Dopo ANBI e Codacons, scendono in campo Ance e Oice contro la decisione del Governo.
Continua la protesta contro la decisione del Governo di definanziare alcuni progetti previsti dal PNRR, tra cui quelli per la gestione delle alluvioni e del rischio idrogeologico. Dopo ANBI e Codacons, scendono infatti in campo Ance e Oice.
“Non condividiamo la scelta di stralciare dal Pnrr fondi destinati al dissesto idrogeologico e alla rigenerazione urbana. I Comuni e le imprese sono fortemente impegnati su tutti i territori nel portare avanti questi interventi urgenti e non più procrastinabili visti anche i continui eventi calamitosi. Peraltro il monitoraggio della spesa sta premiando finora proprio i Comuni e gli interventi diffusi. Aspettiamo pertanto un confronto con il ministro Fitto, fiduciosi che si guarderà alle reali necessità del Paese”, dichiara Federica Brancaccio, Presidente Ance, l’Associazione Nazionale Costruttori Edili.
In linea con la presa di posizione dell’Ance anche l’Oice, l’Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria, sottolinea come “l’utilizzo dei fondi previsti - come chiediamo da anni, anche dopo quanto avvenuto in Emilia-Romagna e in Lombardia - possono e devono costituire il primo passo del piano di messa in sicurezza dell’intero Paese. Andare in senso opposto appare inspiegabile. Le nostre società sono a fianco degli enti locali per questi interventi e per quelli sulla rigenerazione urbana, interventi che possono contribuire a migliorare la sicurezza e la qualità della vita delle collettività locali. L’Associazione si rende disponibile a condividere le esperienze maturate sul campo e ad offrire elementi tecnici a supporto delle future decisioni politiche.”
La settimana scorsa il Governo ha proposto il definanziamento dal Pnrr per nove misure, per un totale di 15,9 miliardi sui 191,5 complessivi. Tra le più significative quelle "per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico", l'"utilizzo dell'idrogeno in settori hard-to-abate" e la "valorizzazione dei beni confiscati alle mafie".
Il Governo afferma di volere “salvaguardare” queste 9 misure "attraverso la copertura con altre fonti di finanziamento, come il Piano nazionale complementare al Pnrr e i fondi delle politiche di coesione".