L'INTERVISTA. Checcucci (ADAS): "Basta incolpare burocrazia, modifiche utili ma occorre agire"

28 mar 2025
Intervista di Daniela Marmugi a Gaia Checcucci, Segretario Generale dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino Settentrionale.

"Sicuramente qualche modifica puntuale occorre. Certo è che nascondersi dietro l'eccessiva burocrazia, che pur esiste, non può essere una giustificazione del non fare".

Sono le parole di Gaia Checcucci, Segretario Generale dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino Settentrionale che in questa intervista a Watergas.it, anche alla luce delle recenti alluvioni in Toscana, ha ribadito l'importanza di un'azione concreta per fronteggiare e prevenire le emergenze idriche.

Secondo Checcucci, quello che si potrebbe fare è "togliere i troppi livelli istituzionali ed individuare l'Autorità di bacino come unico soggetto competente in materia di governance di acqua a cui ricondurre tutte le pianificazioni e programmazioni esistenti, ancorando tale rispetto ai finanziamenti che si erogano".

In sostanza, dunque, occorre ridurre la frammentazione della gestione dell'acqua, vincolando l'assegnazione dei finanziamenti al rispetto delle direttive dell'Autorità di bacino: solo così si potrà garantire una gestione più efficace e coerente delle risorse idriche.

Nell'intervista, anche le ultime iniziative dell'Autorità, come l'implementazione di nuove tecnologie, tra cui il geocatalogo, e i tentativi di costruire un approccio condiviso con gli altri enti, pur tenendo a mente le peculiarità di ciascun territorio.

Come Autorità di distretto, vi occupate dal 2015 della gestione e tutela del territorio dei bacini liguri, del Magra, dell'Arno, del Serchio e tutti i bacini toscani, con esclusione del bacino del Fiora. Esistono specifiche peculiarità nella gestione delle risorse idriche e del rischio idrogeologico del vostro territorio di competenza rispetto ad altre regioni?

"Dal punto di vista idrogeologico e quindi di dissesto causato da alluvioni e frane abbiamo purtroppo primati non invidiabili: Liguria e Toscana non sono territori semplici da gestire dal punto di vista pianificatorio. Nelle nostre competenze figurano fiumi molto importanti e, per certi versi, complicati. Cito l'Arno, che attraversa due terzi della Toscana e che, seppur non si possa definire un fiume grande paragonato ad altri come il Po o il Tevere, è sicuramente un "grande fiume" per la sua natura torrentizia ed imprevedibile. Del resto, dopo l'alluvione del 1966 (e tutte le altre dal 1177 in poi), la protezione civile lo ha inserito ai primi posti nella classifica delle possibili calamità naturali. Poi abbiamo i corsi d'acqua liguri, anche in questo caso a carattere torrentizio: quasi in secca d'estate e tumultuosi, e talvolta assai dannosi, durante le stagioni piovose".

In che modo sono cambiati nel tempo il Piano di gestione del rischio di alluvioni e il Piano di gestione delle acque per rispondere ai cambiamenti climatici?

Per il rischio alluvioni noi abbiamo i piani di bacino ed in particolare il "piano di gestione rischio alluvioni" che la Direttiva 2007/60 e il decreto 152/2006 individuano come il sovraordinato strumento pianificatorio e programmatico per mitigare e gestire la pericolosità ed il rischio da alluvioni. Esso consta di mappe di pericolosità e rischio che, proprio sulla scorta dei cambiamenti climatici in atto ed in aderenza a quanto dispone la Direttiva individuano anche aree diverse dalla pericolosità "storica" perché sono interessate e predisposte ai rischi derivanti dalle cd flash floods, così come aree critiche a causa dell'elevato consumo di suolo che in combinato disposto con questi fenomeni alluvionali concentrati in poche ore, manifestano una propensione al dissesto che non si rimedia solo con le opere ma anche e soprattutto con norme d'uso del territorio. In altri termini facendo una prevenzione mirata, con piani di protezione civile adeguati alle criticità peculiari del territorio di interesse insieme a seri e rigorosi indirizzi in materia urbanistica che partano dalla chiara consapevolezza dei pericoli e si comportino di conseguenza. 

