Trasporti, SFBM: idrobiometano senza modificare attuale parco veicoli

04 apr 2025
Presentato un prototipo di vettura bifuel, che consente di passare dall'alimentazione originaria a quella idrobiometano: i risultati dimostrano che è possibile utilizzare la miscela senza modificare l'attuale parco veicoli. Articolo di Daniela Marmugi.

Una miscela innovativa che combina idrogeno e biometano come alternativa sostenibile ai carburanti tradizionali per contribuire alla decarbonizzazione del settore dei trasporti: si tratta dell'idrobiometano, recentemente oggetto di una sperimentazione condotta da SFBM in collaborazione con il Politecnico di Milano e l’Università di Pisa, i cui risultati sono stati presentati in occasione del convegno presso la sede GSE dal titolo "Le potenzialità dell’idrobiometano per la decarbonizzazione del settore dei trasporti".

L'evento, svoltosi a Roma alla presenza del Ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, è stato l'occasione per presentare un nuovo prototipo di vettura con motore bifuel, che consente di passare con uno switch dall'alimentazione originaria metano/benzina all’alimentazione a idrobiometano: il progetto, ancora in fase di test, dimostra la possibilità di poter utilizzare la miscela senza modificare l'attuale parco veicoli.

Il convegno si è aperto con i saluti di benvenuto di Giuseppe Moles, Amministratore Delegato di Acquirente Unico, che si è detto soddisfatto dei risultati raggiunti e convinto che questa innovazione avrà delle ripercussioni positive sul settore dei trasporti, consentendo al Paese e all'Unione europea di raggiungere gli obiettivi prefissati di decarbonizzazione.

Proprio a questo proposito, Mosè Vigilante, Amministratore Delegato del GSE, ha sottolineato che l'elettrificazione non è l'unica via per arrivare allo scopo, e che esistono infatti anche altre strade da percorrere, come quelle del biometano e dell'idrogeno o, come in questo caso, anche della fusione dei due. "Se fino a oggi si parlava del 3% come vincolo di miscelazione, da oggi abbiamo elementi oggettivi per dire che il limite può essere superato. Questo significa che non c’è necessità di cambiare il parco dei veicoli", ha commentato Vigilante.

Ricollegandosi al suo discorso, il ministro Pichetto ha illustrato l'attuale situazione del nostro Paese, che registra una prevalenza di autovetture obsolete e non facilmente sostituibili. In tema di nuove tecnologie, ha fatto poi presente l’impossibilità da parte della politica di prevedere con molti anni di anticipo il tipo di tecnologia sulla quale poter puntare: affermazioni di 10-15 anni fa, ha spiegato, come quella che dava per certo che i veicoli in futuro sarebbero stati elettrici, sostituendo del tutto quelli endotermici, è stata infatti smentita, in quanto gli studi recenti dimostrano che è anche possibile avvalersi di altre miscele.

Di fatto il motore elettrico, per quanto molto più semplice da costruire, ha prezzi non ancora sostenibili per le famiglie, motivo per cui, ha spiegato il ministro, è importante prendere in considerazione anche soluzioni parallele che sfruttino i motori tradizionali: con questo nuovo prototipo sperimentale, si avvia dunque un percorso che potrà partire, ad esempio, dal primo scalino del trasporto pubblico nelle città, per poi arrivare progressivamente alla diffusione sul mercato.

In questo contesto, fa poi sapere il ministro Pichetto, il MASE ha già avviato un confronto con altri Paesi: ne è un esempio l'incontro avvenuto lo scorso mese con gli Emirati Arabi Uniti, durante il quale è stata valutata una collaborazione tra i due Paesi per la produzione congiunta di idrogeno.

Nel suo intervento, l'Amministratore Unico della SFBM Marco Mele ha spiegato che la società ha ricevuto dal Comitato tecnico ISO TC 22/SC 41 l'incarico per sviluppare test finalizzati a garantire la sicurezza delle bombole d'acciaio per autotrazione contenenti una miscela di idrogeno e metano. I risultati presentati hanno dimostrato che una percentuale di idrogeno fino al 25% può essere contenuta in sicurezza nelle bombole attualmente in uso, permettendo un passaggio graduale e senza costi aggiuntivi dal metano all'idrobiometano.

La percentuale di idrogeno attualmente ritenuta sicura per legge nella miscela con il metano, ha spiegato Flavio Merigo, Presidente di Assogasmetano e Presidente del Comitato tecnico ISO TC 22/SC 41, è pari al 2%, un valore che può essere rivisto soltanto grazie alle nuove ricerche: i regolamenti per l’omologazione dei veicoli necessitano infatti di aggiornamenti, che possono essere richiesti soltanto se supportati da prove sperimentali, motivo per cui si è reso necessario condurre questo tipo di test.

In particolare, ha aggiunto Merigo, l'idea di utilizzare una miscela di idrogeno e metano è nata perché entrambi i gas sono diffusi in natura, facilmente miscelabili e possiedono elevati poteri calorifici: con una miscela composta al 40% da idrogeno e al 60% da metano fossile, il livello di emissioni potrebbe essere paragonabile a quello dei veicoli elettrici.

La soluzione risulta anche sostenibile dal punto di vista economico: attualmente, il costo dell'LNG è il più basso tra i carburanti disponibili. Per accelerare la diffusione di percorsi alternativi all'elettrico, i veicoli alimentati a biometano devono essere classificati come zero emission vehicles e poter godere delle stesse facilitazioni e degli stessi incentivi: a tal fine, ha spiegato Merigo, è necessario che venga approvato quanto prima il Carbon Correction Factor a livello comunitario.

Centrale per la ricerca anche il contributo di due atenei italiani: ad intervenire Stefano Dossi, Ceo ReActive - Powder Technology Politecnico di Milano e Paola Bonfanti, Ceo Letomec - Università di Pisa, che hanno illustrato nel dettaglio l'impegno delle proprie aziende e i vari passaggi della sperimentazione.

Per validare la sicurezza della nuova miscela, sono state selezionate bombole di diversi costruttori, alcune delle quali con oltre 16 anni di utilizzo. I campioni sono stati sottoposti a test estremi, compresa una fase di pre-criccatura e un condizionamento in autoclave per 1000 ore: i risultati ottenuti hanno permesso di confermare con certezza che una miscela con il 25% di idrogeno è sicura e compatibile con le bombole testate.

"Il metano è utilizzato nell'automotive da decenni con bombole a 200 bar, mentre l'idrogeno, pur avendo un'energia specifica 2,4 volte superiore, presenta problemi di stoccaggio. L'idrobiometano rappresenta quindi una soluzione intermedia che combina i vantaggi di entrambi i gas, riducendo significativamente le emissioni di CO₂ all’aumentare della frazione di idrogeno", ha spiegato Dossi.

Ma l'impegno di SFBM non si ferma qui: come ha ricordato in chiusura Mele, sono già in corso nuovi test per aumentare ulteriormente la percentuale di idrogeno nelle miscele, con l'obiettivo di migliorare ulteriormente l'efficienza e la sostenibilità del settore dei trasporti.

Articolo di Daniela Marmugi