IL PUNTO. Transizione ecologica, gas alleato centrale. E si converge sui “green gas”

04 ott 2023
E' online l'edizione 2023 di GasAgenda, l'annuario di informazione tecnico commerciale per gli operatori dell'industria italiana del gas. Di seguito il punto sul settore a cura di Elena Veronelli.

Nell’ambito della transizione ecologica, il gas rimane una fonte energetica centrale di cui non si può fare a meno. Sempre più coscienza è stata presa sul fatto che le fonti rinnovabili e il solo elettrico non bastano per raggiungere gli obiettivi ambientali Ue e l’indipendenza energetica.

Serve anche il gas, più flessibile e al contempo meno inquinante e costoso rispetto ad altri idrocarburi. E in Italia, abbiamo un grande potenziale tant’è che l’obiettivo proclamato in più occasioni è di far diventare il Paese un vero e proprio hub del mediterraneo.

In particolare, l’emergenza sanitaria e la guerra russo-ucraina hanno messo in luce l’importanza delle infrastrutture e di una logistica efficiente per una vera indipendenza negli approvvigionamenti energetici. Infrastrutture che poi potranno essere utilizzate dai “green gas”, quali idrogeno, biometano, bio gnl, a cui operatori e politica guardano con sempre più attenzione  

Lo sviluppo del settore contribuirebbe non solo a raggiungere gli obiettivi ambientali europei, una maggiore autonomia energetica e competitività delle aziende, ma porterebbe anche un importante aumento di posti di lavoro.

Tuttavia le riserve che abbiamo non sono utilizzate e la capacità di rigassificazione non è sfruttata come si potrebbe. Gli iter burocratici e amministrativi sono ancora troppo lunghi e farraginosi portando alcune società a disinvestire.

Per uscire in parte dall’impasse, il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha annunciato un decreto per estrarre il gas in Italia, riaprendo il tema della presenza di trivelle nell'Adriatico. Un provvedimento - ha spiegato il ministro - che ha l'obiettivo di "correggere una serie di cose, comunque adeguarle ai tempi", compresa l'"opportunità di utilizzare anche i giacimenti di gas dei nostri territori. Perché altrimenti corriamo il rischio in alcune realtà, in Adriatico, che peschino solo altri Paesi".

In tutte le assemblee che si sono svolte quest’anno (come quelle di Assocostieri, Assopetroli, Unem), è stato ripetuto continuamente che per raggiungere gli obiettivi ambientali europei è necessario un approccio “olistico”, “tecnologicamente neutro” e non ideologico. Questo vuol dire “non solo elettrico”.

Del resto come ha sottolineato all’Agenzia Dire Gaetano Annunziata, direttore generale di Energean Italia, primo operatore privato in Italia nel settore dell’estrazione di gas naturale e terzo dopo Eni e Shell, "non esiste una soluzione unica, anzi la ricetta è diversificare. Quindi ben vengano le rinnovabili, ma anche il gas, anche perché quando l’anno scorso abbiamo sperimentato un mondo con una contrazione dell’offerta del gas, i consumi di carbone sono aumentati del 45%”.

Biometano alleato emergente della transizione

Nell’ottica della decarbonizzazione e della transizione energetica, le società attive nel settore gas stanno evolvendo e convergendo sui “green gas”, come il bio-gnl, il metano sintetico e il biometano, vettore quest’ultimo rinnovabile ottenuto dalla raffinazione del biogas. “In questa sfida, l’energia rinnovabile, inclusa l’eolica e il solare, è di vitale importanza e un alleato emergente è il biometano”, si legge nel Position Paper prodotto dal Laboratorio Servizi Pubblici Locali del Ref, “La filiera del biometano in Italia: potenzialità e rischi”.

