Idrico, ANBI: bene PNIISSI ma necessario investire anche su piano invasi

03 giu 2024
Durante l'audizione parlamentare, ANBI ha proposto di posticipare al 2027 l'applicazione della normativa europea sul Deflusso Ecologico, in quanto le analisi sui fabbisogni idrici dei territori non sono ancora state completate

“Per far fronte alla carenza idrica e completare gli strumenti predisposti dal Decreto Siccità, si propone di destinare risorse aggiuntive ad un piano straordinario per la realizzazione di una rete diffusa di invasi multifunzionali con basso impatto paesaggistico ed in equilibrio con i territori, realizzati senza uso di cemento e privilegiando materiali naturali locali". E' quanto si legge nella presentazione della proposta di modifica del Decreto Legge n.63 del 15 maggio scorso (“Disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell'acquacoltura, nonché' per le imprese di interesse strategico nazionale”), depositata da ANBI in audizione alla Commissione Industria, Commercio, Turismo, Agricoltura e Produzione Agroalimentare del Senato.

Le risorse aggiuntive, continua ANBI, sono da destinare "ad uso idrico plurimo (civile, irriguo, idroelettrico, ambientale, industriale, ricreativo, di laminazione delle piene, ecc.) in modo da contribuire alla riduzione del rischio idrogeologico ed a contrastare l’eventuale  carenza di risorsa idrica  con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione”.

“La recente proposta del Ministro, Matteo Salvini, inerente il Piano Nazionale di Interventi Infrastrutturali e per la Sicurezza del Settore Idrico, è un atto determinante per colmare il gap fra cultura dell’emergenza e cultura della prevenzione, perché afferma un concetto di programmazione sulla base delle esigenze espresse dai territori”, ha commentato Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).

La proposta di Piano (P.N.I.I.S.S.I.) identifica 418 interventi per un investimento totale di circa 12 miliardi di euro, da reperire nei prossimi anni in base alle risorse disponibili, che potrebbero provenire da fondi statali o europei. La regione con il maggior numero di interventi previsti è il Veneto (74), seguito dalla Sicilia, la cui lista di interventi prevede investimenti di circa 1 miliardo e 606 milioni di euro.

“E’ una grande mole di risorse per progetti importanti di infrastrutturazione idrica dei territori. Sono pochi, però, gli interventi previsti per aumentare la capacità di trattenere l’acqua al suolo, la cui urgenza è testimoniata dalla drammaticità dei dati sull’abbattimento di capi animali per l’impossibilità di abbeverarli. Bisogna investire anche su un Piano Invasi ad iniziare dalla manutenzione di quelli esistenti, la cui capacità complessiva è ridotta del 10% per la presenza di sedime sui fondali. Da qui la nostra proposta”, ha precisato Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.

In attesa dell'approvazione formale della proposta del Piano Nazionale, si legge nella nota, il Ministro ha presentato alla Cabina di regia dell'idrico un primo stralcio di programmazione finanziato con circa 900 milioni di euro dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Inoltre, sono stati stanziati 50 milioni di euro per incentivare l'avanzamento delle progettazioni di opere già pianificate. In questa fase, sono il Veneto e il Friuli Venezia Giulia ad avere il maggior numero di progetti inclusi, ma è la Basilicata a ricevere il finanziamento più consistente, pari a quasi 114 milioni di euro.

“Come sempre – conclude il Presidente di ANBI, Vincenzi – ci mettiamo al servizio del Paese ed è per questo che abbiamo proposto e riproporremo la possibilità di convenzioni con Regioni e Comuni per la manutenzione ordinaria anche dei fiumi”.

Durante l'audizione parlamentare, ANBI ha proposto di posticipare al 2027 l'applicazione della normativa europea sul Deflusso Ecologico, in quanto le analisi sui fabbisogni idrici dei territori non sono ancora state completate.

“Ridurre drasticamente la presenza d’acqua diffusa nelle campagne, senza attuare i necessari interventi compensativi, rischia di avere gravi conseguenze negative sull’ambiente e sulle produzioni agricole”, ha concluso Massimo Gargano.