
Quarta puntata della Rubrica "L’ultimo tassello del Biometano: il mercato". A cura di Tomas Carini, esperto Biomethane Purchase Agreement (BPA).
Quella di ieri, 17 aprile 2025, è stata una data storica perché, con la pubblicazione degli esiti della quinta e ultima procedura competitiva, finalmente trova compimento lo spirito del Decreto Ministeriale n. 340, pubblicato il 15 settembre del 2022 (DM22). Come i precedenti, anche i progetti inseriti nel quinto registro hanno diritto ad accedere ai fondi del PNRR e a beneficiare della Tariffa del GSE per 15 anni.
Due precisazioni:
1) sul sito del GSE è scritto che la partecipazione è stata elevata, che il MASE “ha già avviato un’interlocuzione con la Commissione Europea con lo scopo di incrementare le risorse finanziare assegnate alla Misura” e che gli impianti dalla posizione n. 149 alla posizione n. 298 devono attendere “il definitivo riconoscimento della concessione dell’agevolazione [...] solo a seguito del riconoscimento formale con Decisione di Esecuzione del Consiglio UE”;
2) nel registro non è indicato se il biometano prodotto è gassoso oppure liquido e, se gassoso, se verrà immesso in rete o usufruirà dei carri bombolai (sull'argomento uscirà un approfondimento su Watergas.it il 22 aprile).
Watergas.it ha elaborato i numeri: la capacità totale era pari a 257.000 Smc/h, per una produzione annuale indicativa di circa 2,2 miliardi di Smc, ovvero meno del 4% del consumo italiano di gas naturale del 2024. Nelle prime 4 procedure competitive è stata assegnata poco meno della metà della capacità disponibile, per un totale di 122.270 Smc/h, cioè circa 1,027 miliardi Smc/a (considerando 15 gg. di manutenzione).
Nella quinta e ultima, la capacità disponibile era pari a 134.730 Smc/h, per un volume totale di circa 1,131 miliardi di Smc/a. È stata assegnata tutta la capacità? No, ma quasi, il che è un ottima notizia. Ci sono degli esclusi? Sì, ma pochi, il che, al netto di una comprensibile delusione, è comunque una buona notizia, perché significa che la produzione di biometano è in ogni caso un tema essenziale nel fabbisogno energetico italiano e per la decarbonizzazione dei consumi. E significa anche che, magari, la produzione continuerà ad aumentare. Nel frattempo, sta cominciando a prendere piede l’idea che gli acquirenti di biometano possono essere interessati ad un biometano “non incentivato” cioè che, brutalmente, non gravi sulle tasche dei cittadini.
Nelle prossime tabelle vediamo qualche dettaglio.
I numeri finora presentati non hanno bisogno di una grande interpretazione.
Il contrario del contenuto della prossima tabella, che introduce un tema scottante, il mercato.
Ci si ricorderà che ai sensi del DM22 (vedi articolo 1) il Produttore in possesso di un impianto con una capacità inferiore a 250 Smc/h può scegliere tra Tariffa Omnicomprensiva (TO) e Tariffa Premio (TP). Se invece la capacità è superiore a 250 Smc/h, si va direttamente in TP, con l’obbligo di vendere a mercato.
I produttori con capacità <250 Smc/h (qualunque siano le matrici e la destinazione d’uso) sono 122, cioé circa il 40% del totale, per una produzione nominale pari a oltre 243.000.000 Smc/a, cioè meno del 25% del totale: quanti di costoro si limiteranno a cedere il biometano al GSE decidendo di annullare la possibilità di ottenere margini aggiuntivi pari a circa 100.000 €/a, 1.500.000 € per la durata degli incentivi?
I loro colleghi con capacità >250 Smc/h (qualunque siano le matrici e la destinazione d’uso) sono 176, cioé oltre il 60% del totale, per una produzione nominale pari a 789.000.000 Smc/a, cioè oltre il 75% del totale, hanno già iniziato a negoziare mettendo “il fieno in cascina”. Il mercato non è un mostro, basta conoscerlo.
Infine alcune domande, doverose. La più diretta: quanti tra i progetti a registro vedranno la luce? E ancora: i progetti esclusi non si realizzeranno a causa della loro insostenibilità oppure verranno comunque realizzati, magari senza incentivi, come peraltro sta già accadendo in Europa? Difficile rispondere a queste domande. Rimane il fatto che il biometano risulta essere assolutamente indispensabile almeno per le seguenti ragioni: 1) la decarbonizzazione dei consumi di gas naturale, 2) il risparmio che il biometano produce rispetto all’acquisto delle EUA per gli Hard-to-Abate, 3) la necessità di emanciparsi il più possibile dalle logiche geopolitiche di approvvigionamento del gas naturale.
Curiosità
La maggior parte dei progetti si trovano nella Pianura padana: la Regione con la più alta concentrazione è la Lombardia con 92 progetti, cioè il 31%, 1 ogni 260 kmq, oppure ogni 100.000 abitanti.
L’impianto più grande? Si trova in posizione 290 nel registro, con una capacità di 3.196 Smc/h.
L’impianto più piccolo? Ce ne sono vari, per una capacità di 100 Smc/h.