In Italia, sottolinea il Ref, il biometano ha un notevole potenziale grazie alla disponibilità di diverse fonti di biomasse, come i fanghi di depurazione, gli scarti agricoli e agroalimentari e i rifiuti a matrice organica, che possono essere trasformati in biogas e successivamente raffinati. Attualmente, ci sono oltre 2.000 impianti di biogas e circa 85 impianti di produzione di biometano, soprattutto situati nel nord Italia.

Per incentivare lo sviluppo del biometano, l’Italia ha stanziato finanziamenti nel PNRR, destinando 1,92 miliardi di euro. Tuttavia, l’esito della prima graduatoria non è stato completamente positivo, poiché solo il 44% del contingente disponibile è stato assegnato, a un numero di impianti pari a 60. 

Prospettive importanti si aprono però con la decisione recente del Parlamento Ue che ha dato il via libera ai biofuel chiesti dall'Italia tra i carburanti neutri, accanto agli e-fuels della Germania.

"L'inedita descrizione di “CO₂ Neutral Fuel” reintroduce la neutralità tecnologica e sgretola il totem ideologico della transizione forzata all'auto elettrica imposto dal vicepresidente socialista Frans Timmermans", commenta l'eurodeputato di Forza Italia, Massimiliano Salini, da cui nasce la proposta.

GNL fondamentale nel processo di transizione energetica

Come è emerso dall’Assemblea di Assocostieri,  il GNL, come il GPL, è caratterizzato da una grande versatilità e, soprattutto il bio-GNL, da un basso impatto ambientale e per questo “rimarrà fondamentale nel processo di transizione energetica”. Su questo fronte le competenze e le tecnologie ci sono e l’Italia punta a diventare un hub del mediterraneo.

Tuttavia alcune problematiche persistono, come hanno evidenziato gli operatori all’assemblea: dalla normativa poco chiara agli obiettivi Ue “discriminanti” verso alcune fonti, dai tempi burocratici troppo lunghi alla leva fiscale a volte utilizzata in modo “infausto”. 

Va invece nella direzione giusta, la legge rigassificatori approvata a luglio, che facilita la costruzione di nuovi terminali di gas naturale liquefatto.

Idrogeno alla ricerca di una strategia nazionale

Tra i gas rinnovabili, l’idrogeno è sempre più centrale nella politica energetica nazionale. Cristina Maggi, direttrice di H2IT – Associazione Italiana Idrogeno, vede il 2023 come un “anno di svolta” per il settore, con l’avvio di un processo virtuoso che continuerà nel 2024: “il 2023 è l’anno dell’approvazione delle proposte di progetti, il 2024 sarà l’anno dell’avvio della costruzione”. 

Grazie ai finanziamenti del PNRR ogni Regione italiana vedrà nascere una Hydrogen Valleys dove verrà utilizzato idrogeno verde rinnovabile nella mobilità e nell’industria pesante, i due grandi settori da decarbonizzare.

Tuttavia anche qui  i problemi non mancano. Secondo quanto emerge dall’Hydrogen Innovation Report 2023 redatto dall’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, in Italia sono appena 24 progetti annunciati per i prossimi 7 anni su un totale europeo di 631 e 1,97 GW di capacità di elettrolisi (contro i 93,55 GW dell’Europa) a fronte dei 5 GW previsti nelle linee guida. 

La motivazione principale è che manca ancora una strategia nazionale al contrario dei 5 Stati più attivi (Germania, Spagna, Olanda, Danimarca e UK). Secondo il settore servono inoltre incentivi ad hoc e iter burocratici più snelli.

Per quel che riguarda in particolare i trasporti, in Italia non abbiamo ancora un'adeguata infrastruttura a idrogeno. Ad oggi c’è una stazione a Bolzano - realizzata da Autostrada del Brennero e gestito dall’Istituto per Innovazioni Tecnologiche (IIT) - ed una a Venezia Mestre di ENI. 

Per gli altri interventi pubblicati su GasAgenda:  https://www.watergas.it/it/Gasagenda