiera articolata, una normativa completa ed una crescita sostenuta, anche grazie alle incentivazioni statali. Tuttavia, l’Italia è chiamata a realizzare uno sforzo straordinario per rispettare gli obiettivi europei al 2030 che sono davvero molto ambiziosi, tanto da richiedere una produzione più che decuplicata rispetto l’attuale.
Per raggiungere simili traguardi occorre che sia perseguito e mantenuto il principio di neutralità tecnologica al fine di riconoscere alle varie fonti e tecnologie emergenti il loro giusto spazio di mercato, senza penalizzarle in favore di una preordinata impostazione, che non può non risultare rigida a fronte delle successive evoluzioni tecnologiche e normo-economiche. Orientamento riaffermato anche nel recente “Rapporto Draghi” dove si sottolinea come la neutralità tecnologica, a parità di risultati in termini emissivi, debba essere un principio guida della legislazione UE.
Di tutto ciò, se ne è discusso lo scorso 18 settembre presso la sede dell’ACI di Roma, nel cuore della settimana della mobilità, in occasione del convegno organizzato da Federmetano, con il sostegno del Consorzio CEM ed Ecomotive Solutions, durante il quale è stato presentato lo studio del RIE (Ricerche Industriali Energetiche) “Biometano per la mobilità sostenibile: l’evoluzione green del motore a combustione interna”.
Lo studio, illustrato da Gian Paolo Repetto del RIE ha fornito una fotografia della situazione complessiva dell’intero comparto del biometano in Italia, se nel 2017 il numero degli impianti in esercizio erano solo 7, a fine giugno 2024 raggiungono i 114 siti produttivi allacciati alla rete. Ed altri 210 sono gli impianti che hanno richiesto a Snam l’allacciamento alla rete gas e la cui domanda è stata accettata. Dunque, una buona base operativa su cui costruire un mercato per un’utenza di massa.
Tra le materie prime utilizzate per produrre biometano vi è innanzitutto la FORSU (Frazione Organica dei Rifiuti Solidi Urbani), che nel 2022 ha coperto quasi i ¾ della generazione; seguono scarti agricoli e dell’industria agroalimentare per il 13%, deiezioni animali e fanghi di depurazione con il 9%, altri rifiuti organici e sottoprodotti per il restante 6%.
Il biometano alimenta veicoli a metano, sia CNG (Gas Naturale Compresso) che GNL (Gas Naturale Liquefatto), senza necessità di modifiche, né all’infrastruttura, né ai motori, compresi quelli alimentati a diesel! Ovviamente l’impiego più immediato e diretto è quello in veicoli già alimentati a metano d’origine fossile, anche perché è possibile utilizzare le medesime infrastrutture di distribuzione. Ed infatti già oggi le formulazioni bio stanno gradualmente subentrando al GNC/GNL fossile nel trasporto stradale e hanno raggiunto nel 2023 un tasso di sostituzione stimabile almeno nel 50-60%, se si considerano anche gli impianti di biometano entrati in produzione, ma non ancora incentivati.
Il buon successo del metano viene da lontano, trattandosi di un’industrializzazione italiana avviatasi dai primi anni ’50. Di poi, sulla spinta del mercato dei trasporti, le aziende italiane specializzate nella componentistica hanno saputo innovare creando un ambiente estremamente fertile per lo sviluppo tecnologico e di mercato. Oggi ne risulta una originale e solida realtà industriale capace di promuovere un vettore energetico green, estremamente duttile, che può trovare un eccellente impiego nella trazione tanto di veicoli leggeri, come di quelli pensanti. Il suo impiego diffuso darebbe vita ad una reale mobilità sostenibile, peraltro sfruttando una filiera interamente italiana.
La tavola rotonda, che si è animata subito dopo, ha visto un vivace dibattito fra i massimi responsabili del settore: Dante Natali, Presidente Federmetano ha avviato i lavori, ai quali hanno partecipato Giovanni Perrella, presidente del Comitato Tecnico Consultivo Biocarburanti operante presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Paolo Arrigoni, presidente del GSE, Gestore dei Servizi Energetici, Andrea Ricci, direttore della controllata Snam Greenture e Marco Mele, amministratore unico S.F.B.M. Servizi Fondo Bombole Metano. Significativo anche il contributo lasciato con un videomessaggio dal Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, (visionabile qui) che ha sottolineato l’importanza strategica del vettore biometano e la necessità di rivedere i limiti temporali attualmente previsti dalla normativa europea che sono troppo stringenti per gli investimenti di lungo periodo.
Il presidente di Federmetano, Dante Natali ha illustrato le proposte che l’Associazione avanzerà al Governo, cominciando dal riconoscimento “zero carbon” per il biometano, in quanto “carburante ideale per i trasporti”. Ad essa si aggiungono l’equiparazione dei veicoli a biometano ai veicoli elettrici (BEV) e, a cascata, il libero accesso alle ZTL, le agevolazioni sui canoni sosta, l’esenzione automobilistica per almeno 5 anni. Infine, si richiede la prosecuzione incentivi retrofit biometano.
Per Arrigoni, l’Italia è chiamata a realizzare uno sforzo straordinario per rispettare i parametri di Bruxelles. Infatti, i trasporti pesano per circa 28% dei consumi finali lordi di energia. Su tale quota, assai rilevante, il PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima) prevede al 2030 che un terzo dovrà essere coperto da fonti non climalteranti. Perciò, nel giro di pochi anni si dovrà passare dall’attuale 8% al 34% richiesto.
Perrella ha ribadito l’importanza della neutralità tecnologica, da perseguire con forza in tutti gli ambiti nazionali ed europei. Il Ministero si sta prodigando molto in tal senso poiché è altamente limitante la predilezione verso una sola tipologia di fonte e tecnologia, soprattutto se la filiera dei materiali e della componentistica non è interamente in Europa.
Ricci ha ricordato che Snam mira a supportare il processo di decarbonizzazione promuovendo infrastrutture e servizi per la mobilità sostenibile e Greenture, società controllata al 100%, è lo strumento per realizzare tale ambizioso obiettivo. Il network di rifornimento GNL e GNC è in continua espansione: per il GNL sono state superate le 150 stazioni in Italia, di cui all’incirca il 10% di esse sono state realizzate da Greenture, che raggiungerà le 45 stazioni al 2027. Mentre per il CNG si veleggia ormai oltre le 1500 stazioni di cui più di 80 Greenture, il cui obiettivo di raggiungere la cifra simbolo di 100 stazioni.
Infine, il presidente Mele ha posto l’accento sulle attività della nuova SFBM, in particolare il sistema di tracciamento delle bombole e la liberalizzazione del mercato delle bombole nuove, entrambi ottimi strumenti per garantire lo sviluppo del mercato biogas in condizioni di sicurezza e di competitività.
Nel complesso dai lavori del convegno emerge nitidamente come il settore del biogas sia pronto per fiorire e supportare la difficile e costosissima transizione energetica verso la decarbonizzazione dell’economia. Per l’Italia, precipuamente il comparto del biogas, costituisce una risorsa straordinaria, con una filiera interamente presente sul territorio nazionale, capace quando andrà a regime di superare 1,2 mld di smc di gas. Rappresenta perciò un’eccellente risorsa per la competitività di mercato e per la sicurezza del settore energetico, sia per i trasporti che per impieghi stazionari mirati.
Non sostenere e implementare tale industria per il tutto il corso dei decenni a venire fino al 2050 non solo minerebbe il business degli operatori – oltre 20.000 addetti – ma condizionerebbe, forse in modo permanente, lo sviluppo economico e tecnologico del Paese.