Per quanto concerne l'ottimale gestione della risorsa idrica, lo strumento necessario è il bilancio idrico, che noi abbiamo, e una strategia improntata all'ottimale allocazione della risorsa, privilegiando opere di stoccaggio e riutilizzo della medesima, che alleggeriscano il prelievo da falda, soprattutto nelle zone in cui la tutela qualitativa è fortemente compromessa. L'Osservatorio sugli utilizzi idrici, al di là del nome, non si limita ad osservare ma, soprattutto adesso che è diventato un vero e proprio organo dell'Autorità ove siedono tutti i rappresentanti delle istituzioni ed i principali portatori di interesse, è uno strumento che se fatto funzionare correttamente, assume decisioni vincolanti non solo durante le crisi idriche ma, direi soprattutto, in chiave preventiva, sulla base dei dati del bilancio idrico e delle previsioni meteo di breve, medio e lungo periodo, avvalendosi di indicatori e misurazioni puntuali che concorrono a predisporre scenari di vario tipo, a fronte dei quali si adottano le scelte necessarie: dalle limitazioni d'uso ad una corretta allocazione della risorsa, finanche a dichiarazioni di emergenza preventive.

Come può l'adozione di strumenti come l'intelligenza artificiale essere d'aiuto per il monitoraggio del territorio?

L'adozione di algoritmi di machine learning, l'attività di data mining e armonizzazione di big data, uniti al tema dell’interpretabilità del dato sia in forma nativa che elaborata sono fondamentali e strutturali passaggi che si sta affrontando per garantire sempre più aderenza alle logiche di utilizzo del dato in senso sia reattivo che soprattutto predittivo. Tale impostazione consentirà sempre più la gestione dell'informazione in senso di networking del dato e non di esclusività. Occorre rilevare come tali tecnologie consentiranno anche di rafforzare le attività di authoring dell'informazione che devono garantire al Sistema la veridicità e l'affidabilità del dato diffuso dalle PA.

Qualche esempio concreto di applicazione delle nuove tecnologie?

Come ADAS abbiamo avviato ormai da un anno un'attività di razionalizzazione ed armonizzazione delle fonti costituendo un geocatalogo con logiche sottese all'utilizzo delle informazioni. In tale contesto abbiamo previsto di integrare logiche di AI e machine learning che, attenzione, non andranno a sostituire il lavoro dell'essere umano - come molti erroneamente pensano - ma sono a supporto di quel complesso compito di armonizzazione, raccolta e sistemizzazione di tutte le fonti disponibili per le attività di Programmazione e Pianificazione dell'Autorità. Essendo un tema di recentissima introduzione occorrerà valutare attentamente i profili di automazione e di data gathering che potranno essere attivati per automatizzare processi di data ingestion e validazione al fine anche di ottimizzare l'interscambio con le altre PPAA Centrali e locali.

Pensa che la normativa attuale sulla gestione delle risorse idriche sia adeguata? Quali modifiche legislative potrebbero aiutare le Autorità di Bacino a migliorare la gestione delle acque e del territorio?

Penso che quando non si vuole fare qualcosa si dia troppo spesso la colpa alle norme che non ci sono o all'inadeguatezza delle stesse. Sicuramente qualche modifica puntuale occorre. Certo è che nascondersi dietro l'eccessiva burocrazia, che pur esiste, non può essere una giustificazione del non fare. Una cosa sicuramente occorrerebbe invece di aggiungere: togliere i troppi livelli istituzionali quando si parla di tutela dell'ambiente e mitigazione del rischio idrogeologico e che hanno voce in capitolo seppur in un perimetro territoriale o per materia limitato ed individuare l'Autorità di bacino come unico soggetto competente in materia di governance di acqua, troppa o poca che sia, sovraordinato a cui ricondurre tutte le pianificazioni e programmazioni esistenti ma non solo sulla carta, bensì in modo obbligatorio e cogente, ancorando tale rispetto ai finanziamenti che si erogano. Come si vede, non servono grandi cose…

Quali sviluppi prevedete nel futuro per la collaborazione con altre Autorità di Bacino e enti territoriali nella condivisione dei dati?

Il territorio nel suo complesso va ben oltre i confini, anche distrettuali, figuriamoci amministrativi. Insieme ai colleghi delle altre Autorità cerchiamo di fare rete e di scambiare best practice. Va però detto che il territorio, la morfologia e dunque le criticità così come le risorse naturali che dal territorio provengono, hanno la caratteristica dell'unicità. Ciò che vale nel nostro distretto, può risultare anche dannoso per un territorio che seppur vicino ha caratteristiche idro morfologiche diverse. È per questo che il dato e la condivisione dello stesso è tanto più utile quanto vi sia la chiara conoscenza delle peculiarità dell'area sia in superficie che sotto, in modo che il medesimo dato possa essere utilizzato e gestito in modo consono ed utile. Altrimenti resta un dato fine a sé stesso.

Intervista di Daniela Marmugi